sabato 11 aprile 2015

Esiste un'età dell'anima?

Ambrosia, e impiccarli
(di Felice Celato)
Noi cattolici crediamo che l'anima sia immortale; dunque l'anima non dovrebbe avere un'età, perché l'età, in fondo, non è che un countdown verso la morte.
Ma, magari forzando un poco il concetto di anima come principio spirituale nell’uomo (separata dal corpo, ma nell’unicità della natura umana, come dice il Catechismo, punto 365); magari intendendolo in un senso più vicino alla mente  (direi alla psiche, se non avessi in mente lo Zoppo della Lotteria che, nel Requiem di Tabucchi, dice “noi siamo roba del sud, non abbiamo niente a che fare con la Mitteleuropa,….noi abbiamo l’anima”), mi sentirei proprio di dire che la mia è, almeno, un'anima anziana, se non addirittura vecchia.
Non posso dire (forse perché non mi piacerebbe dirlo) che è vecchio il mio cervello (che è parte “materiale” di quella natura umana di cui dice la dottrina della Chiesa): in fondo sono sempre stato un appassionato del nuovo, direi anzi un fanatico bambinone innamorato delle novità tecnologiche; sono sempre stato aperto alle nuove idee (quando mi sono apparse idee, però, e non fesserie mascherate da idee); mi esalto della mia confidenza coi numeri e con le relazioni che si instaurano fra questi, quando misurano e pesano le cose; e sono anche rapido di conteggio e di abbastanza efficiente comprendonio, comunque non meno efficiente di come mi sentivo qualche anno fa; no, non posso ( e non voglio) dire di sentirmi vecchio di cervello!
Ma allora che cos'è questo continuo disagio, anzi questo fastidio, che mi pervade quando mi affaccio a leggere o a sentir discutere del presente, quando leggo cronache politiche e non, o quando ne scorro i commenti, se non una stanchezza (senile?) dell'anima (o dell’animo, se vogliamo evitare complicazioni psicologiche o teologiche) che mi fa sentire ogni cosa come futile o paurosamente vuota di contenuti o esclusivamente estroversa ( cioè rivolta al mondo esterno, al messaggio semplificato per sempliciotti, o al convenzionale di facile presa), quasi come se tutto fosse un cibo fumante posto di fronte ad un anoressico o uno stanco déjà vu già bruciato dalla storia? Devo pensare che sia, appunto, l'età dell'anima, qui intesa, dunque, come un impasto di pensieri e di umore, di sentimenti e di stamina (energie vitali).
Altrimenti, se volessi banalizzare questo strano sentimento di stanchezza, potrei dire, più semplicemente, che sono stanco di sentir dire tante fesserie, quante ne popolano, potenti e fascinose, i giorni che ci corrono. Ma la banalizzazione è sempre pericolosa e spesso fuorviante; il fatto è che non riesco a sottrarmi al senso affaticante delle banalità vestite da slogan o alle convenzionalità vestite da verità, all’utilizzo smodato di torsioni dei fatti a supporto di tesi altrimenti insostenibili, all’induzione continua di inganni mediatici, alla confusione dei concetti fatta ideologia.
Un lettore critico di questa mia confessione avrebbe tutto il diritto di chiedermi di esemplificare; ed io non potrei che confessarmi imbarazzato, non però dalla mancanza di esempi ma dalla loro sovrabbondanza; per non risultare irrispettoso, suggerirei solo di leggere,  a mo’ di esempio eloquente, le cronache di questi giorni e i tanti pomposi commenti che le accompagnano; e magari di rileggere le chiacchiere conviviali a casa di Don Rodrigo cui assiste Fra’ Cristoforo quando si reca al castello per perorare la causa di Renzo e Lucia: Chi, passando per una fiera, s'è trovato a goder l'armonia che fa una compagnia di cantambanchi, quando, tra una sonata e l'altra, ognuno accorda il suo stromento, facendolo stridere quanto più può, affine di sentirlo distintamente, in mezzo al rumore degli altri, s'immagini che tale fosse la consonanza di quei, se si può dire, discorsi. S'andava intanto mescendo e rimescendo di quel tal vino; e le lodi di esso venivano, com'era giusto, frammischiate alle sentenze di giurisprudenza economica; sicché le parole che s'udivan più sonore e più frequenti, erano: ambrosia, e impiccarli.
Roma, 11 aprile 2015
PS: che sia tutto un effetto del passaggio della primavera?








2 commenti:

  1. Sebbene condivida il sentimento, mi sento sempre molto affranto dai commenti che leggo alle notizie ANSA (quando non dalle notizie stesse per come scritte e presentate), penso che si debbano fare gli opportuni distinguo.
    Ci sono i MISTIFICATORI: conoscono benissimo quello di cui parlano,ma fanno volontariamente disinformazione
    Ci sono i FANATICI: questi sostengono "la causa" e poi cercano di trovare appigli per dimostrare che la loro "causa" è giusta indipendentemente da quanto sentono
    Ci sono i FISSATI: che scrivono l'unica idea che sono riusciti ad elaborare, spesso con difficoltà e superficialità, ovunque anche quando questa non si adatta minimamente a quello che commentano
    Ci sono gli ESTREMISTI: che attaccano subito a testa bassa qualsiasi cosa senza ipotizzare che ci possano essere altri punti di vista egualmente validi
    Ci sono gli IGNORANTI: questa è la categoria più variegata, ci sono quelli che "SANNO DI NON SAPERE", quelli che "SI FIDANO" del giudizio di qualcun altro, quelli che "CREDONO DI SAPERE" e quelli che cercano il "RICAMBIO DI ARIA PER LA PROPRIA BOCCA"

    Comunque in genere, dopo aver classificato tutti i commenti, tutto quello che resta, lo leggo molto volentieri....:-)

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  2. Hai ragione, i distinguo mi sembrano prorpio giusti; però da leggere con piacere rimane poco.....

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