martedì 26 dicembre 2017

Lo sciame

Fra incubi e letture
(di Felice Celato)
Per qualche confuso ricordo della mia infanzia nella provincia anconetana, lo sciame è un’entità plurima e minacciosa della quale ho un autentico terrore. Mi pare di ricordare che, da bambino, fossi rimasto impressionato (forse terrorizzato) dalla storia di un giovane contadino che, per un caso o per una imperdonata leggerezza, aveva malamente urtato (forse seguendo un aratro o giocando lungo i filari di una vigna) un nido di vespe: ne era nato un furibondo sciamare di insetti spaventati che, pungendolo simultaneamente, addirittura lo avevano ucciso. Da allora per me lo sciame è una specie di incubo terrificante, come fosse una nube che ti avvolge improvvisa e, attraverso infiniti pungiglioni, ti acceca e ti uccide; infiniti pungiglioni di minuscoli insetti che, singolarmente, potresti schiacciare con un gesto pronto della mano ma che, inglobati nella furia ronzante dello sciame, ti sopraffanno e ti massacrano.
Quando leggo libri sulla dinamica delle folle psicologiche (come Gustave Le Bon chiama le aggregazioni umane nelle quali si sviluppa un’anima collettiva…che li fa pensare e agire in un modo diverso da come sentirebbero, penserebbero o opererebbero isolatamente[1]) o della massa ( che d’improvviso c’è là dove prima non c’era nullad’improvviso tutto nereggia di gente, come preferisce Elias Canetti[2]) inevitabilmente il pensiero mi corre allo sciame mostruoso della mia infanzia; e questo spiega perché nella mia vita abbia sempre temuto le masse, le opinioni di massa e le occasioni (anche e soprattutto politiche!) nelle quali si formano e si mettono in moto: molti non sanno che cosa è accaduto, non sanno rispondere nulla alle domande; hanno fretta, però, di trovarsi là dove si trova la maggioranza (scrive sempre Canetti). Del resto quelli di noi che come me “adorano” il Manzoni, certamente non hanno dimenticato lo straordinario ritratto della massa che il sommo scrittore fa al capitolo XIII de’ I promessi sposi (Chi forma poi la massa…..è un miscuglio accidentale d’uomini che, più o meno, per gradazioni indefinite, tengono dell’uno e dell’altro estremo: un po’ riscaldati, un po’ furbi, un po’ inclinati ad una certa giustizia, come l’intendon loro, un po’ vogliosi di vederne qualcuna di grossa, pronti alla ferocia e alla misericordia, a detestare e ad adorare, secondo che si presenti l’occasione di provare con pienezza l’uno o l’altro sentimento; avidi ogni momento di sapere, di credere qualche cosa grossa, bisognosi di gridare, d’applaudire a qualcheduno o d’urlargli dietro).
Bene. Forse vi domanderete il perché di questa stramba divagazione post-natalizia sulle folle, a metà fra gli incubi infantili e quelli attuali; e qualcuno penserà (in fondo non senza motivo) che a suggerirmela sia stato la sconfortante lettura degli svolgimenti e dei correlati clamori dell’improvvida Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, nei quali ho trovato molte delle dinamiche disegnate da Manzoni (….avidi ogni momento di sapere, di credere qualche cosa grossa, bisognosi di gridare, d’applaudire a qualcheduno o d’urlargli dietro). Invece no. E’ stato un piccolo volume  scritto da un coreano (Byung-Chul Han[3]) che pare sia un ascoltato filosofo di fama internazionale, assai apprezzato nella comunità degli intellettuali alla moda. L’autore rivolge la sua attenzione al mondo della comunicazione digitale e introduce un nome (quasi) nuovo per le masse che si attivano in tale mondo: lo sciame, appunto. Lo sciame digitale non è una folla perché non marcia; si aggrega e si dissolve con la stessa rapidità con cui si è formato e si scaglia soltanto contro singole persone. Ma è pur sempre un fenomeno aggressivo (lo shitstorm è il suo pungiglione) in cui si aggregano – stavolta – le moltitudini digitalizzate, anche con vece mutevole e magari conservando apparentemente l’identità privata (magari sotto anonimato) dei suoi componenti. Come uno sciame delle vespe, appunto; o come la muta di Canetti.
L’imminente campagna elettorale sarà – temo – tempo di sciami (digitali e mediatici); o di mute, se vi piace di più Canetti: un gruppo di uomini eccitati….che si incoraggia abbaiando tutto insieme .
Roma, 22 dicembre 2017



[1] Gustave Le Bon: Psicologia delle folle (Edizioni clandestine, e-book 2013)
[2] Elias Canetti: Massa e potere (Adelphi,2010)
[3] Byung-Chul Han: Nello sciame (Nottetempo editore, 2016)

Nessun commento:

Posta un commento