domenica 3 dicembre 2017

Letture

Confini/frontiere 2
(di Felice Celato)
I lettori di questo blog sanno bene che il tema dei confini e delle frontiere da sempre mi suggestiona; non a caso, il primo post sull’argomento (titolo sempre Confini/Frontiere) risale agli “albori” di queste nostre conversazioni asincrone e, curiosamente, è risultato – nei quasi sette anni di vita del blog – il post di gran lunga più letto (1200 volte); forse perché il tema è di per sé  suggestivo, non solo per me, magari proprio come tema dei giorni che vive il nostro mondo. E, in sostanza, in un’ottica a metà fra il letterario e l’emozione personale, che dicevamo, lì, dei confini? Che sono meri strumenti di classificazione della realtà e, come tali,….non hanno una loro definitoria consistenza se non nella nostra connaturata esigenza di ordinare ciò che è intrinsecamente non ordinabile.
Bene. Oggi eccomi a segnalare un libro (Frontiere, Il Mulino 2017, di Manlio Graziano), che, in un’ottica storico-politica (l’autore è un professore di geopolitica presso la Sorbona di Parigi) e con largo spettro di osservazione nello spazio e nel tempo, fornisce un quadro sostanzialmente simile a quello delle nostre elucubrazioni: le frontiere sono uno fra i tanti oggetti politici, nel senso che hanno un carattere pluridimensionale e multifunzionale, e la loro impronta politica, giuridica, sociale, morale e anche psicologica muta nel tempo e nello spazio.
Da qui, l’interrogativo naturale: le frontiere sono sempre d’attualità? La risposta è inevitabilmente ambigua: sono al tempo stesso senescenti e d’attualità: senescenti, perché l'integrazione tra i mercati, le migrazioni,  le armi intercontinentali, il diritto internazionale e l'informazione digitale hanno intaccato il principio di sovranità di cui esse si portavano garanti; d'attualità perché il loro indebolimento ha coinciso con la rottura degli equilibri sociali, con la trasformazione dei rapporti di forza tra le potenze e con il rimescolamento di territori e identità…Per molti osservatori, il ritorno di fiamma della sovranità nazionale è la prova che lo Stato-nazione non è in crisi o perlomeno che, se prima era in crisi, ora non lo e più. È assai più probabile invece che il ritorno di fiamma della sovranità nazionale sia proprio la manifestazione più acuta di quella crisi, esplosa quando è apparso evidente che le alternative allo Stato-nazione – la liberalizzazione dei mercati, la creazione di vaste aree di libero scambio, la formazione di unioni doganali e perfino di unioni politiche e monetarie – non offrivano le stesse garanzie di prosperità e di sicurezza dei vecchi Stati-nazione. Il ripristino della sovranità è apparso dunque la soluzione più ovvia e più alla portata, corredata da una riaffermazione dell’identità nazionale – qualsiasi cosa voglia dire – e incoronata dalla riabilitazione delle frontiere. Come se la prosperità e la sicurezza dei vecchi Stati-nazione fossero dipese dall’impermeabilità delle loro frontiere o dalla purezza della loro identità nazionale e non dal fatto che quegli stati avevano il monopolio quasi esclusivo dei mercati mondiali: un monopolio che non c’è più e che non tornerà mai più. L’isolazionismo e l’autosufficienza non sono oggi più possibili perché ogni tipo di produzione è legato da mille fili al mercato mondiale e spezzarne una significa spezzarli tutti e rendere irrealizzabile ogni tipo di produzione. ……L’errore del protezionismo non è solo quello di volere rimediare al rallentamento dell’attività economica rallentando ulteriormente l’attività economica. L’errore è “storico” perché rimanda al precedente degli anni ’30 del Novecento e alle sue tragiche conseguenze. [Le sottolineature - di ogni genere - sono mie].
Queste citazioni, intergralmente attinte dall’Introduzione del libro, mi pare esprimano molto bene l’intero succo del testo che offre, però, come accennavo, una messe di ragionate esemplificazioni che raccomando alla lettura di tutti. La mia personale opinione, per qual poco che vale, coincide largamente con quella dell’Autore (vedasi per esempio post Il “pensiero” semplicista, dell’11 luglio di quest’anno); ma non è per questo che segnalo questo libro, veramente molto interessante anche dal punto di vista storico.

Roma, 3 dicembre 2017 (I° domenica di avvento, tempo di attesa e di speranza; ne sento proprio il bisogno)

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