La rana ed il bue
(di
Felice Celato)
Fin
dai tempi dell’antica Grecia, gli uomini si sono divertiti a veder tratteggiati
in alcuni animali i propri difetti, anzi sempre illudendosi che quelli
incarnati dai vari lupi, leoni, buoi, rane, capre, pecore, asini, etc. fossero
– in realtà – i difetti degli altri, dei quali si poteva ridere con saggio
compiacimento. E da Esopo (VI sec. a.C.) fino ad Orwell (XX sec.) , passando
per Fedro (I sec. d.C.), La Fontaine (XVII secolo), e anche per Trilussa (XX
secolo), molti scrittori sono passati alla storia della letteratura per le loro favole, talora
forse sentenziose, ma sempre divertenti e molto spesso sagge.
Direi
che queste curiose analogie seguitano tuttora ad avere successo, talora largo: si
pensi alla personificazione del gufo come emblema del menagramo, divenuta nei
tempi recentissimi tanto popolare da comparire persino, con insistita
frequenza, nei discorsi del nostro Presidente del Consiglio e, di converso, in
quelli dei poco fantasiosi suoi oppositori.
Ce
n’è uno, però, fra questi animali, che, forse, di tanto in tanto, vale la pena
di “rivisitare”: si tratta della rana, da sempre simbolo un po’ goffo di
rumorosa vacuità, spesso fessa o vagamente stolida.
Almeno
qui da noi, in Italia, dove abbiamo tante cose che “tutto il mondo ci invidia”,
la rana mi pare un po’ passata di moda; forse perché da noi di fessi ce n’è
pochi, anzi, si sa, siamo famosi per la nostra intelligenza! E difatti la vedo
veramente poco citata, non ostante che col suo noioso gracidare, immersa in uno
stagno nemmeno tanto pulito, ben si attaglierebbe a simboleggiare tanti dei
modi con cui ci auto-rappresentiamo.
Eccola
qua, per esempio, in una deliziosa favoletta di Fedro (credo):
Una volta una rana vide un bue in un prato.
Presa dall’invidia per quell’imponenza prese a gonfiare la sua pelle
rugosa.
Chiese poi ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue.
Essi risposero di no.
Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo chiese chi
fosse più grande.
Quelli risposero: “Il bue”.
Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e morì.
Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male.
Diranno
i miei pochi lettori: ma come ti viene in mente ‘sta rana, in mezzo ai tanti
problemi che abbiamo?
Beh,
sapete che non me lo ricordo? Non so, forse leggendo i giornali di stamane…..
Roma
18 dicembre 2015
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