domenica 12 ottobre 2014

Letture

La società a costo marginale 0
(di Felice Celato)
Eccomi qua, di nuovo, con una segnalazione di un libro. Si tratta, stavolta, di un libro di un ben noto…"futurologo", Jeremy Rifkin (La società a costo marginale 0, Mondadori, 2014).
Propriamente, si tratta di un libro che svolge un ragionamento sul futuro, ampiamente basato su documentate tendenze in atto, tracciandone una congettura pronostica, se volete essere più cauti, ovviamente senza pretesa di verità ma forte di un track-record di acute intuizioni messe a segno dall’autore negli ultimi 20 anni. A questo tipo di testi, secondo me, occorre guardare senza cadere nella trappola di guardare il dito di chi ti indica la luna. Trascurerò perciò anch’io di rilevare qualche passaggio che mi ha lasciato dubbioso.
Ciò premesso, il libro di Rifkin – scritto con grande chiarezza ed eccellente metodo espositivo (come del resto tutti i suoi libri che ho letto) – mi pare una lettura straordinariamente interessante, stimolante ed anche consolante (il che di questi tempi, non è poco!).
Il capitalismo, dice in sostanza Rifkin (ma le quasi 500 pagine del saggio rendono rischiosa questa estrema sintesi) è ormai vicino al suo momento di trionfo, quello cioè che si realizza quando l’incremento della produttività spinge il costo marginale dei prodotti (cioè il costo di ogni ulteriore unità di prodotto) verso lo 0, massimizzando l’efficienza con cui promuove il benessere generale. E ciò grazie a quella che l’autore chiama l’Internet delle Cose, (l’IDC) che, attraverso una rete di “sensori” (per esempio: di consumo, di produttività, di usura, di dislocazione dei prodotti, etc), connette comunicazioni, energia e logistica (i tre fattori chiave di ogni rivoluzione industriale) in una rete di informazioni, rese  disponibili a costi marginali bassissimi ed in forma diffusa e  in grado di comprimere ulteriormente il costo marginale di produzione di ogni bene o servizio, agendo soprattutto sulla componente più importante dello sviluppo economico, l’efficientamento energetico. Questa nuova matrice comunicazioni-energia-logistica tende a trasformare ogni persona in un prosumer (produttore e consumatore ad un tempo) collegato in rete con una comunità globale, “consentendo al capitale sociale di svilupparsi a livelli senza precedenti ed aprendo la via ad un’economia della condivisione [di beni e servizi]” che erode alla base i fondamenti del capitalismo e del socialismo.
Per tale via  il valore di scambio (pietra d’angolo del capitalismo) cede il passo al valore di condivisione (già qualche anno fa Rifkin aveva dedicato un lungo saggio all’ Età dell’accesso che avrebbe progressivamente eroso il concetto di proprietà). Questo sistema si chiama, per Rifkin, Commons collaborativo (o talora, no-profit, terzo settore, etc) e sarà alla base della terza rivoluzione industriale che avrà luogo nei prossimi decenni.
Nell’era che, secondo Rifkin, si sta profilando, l’antico sodalizio Stato/ Privati, che ha organizzato la vita economica della società anche nelle precedenti due rivoluzioni industriali, cederà il passo ad un sodalizio a tre, Stato/Privati/Commons, nell’ambito del quale necessariamente si dovrà ricostituire un nuovo equilibrio delle rispettive funzioni che probabilmente vedrà lo Stato concentrato solo sul finanziamento delle infrastrutture che rendono possibile l’IDC e lo spirito del capitalismo trasformarsi progressivamente in spirito della condivisione.
Dicevo: lettura consolante, anche perché postula un ruolo forte della natura empatica dell’uomo (cfr. La civiltà dell’empatia, stessi autore ed editore, 2010) che è alla base della diffusione dello spirito collaborativo; ed anche se non mancano quelle che Rikin chiama le incognite dell’Apocalisse (il rischio di perdita del controllo della c.d. impronta ecologica ed il rischio del terrorismo informatico). Comunque, secondo me, una lettura molto interessante, forse nemmeno così specialistica da precluderne la lettura ai più.
Roma 12 ottobre 2014 (522° anniversario della scoperta dell’America)


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