venerdì 14 dicembre 2018

Letture

La conoscenza e i suoi nemici
(di Felice Celato)
Eccomi qua, complici molte ore di pioggia, a segnalarvi una lettura appena ultimata che vi risulterà, ad un tempo, interessante, piacevole e saggia (e quindi utile, in un tempo in cui di saggezza ne circola proprio poca). Si tratta del libro La conoscenza e i suoi nemici – L’era dell’incompetenza ed i rischi per la democrazia, di Tom Nichols, edito dalla LUISS University Press (2018).
Provare a sintetizzare, nelle consuete 700 parole di questi post, un denso libro di 240 pagine sarebbe sciocco; però un’idea dei suoi contenuti mi proverò a trasmettervela. Il contenuto del libro si può sezionare in tre diversi strati: il primo (che comprende i primi due capitoli, i più densi concettualmente) è dedicato all’analisi della dura vita della competenza e alle estenuanti difficoltà di interazione fra competenza ed incompetenza; il secondo (i tre successivi capitoli) alla dilagante illusione di competenza generata dalla straordinaria diffusione di informazioni e dalla perversa commistione fra informazione e intrattenimento (dove, la prima è intesa come semplice – e certamente di per sé insufficiente – base della conoscenza; ed il secondo come il dissennato... uso ludico di informazioni, assai spesso nemmeno padroneggiate da chi le propone con l'autorità dell'audience); il terzo strato (il capitolo sesto), invece, agli errori dei competenti – che tanto conforto arrecano ai loro dispregiatori –  e all’esigenza di “ricucitura” della distanza fra esperti e profani. La conclusione, infine, svolge, non senza venature pessimiste, alcune considerazioni sulla sorte delle democrazie liberali se lo spirito di quella “ricucitura” non trova la forza sufficiente per radicarsi nei rapporti fra competenza e politica.
Tutte materie, come si vede, altamente… contemporanee, con riferimento certamente alla realtà Statunitense (del resto l’autore è un professore di materie sociologico-politiche che insegna in università americane); ma anche perfettamente applicabili, in toto,  al milieu nazional-popolare Italiano di questi tempi faticosi. 
Proprio in ragione della loro attualità e della loro applicabilità a tanti argomenti polemici che spesso serpeggiano da noi, mi soffermerò brevemente sulle considerazioni che più mi hanno preso: gli (inevitabili) errori dei competenti.
I competenti, dice Nichols, sbagliano, come tutti: perché la loro competenza patisce i limiti propri della conoscenza (che, direbbe Popper, procede per congetture e confutazioni); perché spesso cadono nella trappola dell’arbitraria estensione della loro specifica competenza (specie quando non sanno usare le tre magiche parole: non lo so, che sarebbero proprie, per esempio, di un matematico chiamato a parlare con competenza di teologia); perché, scientemente o non scientemente, falsificano i dati delle loro conoscenze, magari in vista di (immeritati) successi di pubblico; o, infine, perché si lasciano attrarre nell’impervio campo delle predizioni (la conoscenza spiega, non predice, perché l’incertezza è una condizione permanente del vivere umano). 
La “ricucitura” del loro sapere con l’incompetenza del profano esige, oltreché la moralità degli esperti, anche uno sforzo del profano, lungo le linee segnate da una sana miscela di scetticismo e umiltà. Lo dice benissimo Bertrand Russell (citato nel libro): lo scetticismo che io auspico si riduce soltanto a questo: (1) che quando gli esperti concordano nell’affermare una cosa, l’opinione opposta non può più essere ritenuta certa; (2) che quando essi non sono d’accordo, nessuna opinione può essere considerata certa dai non esperti; (3) che quando concordemente gli esperti affermano che non esiste alcun motivo sufficiente per un’opinione positiva, l’uomo comune farebbe bene a sospendere il suo giudizio.
Ma l’umiltà del profano, argomenta lungamente Nichols, è, ahi noi!, potentemente insidiata da quella parodia di preparazione che la pura informazione propalata senza vera competenza trasforma inevitabilmente in un nuovo modello di ignoranza.
Spero che da questi pochi cenni si colga il valore di questo libro, fra l’altro anche piacevole da leggere, specie per l’ampiezza e la curiosità delle esemplificazioni. Una lettura altamente raccomandata; non necessariamente ottimista, peraltro.
Roma, 14 dicembre 2018

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