Papocchi
(di Felice Celato)
Non vorrei che anche questo
sia un segno del degrado antropologico che, investendo ormai da tempo l’intero
paese, probabilmente non mi risparmia;
eppure - tristo segno - questo sarebbe (anzi: è) il terzo post
consecutivo nel quale non abbiamo trovato argomenti di conversazione più intelligenti (o, se amate il sarcasmo,
meno spassosi) dei discorsi di politica
politicata.
A mia parziale discolpa,
però, devo dire che oggi, perbacco!, è un giorno “speciale” per un paese
“speciale” come il nostro, dies albo signanda lapillo, direbbero gli
antichi Romani (un giorno da segnare con un sassolino bianco); e ciò, per
almeno tre motivi concomitanti: (1) finalmente sappiamo come voteremo fra poco
più di 100 giorni! Il Rosatellum è
legge! (2) Ora sappiamo chi proporrà, il Governo, come Governatore della Banca
d’Italia dopo che il partito di governo
aveva clamorosamente sfiduciato l’attuale, Ignazio Visco. (3) Il partito di governo fa
sapere di voler rinviare l’adeguamento dell’età della pensione alle aspettative
di vita degli Italiani, previsto da una legge e, malauguratamente, reso
necessario dalla struttura della nostra spesa pubblica ( e previdenziale).
Dunque, fra nuovi papocchi ormai
certi, prevedibili papocchi acrobatici e imprevedibili promesse di nuovi papocchi, possiamo
veramente dire che oggi è un giorno speciale di ordinaria insufficienza.
Tre rapidissimi cenni sui
tre “eventi”:
(1) Rosatellum
Da tempo sono convinto che
non sono i sistemi elettorali a far funzionare uno stato ma l’assetto
sociologico del sottostante Paese: a paese incolto, suggestionabile, emotivo,
frazionato e fazioso corrisponderà sempre un parlamento della stessa fatta,
qualunque sia il modello attraverso il quale lo si selezioni; e i governi che
esprimerà tale paese saranno, a loro volta, il riflesso di tale parlamento.
Tanto più, quanto più si è fatta corta ed esagitata la “catena di trasmissione”
fra opinione pubblica e governo. Per la verità la cronaca dell’Italia di questi
tempi ha sempre dimostrato che la mia insensibilità al tema non trova riscontri
nelle valutazioni della nostra classe dirigente: senza contare i sistemi
elettorali per Europa, regioni, province e comuni, negli ultimi 70 anni
abbiamo cambiato sistema, con velocità progressiva, almeno 7 volte (mal
contate, comprese “legge truffa”, sua abolizione, Mattarellum, Porcellum, Italicum, Consultellum, Rosatellum, etc)
alternandoci fra fugaci innamoramenti
maggioritari (temperati, per carità!, dovessimo mai apparire decisi a
qualcosa!) e sistemi proporzionali mixati a geometria carpiata e variabile
(fra Camera e Senato). Ora, previa regolari accapigliamenti a forza di insulti
e pantomime, siamo atterrati - è proprio il caso di dirlo - su un mix proporzional-maggioritario al quale
è stato affibbiato il nomignolo (che vorrebbe essere) “spiritoso” di Rosatellum. Vedremo quanto durerà. Molto
dipenderà, statene sicuri, dalla cosa alla quale gli italiani sembrano tenere
di più (secondo la mito-poiesi popolare): che si sappia, la sera delle elezioni, chi ha vinto! Se poi chi avrà vinto si sarà
messo a capo di un coacervo di provvisori compagni di tappa, pronti alla fuga
alla prima collina da superare, non ci importa: l’importante è sapere chi ha
vinto, saperlo subito per evitare “il teatrino della politica”,
che poi sarebbe la ricerca dell’”inciucio”. Ormai non ragioniamo più, ci
limitiamo a brandeggiare slogan, anche quando faticano a trovare
fondamento, anche nella nostra meta-realtà!
(2) Nomine Viscose
La Banca d’Italia non è
forse più quella di una volta; del resto le sue competenze si sono enormemente
ristrette con il trasferimento della sovranità monetarie alla BCE. Ma la
politica italiana è rimasta, nonostante tutto, la stessa: non sa rinunciare ai
suoi vizi (o vezzi?) verso (tuttora) delicate funzioni istituzionali; anzi
forse proprio non ha il senso delle Istituzioni, specie quando queste non sono
incarnate da politici.
E, dunque, il Governo, con
inevitabile saggezza, riproporrà Visco come successore di sé stesso; e il partito di governo avrà fatto – come
gli accade sempre più spesso nella rincorsa a chi è più rock - uno Shakespeariano much
ado about nothing, all’insegna de “l’importante è solo riuscire ad ascoltare la propria voce” (anche il far ascoltare sta diventando meno
rilevante).
(3) Vecchiaie lunghe
Questa è la più seria delle
questioni e forse non è nemmeno opportuno farne oggetto di sarcasmi. La cito
qui perché l’italico aroma del papocchio è forte. Del resto, ragionare non è rock.
Conclusioni. Il deficit di classe dirigente è palese; i problemi che ci concernono
sono assai più complessi di come dimostrano di comprenderli coloro che li
stanno gestendo. Questo è il problema della nostra politica. [Sempre speranzoso
di errate valutazioni, ovviamente!]
Roma 26 ottobre 2017
P.S.: Per fortuna arriva la
settimana dei morti, che inevitabilmente ci riconduce a temi meno contingenti (
e più prossimi).
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