Riordinare le idee?
(di
Felice Celato)
Due disclaimers prima di avviare questa
accaldata riflessione domenicale. Il primo: su questo blog non amo parlare di politica
nel senso enunciativo e gesticolatorio in cui politica si intende in Italia; ascolto con troppo e malcelato
disgusto quel che sento “dire” dai politici di casa nostra (politici praticanti,
di antico e nuovo corso, burattinai politici, “cripto-ispiratori” di politici,
etc) per esternare una affidabile convinzione su quale delle attuali forze
politiche possa risultare la meno dannosa per l’Italia dei prossimi anni. Il
che non significa affatto, come ben sanno i lettori di questo blog, che non mi interessi, anzi,
addirittura, che non mi appassioni, di temi fondamentali del nostro vivere in
una società facente (ancora) parte di una comunità europea e di un milieu culturale che vorrebbe restare occidentale.
Il secondo disclaimer: non leggo mai
libri di politica scritti da politici
italiani per meri intenti di autopromozione (per la loro autopromozione c’è già abbastanza spazio nel vuoto della nostra
cronaca politica). Perciò, senza
alcuna intenzione personale, non ho letto né leggerò il libro appena uscito
scritto dall’ex premier Matteo Renzi
(che pure potrebbe essere interessante, anche sul tema di cui dirò subito).
Da
ciò esonerato (il disclaimer è, in
sostanza, un esonero da – o un diniego di – responsabilità; nel caso di specie,
per le mie confessate ignoranze di fonti da cui non amo abbeverarmi), vengo al
tema che campeggia sui giornali a proposito della ben nota questione
soccorso/accoglienza e integrazione dei migranti che accedono al nostro paese
via Mediterraneo e connesse problematiche comunitarie europee (ce n’è anche un
cenno fugace e – ovviamente – polemico nell’estratto dal succitato libro di
Renzi che il Corriere della sera ha
pubblicato giusto oggi; non so né saprò dirvi di più del “pensiero” dell’autore
al riguardo, come forse espresso nel libro, perché – come sopra detto – non lo leggerò).
L’Europa ci lascia soli! –
l’abbiamo notato l’altro giorno – è ormai un refrain nazional-popolare che vive, secondo me, di una serie di
equivoci e di rimozioni. Provo a mettere in ordine – prima di tutto per me
stesso – alcune considerazioni sulle quali ovviamente sono pronto a prendermi
correzioni:
- il soccorso in mare di umani in pericolo di vita è un dovere umano (appunto) e civile sul quale mi pare difficile nutrire accettabili dubbi;
- la conseguente accoglienza dei naufraghi mi pare una necessità pressoché inevitabile;
- sul fatto che soccorso e (conseguente) accoglienza possano necessitare di una disciplina intesa ad evitare abusi e simulazioni si può essere facilmente d’accordo (immagino);
- la dimensione continentale del problema mi pare anch’essa difficile da mettere in dubbio. Però l’Italia ha firmato un programma europeo denominato Triton (settembre/ottobre 2014, governo Renzi) nel quale, fra l’altro, si stabilisce il coordinamento Italiano dell’impegno europeo e lo sbarco sul territorio italiano delle persone intercettate e salvate. Che questo impegno così largo sia stato assunto in cambio di qualche (ulteriore) indulgenza sul problema del nostro debito pubblico, mi pare una malignità difficilmente credibile;
- dunque il problema dell’accoglienza (ricordo: ciò che segue immediatamente al soccorso) è nostro, per nostra volontà;
- tuttavia l’accoglienza è lungi dal costituire una soluzione al problema delle migrazioni trans-mediterranee; anzi – se ad essa non segue un ragionevole piano di integrazione (parlo di quella economica e produttiva, prima che giuridica) – l’accoglienza rischia di innescare problemi gravissimi, non solo di “reputazione” internazionale dell’Italia (le condizioni dei nostri centri di accoglienza sono note in Europa), ma anche di ordine pubblico e di “tenuta” politica (visto che la pressione migratoria è ormai diventata il cavallo di battaglia di molti movimenti populisti in Europa e non solo*);
- non trovo traccia di dibattito politico italiano sul tema; solo slogan più o meno stupidi, non ostante qualche problema di fondo sia stato posto con chiarezza ed autorevolezza (vedasi il presidente dell’Inps Tito Boeri nella Relazione annuale dell’Inps di cui su tutti i giornali del 4 luglio u.s.). Eppure, questo è il problema! O, per lo meno, il problema alla portata di nostre soluzioni;
- le posizioni dei partner europei sul problema della ri-distribuzione dei migranti da noi volontariamente raccolti ed accolti mi paiono condizionate dal molto clamore con cui queste vicende vengono trattate (i populismi non sono solo un fatto nostrano, come hanno insegnato le quattro autoblindo parcheggiate dagli austriaci al di là del Brennero); sarebbe lecito auspicarne una gestione più professionale? Mi rispondo da solo: sarebbe lecito, ma inutile.
(*) si veda il saggio di Dani Rodrik al link https://drodrik.scholar.harvard.edu/files/dani-rodrik/files/populism_and_the_economics_of_globalization.pdf,
del quale si possono anche saltare gli accademismi economicistici
(magari leggendone la sintesi che ne fa su Lavoce.info
Fausto Panunzi)
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