Un sorriso per Natale
(di Felice Celato)
Godiamoci questa vigilia di Natale con un ironico sorriso
sulle vicende del nostro Spelacchio.
Così i romani hanno battezzato il misero abete che da qualche settimana domina
la piazza Venezia fingendosi un albero di Natale.
Ciò che mi fa sorridere è la divertita curiosità che l’albero
ha suscitato sulla stampa internazionale; in particolare il New York Times ha
dedicato più di un garbato articolo a questo umanizzato… antieroe di fine
d’anno che rappresenta la situazione
italiana con più radici nel vero di quante ne abbia l’albero in terra.
Dopo un altro anno di
crescita anemica, alta disoccupazione e solido scontento verso la classe
politica, i Romani – prosegue il NYT [la traduzione ovviamente seguita ad essere mia] – hanno cominciato a guardare, con un
sorriso agrodolce, al malmesso “coso” e
al suo tentativo di apparire dignitoso tenendo in alto la sua guglia a forma di
stella. Fare bella figura [in Italiano nel testo] è un singolare modo di dire Italiano che descrive il tentativo di
apparire in forma e disinvolto. Molti Italiani continuano ad identificarsi nei
classici film degli anni 50-60’, come la
commedia romantica di Dino Risi “Poveri ma belli”, e con l’idea che si possa
apparire splendidi nonostante i buchi nella biancheria. Spelacchio [tradotto
in inglese con mangy] non salva nemmeno le apparenze: con i suoi
aghi cadenti, mostra appieno la sua povertà.
Seguono poi diverse buffe citazioni che più o meno ci
accreditano di una certa ironia; per poi così concludere: Molti beneauguranti hanno lasciato [alla base dell’albero] del messaggini dedicati alle sue morte
radici, incoraggiandolo a resistere e rassicurandolo che, per quanto orribile e
nudo possa essere, è tuttavia amato – in gran parte come la città stessa, con
tutte le sue buche.
Bene. Alle buche e a tutto il resto ricominceremo a pensare
da Santo Stefano in poi.
Di nuovo, buon Natale a tutti!
Roma, 24 dicembre 2017
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