giovedì 2 aprile 2015

Settimana Santa

L'oscurità e la paura
(di Felice Celato)
La settimana santa è, qualche volta, sperabilmente ogni anno, l'occasione di una pausa di riflessione che "spezza" il flusso del quotidiano agitarsi delle nostre cure.

Mi permetto di segnalare due brevissimi spunti, attingendoli dagli scritti e dalle omelie di quello che oggi chiamiamo il Papa Emerito ( e che io continuo a ritenere una vera luce nel cammino della fede dell'uomo contemporaneo).

Il primo è  uno stralcio, anticipato oggi dal Corriere della sera, della prima parte del saggio di apertura del libro «Gesù di Nazareth. Scritti di cristologia», che verrà pubblicato a novembre in traduzione italiana dalla Libreria Editrice Vaticana. Scritto nel 1973, il testo è uscito nel 2014 in Germania presso la casa editrice Herder, che sta pubblicando le Gesammelte Schriften di Joseph Ratzinger, a cura del cardinale Gerhard Ludwig Müller.  Un testo di rara potenza (e un estratto che annuncia un libro da leggere).

....., il Venerdì Santo del XX secolo. Il volto dell’uomo è schernito, ricoperto di sputi, percosso dall’uomo stesso. «Il capo coperto di sangue e di ferite, pieno di dolore e di scherno» ci guarda dalle camere a gas di Auschwitz. Ci guarda dai villaggi devastati dalla guerra e dai volti dei bambini stremati nel Vietnam; dalle baraccopoli in India, in Africa e in America Latina; dai campi di concentramento del mondo comunista che Alexandr Solzhenitsyn ci ha messo davanti agli occhi con impressionante vivezza. E ci guarda con un realismo che sbeffeggia qualsiasi trasfigurazione estetica. Se avessero avuto ragione Kant e Hegel, l’illuminismo che avanzava avrebbe dovuto rendere l’uomo sempre più libero, sempre più ragionevole, sempre più giusto. Dalle profondità del suo essere salgono invece sempre più quei demoni che con tanto zelo avevamo giudicato morti, e insegnano all’uomo ad avere paura del suo potere e insieme della sua impotenza: del suo potere di distruzione, della sua impotenza a trovare se stesso e a dominare la sua disumanità.

Il secondo è tratto da un'omelia di Benedetto XVI tenuta il 2 maggio del 2010, in occasione di una sua visita pastorale a Torino:

Cari fratelli, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più. Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.

La Pasqua imminente, che disperde la nostra oscurità e le nostre paure, sia di vera  luce a tutti noi.

Buona Pasqua a tutti.


Roma, 2 aprile 2015 (Giovedì Santo)

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