Rispettosi silenzi
(di
Felice Celato)
Una
premessa: come tutti i lettori di questa rubrichetta sanno, lo “stupi” che
figura nel suo stesso titolo non deriva da “stupido” ma da “stupore”, ancorché
l’etimo delle due parole sia lo stesso. Detto ciò vengo allo stupore
episcopale.
Con
tutto il rispetto che volentieri sento di dovere ad ogni esponente gerarchico della
Chiesa di cui faccio orgogliosamente parte, mi pare che il vescovo Galantino
propenda per enunciazioni talora intese a piacere alla (prevalente ) opinione dei
politici, secondo un costume che non ho mai amato in nessuno: ”Per rispetto al Parlamento preferisco non
parlare” ha detto – con scarsa solidarietà istituzionale – il segretario
della CEI (secondo i giornali) dopo che il Presidente della stessa CEI,
cardinale Bagnasco, era stato bruscamente rimproverato (dal solito coro dei
“veri laici democratici” puri e duri ) per aver espresso la sua convinzione che
il voto di coscienza fosse il più appropriato per materie come quella in
discussione al Parlamento (unioni gay
ed adozioni laterali). Anche il Presidente del Consiglio, sdegnato, si è
esercitato in una brusca ovvietà: “sarà
Grasso a decidere sul voto segreto, non la CEI!” E chi ha mai preteso il
contrario?
Lascio
da parte il merito della questione sul quale ho già detto quello che penso; e
vengo invece all’opinione (anzi alla non-opinione) di mons. Galantino: dunque,
nel paese che immagina il segretario della CEI, il Parlamento non può ricevere
richieste o critiche da chicchessia; e se questa richiesta (o critica) viene
dalla Conferenza episcopale di cui Galantino è segretario, questa è una mancanza di rispetto.
Ora
credo di sapere che in Italia (ma forse mi sbaglio!) ognuno può esprimere la
propria opinione, non solo sugli attesi comportamenti del Parlamento e dei
politici, ma anche sulle azioni o sulle non-azioni o sulle semplici opinioni delle
maggiori istituzioni (dal Presidente della Repubblica a quello del Senato o
della Camera, da quello del Consiglio dei Ministri a quello della Corte
Costituzionale o del Consiglio Superiore della Magistratura); senza che ciò integri
nessuna mancanza di rispetto ad alcuno. E per fortuna, sennò ogni giorno di che
riempiremmo i giornali?
Si
potrebbe dire (sento già il distinguo dei “veri laici democratici” puri e duri):
Bagnasco può parlare a titolo personale, come cittadino italiano (e grazie
della concessione!); ma non come presidente della Conferenza Episcopale.
Risponderebbe
qualsiasi persona dotata di buon senso (semplice e costituzionale): ma come?
Possono parlare, e di fatto parlano assai spesso, a nome della loro
associazione, il Presidente della Confindustria, quello dell’Associazione
Bancaria, quello dei Consumatori e persino quello dei Calciatori, o quello
dell’Arci-Gay, o quello dei Coltivatori Diretti, o quello di Magistratura
Democratica, senza che nessuno ravveda nelle opinioni di questi “una mancanza
di rispetto” verso questa o quella istituzione di cui si richiede o si biasima
l’intervento o il non-intervento; e il presidente della Conferenza Episcopale
no? e perché no?
Dunque, secondo me, il “rispetto” che mons. Galantino ostenta per l’istituzione
Parlamento (che è abituata a ben altre pressioni...assai più efficaci di quelle dei Vescovi) mi pare francamente, appunto, ostentato e perciò inopportunamente enunciato.
Roma
13 febbraio 2016
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