domenica 24 dicembre 2017

Spelacchio

Un sorriso per Natale
(di Felice Celato)
Godiamoci questa vigilia di Natale con un ironico sorriso sulle vicende del nostro Spelacchio. Così i romani hanno battezzato il misero abete che da qualche settimana domina la piazza Venezia fingendosi un albero di Natale.
Ciò che mi fa sorridere è la divertita curiosità che l’albero ha suscitato sulla stampa internazionale; in particolare il New York Times ha dedicato più di un garbato articolo a questo umanizzato… antieroe di fine d’anno che rappresenta la situazione italiana con più radici nel vero di quante ne abbia l’albero in terra.
Dopo un altro anno di crescita anemica, alta disoccupazione e solido scontento verso la classe politica, i Romani – prosegue il NYT [la traduzione ovviamente seguita ad essere mia] – hanno cominciato a guardare, con un sorriso  agrodolce, al malmesso “coso” e al suo tentativo di apparire dignitoso tenendo in alto la sua guglia a forma di stella. Fare bella figura [in Italiano nel testo] è un singolare modo di dire Italiano che descrive il tentativo di apparire in forma e disinvolto. Molti Italiani continuano ad identificarsi nei classici  film degli anni 50-60’, come la commedia romantica di Dino Risi “Poveri ma belli”, e con l’idea che si possa apparire splendidi nonostante i buchi nella biancheria. Spelacchio [tradotto in inglese con mangy] non salva nemmeno le apparenze: con i suoi aghi cadenti, mostra appieno la sua povertà.
Seguono poi diverse buffe citazioni che più o meno ci accreditano di una certa ironia; per poi così concludere: Molti beneauguranti hanno lasciato [alla base dell’albero] del messaggini dedicati alle sue morte radici, incoraggiandolo a resistere e rassicurandolo che, per quanto orribile e nudo possa essere, è tuttavia amato – in gran parte come la città stessa, con tutte le sue buche.
Bene. Alle buche e a tutto il resto ricominceremo a pensare da Santo Stefano in poi.
Di nuovo, buon Natale a tutti!
Roma, 24 dicembre 2017


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