Spacciatori di
loto
(di Felice Celato)
Se è
vero che i numeri difendono dagli appannamenti delle percezioni – questo, del
resto, è il senso di questa spiacevole “rubrichetta” – stavolta i pochi numeri
che vorrei proporvi allarmano e, forse, auspicabilmente, svegliano, magari di
soprassalto.
Mentre
gli italiani “si baloccavano” con la naufragata revisione costituzionale e con
l’inutile riforma del sistema elettorale di uno dei due rami del Parlamento
(quello che avrebbe dovuto sopravvivere alla naufragata soppressione del
sistema bicamerale perfetto), la realtà del paese continuava la sua deriva.
Ce
ne dà il senso la nota emessa il 6 dicembre dall’Istat su “Condizioni di vita e reddito” tornando a segnalarci la dimensione
delle persone a rischio di povertà o esclusione sociale; un numero
impressionante, non c’è dubbio, e non certo nuovo anche se “affogato” nel
chiacchierume di questi tempi così vacuamente verbosi. Dunque in Italia a fine
2015 le persone che rientrano nel doloroso (e pericoloso) cluster appena richiamato ascendono al 28,7% dei residenti (poco
meno di una persona su tre, che diventano quasi una persona su due nel Sud e
nelle Isole, precisamente il 46,4%). Il dato – in peggioramento rispetto al
2014 (28,3% su base nazionale e 45,6% nel Sud e nelle Isole) – comprende, secondo
le definizioni statistiche dell’Indicatore
Europa 2020, le persone a rischio povertà (cioè con reddito disponibile
inferiore al 60% della mediana di distribuzione del reddito), le persone in
situazione di grave deprivazione materiale (cioè che non possono permettersi,
per esempio, di riscaldare adeguatamente
l’abitazione o un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni, in arretrato
col pagamento di bollette, affitto, mutuo, etc,) e le persone a bassa intensità
di lavoro (cioè che vivono in famiglie i cui componenti lavorano per pochi mesi
all’anno).
A
questo contesto sociale abbiamo presentato il quesito referendario, immaginando
che avrebbero fatto loro l’ansia di superamento del bicameralismo perfetto; e
magari ci meravigliamo dell’esito del referendum,
lamentandone l’interpretazione politica anziché l’auspicata lettura riformista.
Per
fortuna – leggo dai giornali – chi ha raccolto il successo più ampio da questa
consultazione popolare (indubbiamente il Movimento 5 Stelle) e magari potrà
presto tradurre il successo in attività di governo ha le idee chiare sul da
farsi (intervista di Alessandro Di Battista a Die Welt, ripubblicata ieri da La
repubblica): puntare “sull’enogastronomia, una nostra eccellenza,
il nostro petrolio”(insomma, sui prodotti che tutto il mondo ci invidia).
Peccato che (nota Istat del 6 giugno 2016 su “L’andamento dell’economia agricola”) agricoltura, silvicoltura e
pesca sviluppino complessivamente (dati 2015) il 2% del PIL nazionale (33
€mildi su 1636 €mildi del PIL complessivo); se poi si aggiungono le connesse
industrie alimentari, delle bevande e del tabacco arriviamo al 3,6% (58 €mildi,
sempre su 1636). Meno male che, poi, l’intervistato – più realisticamente – si
è pronunciato a favore del turismo; e della cultura, naturalmente. Col micro-credito.
Non
è il caso, qui, di snocciolare ricette; solo di numeri volevamo parlare. Di
ricette, poi, ognuno, forse, ha la sua; come Di Battista, del resto. La mia, di
tutt’altra natura, non è molto popolare ma chi segue questo blog la immagina. E poi – via, non
disperiamo! – le consultazioni per risolvere la crisi (politica) sono in corso
e non mancheranno – ne sono certo – nuovi…. spacciatori di loto (Chiunque l’esca dilettosa e nuova / gustato
avea, con le novelle indietro / non bramava tornar: colà bramava / starsi e,
mangiando del soave loto / la contrada natia sbandir nel petto). Forse mi
sbaglio (del resto Di Battista ha detto – e qui mi è piaciuto – che non sarà
facile governare questo Paese) e siamo alle viste – nei prossimi mesi – di una
palingenesi innescata dalla crisi politica, magari partendo con un bel referendum sull’euro o passando subito –
come “pensa” Berlusconi – alla doppia valuta (perché, in fondo, a noi che ci
importa di Gresham?)
Roma,
10 dicembre 2016
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