La
società a costo marginale 0
(di
Felice Celato)
Eccomi
qua, di nuovo, con una segnalazione di un libro. Si tratta, stavolta, di un
libro di un ben noto…"futurologo", Jeremy Rifkin (La società a costo marginale 0, Mondadori, 2014).
Propriamente,
si tratta di un libro che svolge un ragionamento sul futuro, ampiamente basato
su documentate tendenze in atto, tracciandone una congettura pronostica, se
volete essere più cauti, ovviamente senza pretesa di verità ma forte di un track-record di acute intuizioni messe a
segno dall’autore negli ultimi 20 anni. A questo tipo di testi, secondo me,
occorre guardare senza cadere nella trappola di guardare il dito di chi ti
indica la luna. Trascurerò perciò anch’io di rilevare qualche passaggio che mi
ha lasciato dubbioso.
Ciò
premesso, il libro di Rifkin – scritto con grande chiarezza ed eccellente
metodo espositivo (come del resto tutti i suoi libri che ho letto) – mi pare
una lettura straordinariamente interessante, stimolante ed anche consolante (il
che di questi tempi, non è poco!).
Il
capitalismo, dice in sostanza Rifkin (ma le quasi 500 pagine del saggio rendono
rischiosa questa estrema sintesi) è ormai vicino al suo momento di trionfo,
quello cioè che si realizza quando l’incremento della produttività spinge il
costo marginale dei prodotti (cioè il costo di ogni ulteriore unità di
prodotto) verso lo 0, massimizzando l’efficienza con cui promuove il benessere
generale. E ciò grazie a quella che l’autore chiama l’Internet delle Cose, (l’IDC)
che, attraverso una rete di “sensori” (per esempio: di consumo, di
produttività, di usura, di dislocazione dei prodotti, etc), connette
comunicazioni, energia e logistica (i tre fattori chiave di ogni rivoluzione
industriale) in una rete di informazioni, rese
disponibili a costi marginali bassissimi ed in forma diffusa e in grado di comprimere ulteriormente il costo
marginale di produzione di ogni bene o servizio, agendo soprattutto sulla
componente più importante dello sviluppo economico, l’efficientamento energetico.
Questa nuova matrice comunicazioni-energia-logistica tende a trasformare ogni
persona in un prosumer (produttore e
consumatore ad un tempo) collegato in rete con una comunità globale, “consentendo al capitale sociale di
svilupparsi a livelli senza precedenti ed aprendo la via ad un’economia della
condivisione [di beni e servizi]” che erode alla base i fondamenti del
capitalismo e del socialismo.
Per
tale via il valore di scambio (pietra
d’angolo del capitalismo) cede il passo al valore di condivisione (già qualche
anno fa Rifkin aveva dedicato un lungo saggio all’ Età dell’accesso che avrebbe progressivamente eroso il concetto di
proprietà). Questo sistema si chiama, per Rifkin, Commons collaborativo (o talora, no-profit, terzo settore, etc) e sarà alla base della terza
rivoluzione industriale che avrà luogo nei prossimi decenni.
Nell’era
che, secondo Rifkin, si sta profilando, l’antico sodalizio Stato/ Privati, che
ha organizzato la vita economica della società anche nelle precedenti due
rivoluzioni industriali, cederà il passo ad un sodalizio a tre, Stato/Privati/Commons, nell’ambito del quale
necessariamente si dovrà ricostituire un nuovo equilibrio delle rispettive
funzioni che probabilmente vedrà lo Stato concentrato solo sul finanziamento delle
infrastrutture che rendono possibile l’IDC
e lo spirito del capitalismo trasformarsi progressivamente in spirito della
condivisione.
Dicevo:
lettura consolante, anche perché postula un ruolo forte della natura empatica dell’uomo (cfr. La civiltà dell’empatia, stessi autore
ed editore, 2010) che è alla base della diffusione dello spirito collaborativo;
ed anche se non mancano quelle che Rikin chiama le incognite dell’Apocalisse (il rischio di perdita del controllo
della c.d. impronta ecologica ed il rischio del terrorismo informatico).
Comunque, secondo me, una lettura molto interessante, forse nemmeno così
specialistica da precluderne la lettura ai più.
Roma
12 ottobre 2014 (522° anniversario della scoperta dell’America)
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