Il libro dei Re e i Rampolli
(di
Felice Celato)
Narra
il Primo libro dei Re (il brano – 3, 5 e sgg. – ha costituito la prima lettura per coloro che oggi sono
andati a Messa) che, a Gàbaon, il Signore apparve in sogno a Salomone (siamo,
secondo la cronologia biblica, attorno al 970 a. C. e il Primo Tempio – il
cosiddetto Tempio di Salomone, appunto – non era stato ancora costruito a
Gerusalemme) dicendogli: “Chiedimi ciò
che vuoi che io ti conceda.” Il buon re Salomone, figlio di Davide, Gli
rispose: “….Signore, mio Dio, Tu hai
fatto regnare il Tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene, io sono solo
un ragazzo; non so come regolarmi…. Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al Tuo popolo e sappia distinguere il bene dal
male; infatti chi può governare questo Tuo popolo così numeroso?”.
La
vigorosa predica del solito p. De Bertolis ha spaziato su altri temi; ma le molte
suggestioni del suo franco argomentare non mi hanno impedito – dopo la Messa e
nel caldo torrido romano – di vagare con la fantasia… per altri lidi, complice
il pisolino pomeridiano.
Così
ho immaginato che il Signore voglia, di notte, apparire, magari in quel di
Rignano sull’Arno, ad un nostro insonne aspirante al regno, giovane anche lui
come Salomone, rampollo di una nobile schiatta di governanti e desideroso,
anche lui, di edificare un tempio, stavolta però a Roma e a sua propria e
perenne glorificazione. Certo il povero Signore avrà dovuto aspettare a lungo
che l’insonne, agitato rampollo prendesse sonno, così agitato com’ è sempre per
via delle sue verbose fatiche quotidiane; ma alla fine – come è ovvio, perché
quel che il Signore si mette in testa alla fine Gli riesce – alla fine dicevo
il Rampollo prese sonno e il Signore riuscì a porgli in sogno la richiesta di
una domanda.
Che
cosa avrà chiesto, il Rampollo? Un cuore
docile, per rendere giustizia al…. popolo
e …. distinguere il bene dal male? Temo di no, perché il Rampollo, come
ogni Rampollo che oggi si rispetti, certamente - per quanto giovane - ritiene
di sapere come governare…. un popolo così
numeroso; e quanto al distinguere il
bene dal male certamente ritiene di sapere già il fatto suo, senza dover
ricorrere ad aiuti di chicchessia (e del resto, si sa, distinguere il bene dal
male è cosa facile!). Quello che, invece, gli serve ( e lui sa bene quello che
gli serve) è il bene prezioso cui aspira da qualche tempo ma che ora gli pare
continuamente sfuggente, nonostante lo insegua ogni giorno, con indomita
costanza. “Se il Signore potesse (e
si sa che può!), se il Signore volesse
(e questo è più difficile da capire!) beh,
certamente, anche a questo indegno
Rampollo (un po’ di modestia ci vuole sempre, almeno col Signore!), qualcosa gli servirebbe: una faccia credibile, una faccia nuova, che
cancelli quella patina di scaltrezza (c’è un termine romano per dirlo meglio,
ma davanti al Signore non oserei mai prendere prestiti dal volgo) che io stesso
– Rampollaccione – mi sono dato a piene mani sul volto per
prendere un tono che – così pensavo – sarebbe tanto piaciuto ad un popolo così
numeroso e da sempre così affascinato
dagli….scaltri. Ecco, Signore, dammi questa nuova faccia e, vedrai che poi a
distinguere il bene dal male me la cavo da solo, magari mi faccio dare una mano
da qualche amico mio compaesano.”
Non
sappiamo ancora come il Signore abbia preso questa strana richiesta, che deve
esserGli parsa una tipica istanza del mondo delle immagini. E quindi non
facciamo pronostici, chè, poi, col Padreterno non ci si azzecca mai (le sue vie non sono le nostre vie).
Comunque,
ho pensato poi al termine di questa curiosa divagazione para-onirica, il
Rampollo non scriverà Salmi (non mi pare proprio portato, come invece lo era il
buon Re Salomone); ma, ne sono certo, con una nuova faccia (se il Signore lo
esaudirà) e quindi senza la patina di scaltrezza che si era data, farà sua la
frase che il libro dei Proverbi (10,19) attribuisce a Salomone: Nel molto parlare non manca la colpa, chi
frena le labbra è saggio. Ne sono certo, la farà sua. Voi no?
Roma,
30 luglio 2017
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