Cristo Re
(di Felice Celato)
Siamo troppo stanchi quest’anno (stanchi di delusioni, di parole sprecate, di percezioni di sventure che contraddicono la consueta inaffidabilità delle percezioni, di osservazioni sconfortanti, di fatiche inutili e di inutili contese); siamo troppo stanchi, dicevo, per non salutare con speranza la fine dell’anno liturgico (che precede di poco la fine dell’anno civile) e l'avvento del nuovo: la festa di Cristo Re (dalla quale, appunto, ogni anno, riprende le mosse l’Avvento, tenace scommessa sull’uomo ed eterna promessa di nuovo), nella sua solennità forse desueta (lo stesso appellativo di Re sembra tratto da un tempo lontano), richiama una verità per noi fondamentale: Cristo è il Signore della storia e del cosmo. Noi cristiani Lo adoriamo nell’immagine della Sua umana sconfitta (il Crocefisso) e in quella della Sua regalità (il Cristo Pantocratore dell’arte paleocristiana), che, insieme, “spaccano” la storia: prima della Sua morte e resurrezione e dopo la Sua morte e resurrezione.
Spacchi, dunque, il Cristo Re, anche la nostra storia di uomini stanchi, facendoci sentire il dominio del Suo regno sulle figure del mondo e sui simulacri dei nostri regni che passano, come in Lui passano le angosce delle loro vicende che ci affannano e ci sconfortano.
Lo so che abbiamo inventato troppe ragioni per farci ogni tanto anche gli auguri più banali; ma per la festa di Cristo Re vale veramente la pena di farci il più caldo augurio di ritrovare il senso di quella Signoria, di sentirla come il pegno fedele della nostra salvezza. Nonostante tutto. Buon Cristo Re a tutti!
Roma 24 novembre 2018
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