Fra incubi e letture
(di Felice Celato)
Per qualche confuso ricordo della mia infanzia nella
provincia anconetana, lo sciame è
un’entità plurima e minacciosa della quale ho un autentico terrore. Mi pare di
ricordare che, da bambino, fossi rimasto impressionato (forse terrorizzato) dalla
storia di un giovane contadino che, per un caso o per una imperdonata
leggerezza, aveva malamente urtato (forse seguendo un aratro o giocando lungo i
filari di una vigna) un nido di vespe: ne era nato un furibondo sciamare di
insetti spaventati che, pungendolo simultaneamente, addirittura lo avevano
ucciso. Da allora per me lo sciame è
una specie di incubo terrificante, come fosse una nube che ti avvolge
improvvisa e, attraverso infiniti pungiglioni, ti acceca e ti uccide; infiniti
pungiglioni di minuscoli insetti che, singolarmente, potresti schiacciare con
un gesto pronto della mano ma che, inglobati nella furia ronzante dello sciame,
ti sopraffanno e ti massacrano.
Quando leggo libri sulla dinamica delle folle psicologiche (come Gustave Le Bon chiama le aggregazioni
umane nelle quali si sviluppa un’anima
collettiva…che li fa pensare e agire in un modo diverso da come sentirebbero,
penserebbero o opererebbero isolatamente[1])
o della massa ( che d’improvviso c’è là
dove prima non c’era nulla…d’improvviso
tutto nereggia di gente, come preferisce Elias Canetti[2])
inevitabilmente il pensiero mi corre allo sciame mostruoso della mia infanzia;
e questo spiega perché nella mia vita abbia sempre temuto le masse, le opinioni
di massa e le occasioni (anche e soprattutto politiche!) nelle quali si formano
e si mettono in moto: molti non sanno che
cosa è accaduto, non sanno rispondere nulla alle domande; hanno fretta, però,
di trovarsi là dove si trova la maggioranza (scrive sempre Canetti). Del
resto quelli di noi che come me “adorano” il Manzoni, certamente non hanno
dimenticato lo straordinario ritratto della massa
che il sommo scrittore fa al capitolo XIII de’ I promessi sposi (Chi forma
poi la massa…..è un miscuglio accidentale d’uomini che, più o meno, per
gradazioni indefinite, tengono dell’uno e dell’altro estremo: un po’
riscaldati, un po’ furbi, un po’ inclinati ad una certa giustizia, come
l’intendon loro, un po’ vogliosi di vederne qualcuna di grossa, pronti alla
ferocia e alla misericordia, a detestare e ad adorare, secondo che si presenti
l’occasione di provare con pienezza l’uno o l’altro sentimento; avidi ogni
momento di sapere, di credere qualche cosa grossa, bisognosi di gridare,
d’applaudire a qualcheduno o d’urlargli dietro).
Bene. Forse vi domanderete il perché di questa stramba
divagazione post-natalizia sulle folle, a metà fra gli incubi infantili e
quelli attuali; e qualcuno penserà (in fondo non senza motivo) che a
suggerirmela sia stato la sconfortante lettura degli svolgimenti e dei
correlati clamori dell’improvvida Commissione parlamentare d’inchiesta sulle
banche, nei quali ho trovato molte delle dinamiche disegnate da Manzoni (….avidi ogni momento di sapere, di credere
qualche cosa grossa, bisognosi di gridare, d’applaudire a qualcheduno o
d’urlargli dietro). Invece no. E’ stato un piccolo volume scritto da un coreano (Byung-Chul Han[3])
che pare sia un ascoltato filosofo di fama internazionale, assai apprezzato
nella comunità degli intellettuali alla moda. L’autore rivolge la sua
attenzione al mondo della comunicazione digitale e introduce un nome (quasi)
nuovo per le masse che si attivano in tale mondo: lo sciame, appunto. Lo sciame
digitale non è una folla perché non marcia; si aggrega e si dissolve con
la stessa rapidità con cui si è formato e si
scaglia soltanto contro singole persone. Ma è pur sempre un fenomeno aggressivo (lo
shitstorm è il suo pungiglione) in cui si aggregano – stavolta – le
moltitudini digitalizzate, anche con vece mutevole e magari conservando
apparentemente l’identità privata (magari sotto anonimato) dei suoi componenti.
Come uno sciame delle vespe, appunto; o come la muta di Canetti.
L’imminente campagna elettorale sarà – temo – tempo di sciami
(digitali e mediatici); o di mute, se vi piace di più Canetti: un gruppo di uomini eccitati….che si
incoraggia abbaiando tutto insieme
.
Roma, 22 dicembre 2017
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