venerdì 4 ottobre 2019

Italica

Cronache sorprendenti
(di Felice Celato)
Nella morta gora dell’Italia verbigerante, dove solo il rancore sembra animare la palude, mi ha molto colpito, per efficacia, solidità e chiarezza, la brusca analisi che il presidente dell’Assolombarda (Carlo Bonomi) ha snocciolato, senza perifrasi, davanti al Presidente del Consiglio intervenuto all’Assemblea Generale – appunto – dell’associazione degli imprenditori Lombardi, tenutasi ieri alla Scala di Milano.
Il discorso (pubblicato integralmente su ilFoglio.it del 3 ottobre, cfr. link in fondo) mi è parso così poco contemporaneo (nel senso deteriore che la contemporaneità Italiana esige) da meritare diverse sorprese letture: c’è ancora, in questo vecchio Paese un po' incosciente, un po' politicante, un po' ruffiano, chi sa parlare con chiarezza e chi sa far risuonare, con passione diretta, documentata ed esplicita, parole dense di senso e di costruttiva pro-vocazione.
Non è il caso di analizzare qui il contenuto del discorso, ma – facendo uso di un termine desueto e comunque a me non familiare – oserei definire il discorso di Bonomi “patriottico” e di un patriottismo che, oggi, ha senso solo nella sua richiamata dimensione Europea ed aperta al mondo.
In un tempo in cui il patriottismo nostrano si sostanzia nel culto del parmigiano o del ripieno dei tortellini o nella preservazione della nostra intemerata purezza civica ed etnica, mi pare utile riportare qualche passo della pro-vocazione degli imprenditori lombardi. 
A darci forza ogni giorno è innanzitutto una certa idea dell’Italia. Un’idea dell’Italia che unisce tutti in un grande patrimonio condiviso. Non solo storico, letterario, artistico e monumentale. Un patrimonio di valori comuni, di umanità, reciproca comprensione e di apertura verso il mondo. Un patrimonio di unità che….noi avvertiamo il dovere di difendere. Troppe e temibili sono le forze divisive sprigionatesi in questi anni. Rincorrendo facili consensi, la politica rischia di picconare questo patrimonio comune di civiltà. Ed è una storia purtroppo già vista, nel passato dell’Europa.
Il nazionalismo finisce per distruggere il senso vero della Patria, lo riduce da valori condivisi a simboli identitari branditi da tribù intolleranti. In una sola fase della nostra secolare storia dirsi “italiano” era diventato un criterio per negare ad altri fondamentali diritti umani. E noi a quella fase storica non vogliamo tornare..
Certo, l’immigrazione è un fenomeno immane e complesso, che deve trovare una compartecipata soluzione europea. E che deve vedere l’Italia capace di realizzare una struttura efficace non solo per le emergenze, ma per l’integrazione sociale degli immigrati e per il rispetto da parte di tutti delle nostre leggi. Noi siamo fieri di avere un Capo dello Stato che in questi anni ha fatto tutto ciò che gli era possibile, per richiamare i toni della politica e gli atti di governo al rispetto di forme, toni e diritti che sono il vero patrimonio indivisibile non solo della libertà e dello Stato di diritto. Ma che rappresentano per noi il senso stesso di dirsi “italiani” di fronte al mondo. Un fondamento comune non solo della crescita ma del vivere civile, che alla propria base ha una fede irrinunciabile nei valori della solidarietà umana, e nel rispetto sacro dei diritti della persona. Di “ogni” persona: quale che sia la sua nascita, il suo sesso, la sua religione.
Ed è per questo che lanciamo un appello alla società italiana. Credere che sia solo la politica dall’alto, a cambiare l’Italia e a ridarle impulso e crescita, coesione e giustizia, è una pericolosa illusione che non dà risultati. Gli anni alle nostre spalle sono lì a dimostrarlo, con tutte le alternanze e i cambi di governi e di leggi elettorali che abbiamo visto… O costruiamo fondamenta civili ed economiche di un’Italia nuova e più giusta dal basso, noi tutti insieme, oppure un Paese a demografia a picco e bassa produttività non sarà capace della svolta civile che è più che mai necessaria. Una svolta che deve vivere e manifestarsi nei comportamenti di tutti, prima che nelle deleghe alla politica.
….E’ l’energia dell’intero Paese e la sua decisione a trasformarsi e migliorare ad ogni livello che deve rispecchiarsi nelle decisioni di chi lo guida: nelle garanzie istituzionali dei pesi e contrappesi, in una giustizia al servizio dei deboli, in una politica trasparente nei suoi finanziamenti e comportamenti, misurabile ex ante ed ex post nelle sue decisioni. Perché non sarà la spesa pubblica decisa dalla politica a salvarci, ma uno Stato diverso….Dobbiamo chiedere alla società civile un grande sforzo comune. Dobbiamo e vogliamo agire perché crediamo in questa Italia. Rimettiamo in sesto tutti insieme dal basso le fondamenta del nostro Paese.
Il discorso di Bonomi è anche concreto e, su molti temi del governo del paese, crudo e preciso. Ma qui non mi pare ci sia altro da aggiungere.
Roma, 4 ottobre 2019 (san Francesco d'Assisi)





Nessun commento:

Posta un commento