Ambrosia, e impiccarli
(di
Felice Celato)
Noi
cattolici crediamo che l'anima sia immortale; dunque l'anima non dovrebbe avere
un'età, perché l'età, in fondo, non è che un countdown verso la morte.
Ma,
magari forzando un poco il concetto di anima come principio spirituale nell’uomo (separata dal corpo, ma nell’unicità
della natura umana, come dice il Catechismo, punto 365); magari intendendolo in un senso più vicino alla mente (direi
alla psiche, se non avessi in mente lo Zoppo
della Lotteria che, nel Requiem
di Tabucchi, dice “noi siamo roba del
sud, non abbiamo niente a che fare con la Mitteleuropa,….noi abbiamo l’anima”),
mi sentirei proprio di dire che la mia è, almeno, un'anima anziana, se non
addirittura vecchia.
Non
posso dire (forse perché non mi piacerebbe dirlo) che è vecchio il mio cervello
(che è parte “materiale” di quella natura umana di cui dice la dottrina della
Chiesa): in fondo sono sempre stato un appassionato del nuovo, direi anzi un
fanatico bambinone innamorato delle novità tecnologiche; sono sempre stato
aperto alle nuove idee (quando mi sono apparse idee, però, e non fesserie
mascherate da idee); mi esalto della mia confidenza coi numeri e con le
relazioni che si instaurano fra questi, quando misurano e pesano le cose; e
sono anche rapido di conteggio e di abbastanza efficiente comprendonio,
comunque non meno efficiente di come mi sentivo qualche anno fa; no, non posso
( e non voglio) dire di sentirmi vecchio di cervello!
Ma
allora che cos'è questo continuo disagio, anzi questo fastidio, che mi pervade
quando mi affaccio a leggere o a sentir discutere del presente, quando leggo
cronache politiche e non, o quando ne scorro i commenti, se non una stanchezza (senile?)
dell'anima (o dell’animo, se vogliamo evitare complicazioni psicologiche o teologiche)
che mi fa sentire ogni cosa come futile o paurosamente vuota di contenuti o
esclusivamente estroversa ( cioè rivolta al mondo esterno, al messaggio
semplificato per sempliciotti, o al convenzionale di facile presa), quasi come se
tutto fosse un cibo fumante posto di fronte ad un anoressico o uno stanco déjà vu già bruciato dalla storia? Devo
pensare che sia, appunto, l'età dell'anima, qui intesa, dunque, come un impasto
di pensieri e di umore, di sentimenti e di stamina
(energie vitali).
Altrimenti, se
volessi banalizzare questo strano sentimento di stanchezza, potrei dire, più
semplicemente, che sono stanco di sentir dire tante fesserie, quante ne
popolano, potenti e fascinose, i giorni che ci corrono. Ma la banalizzazione è
sempre pericolosa e spesso fuorviante; il fatto è che non riesco a sottrarmi al
senso affaticante delle banalità vestite da slogan
o alle convenzionalità vestite da verità, all’utilizzo smodato di torsioni dei
fatti a supporto di tesi altrimenti insostenibili, all’induzione continua di
inganni mediatici, alla confusione dei concetti fatta ideologia.
Un lettore critico di questa mia confessione avrebbe
tutto il diritto di chiedermi di esemplificare; ed io non potrei che
confessarmi imbarazzato, non però dalla mancanza di esempi ma dalla loro
sovrabbondanza; per non risultare irrispettoso, suggerirei solo di
leggere, a mo’ di esempio eloquente, le
cronache di questi giorni e i tanti pomposi commenti che le accompagnano; e
magari di rileggere le chiacchiere conviviali a casa di Don Rodrigo cui assiste
Fra’ Cristoforo quando si reca al castello per perorare la causa di Renzo e
Lucia: Chi, passando per una fiera, s'è trovato a goder
l'armonia che fa una compagnia di cantambanchi, quando, tra una sonata e
l'altra, ognuno accorda il suo stromento, facendolo stridere quanto più può,
affine di sentirlo distintamente, in mezzo al rumore degli altri, s'immagini
che tale fosse la consonanza di quei, se si può dire, discorsi. S'andava
intanto mescendo e rimescendo di quel tal vino; e le lodi di esso venivano,
com'era giusto, frammischiate alle sentenze di giurisprudenza economica; sicché
le parole che s'udivan più sonore e più frequenti, erano: ambrosia,
e impiccarli.
Roma,
11 aprile 2015
PS:
che sia tutto un effetto del passaggio della primavera?
Sebbene condivida il sentimento, mi sento sempre molto affranto dai commenti che leggo alle notizie ANSA (quando non dalle notizie stesse per come scritte e presentate), penso che si debbano fare gli opportuni distinguo.
RispondiEliminaCi sono i MISTIFICATORI: conoscono benissimo quello di cui parlano,ma fanno volontariamente disinformazione
Ci sono i FANATICI: questi sostengono "la causa" e poi cercano di trovare appigli per dimostrare che la loro "causa" è giusta indipendentemente da quanto sentono
Ci sono i FISSATI: che scrivono l'unica idea che sono riusciti ad elaborare, spesso con difficoltà e superficialità, ovunque anche quando questa non si adatta minimamente a quello che commentano
Ci sono gli ESTREMISTI: che attaccano subito a testa bassa qualsiasi cosa senza ipotizzare che ci possano essere altri punti di vista egualmente validi
Ci sono gli IGNORANTI: questa è la categoria più variegata, ci sono quelli che "SANNO DI NON SAPERE", quelli che "SI FIDANO" del giudizio di qualcun altro, quelli che "CREDONO DI SAPERE" e quelli che cercano il "RICAMBIO DI ARIA PER LA PROPRIA BOCCA"
Comunque in genere, dopo aver classificato tutti i commenti, tutto quello che resta, lo leggo molto volentieri....:-)
Hai ragione, i distinguo mi sembrano prorpio giusti; però da leggere con piacere rimane poco.....
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