giovedì 6 settembre 2018

La "ripresa" del C.U.R.

Poche novità
(di Felice Celato)
Con la ripresa delle attività (più o meno) “produttive” sono ricominciate anche le mie camminate urbane, sempre inseguendo i 10.000 passi quotidiani, prescritti dall’OMS; e, inevitabilmente (per la mia curiosità) sono ripresi i brevi contatti mattutini con alcuni degli emarginati che incontro per strada, più o meno gli stessi di prima delle ferie. 
Poche le “novità”: il mendicante sardo che – viste le concorrenti attività netturbiniche offerte dai nigeriani lungo viale Trastevere, in cambio di qualche spiccio – si è messo anche lui a spazzare furiosamente il marciapiede della Chiesa davanti alla quale staziona da mesi (potenza della concorrenza!); il rumeno che – con l’assistenza della moglie - ”marcava” contemporaneamente due marciapiedi lungo via Arenula (un servizio “alla clientela” studiato per evitare “l’attrition commerciale”), è ritornato al servizio monolaterale a causa di problemi alla schiena della moglie (ma se vai sul marciapiede già della moglie, dall’altro lui ti chiama e ti saluta, per farti sentire in colpa dello scantonamento); uno dei nigeriani “netturbinici” annuncia la sua imminente partenza per Malta, per ragioni di lavoro (e, suppongo, di lingua, vista la sua difficoltà ad esprimersi in Italiano); l’assenza della ragazza nigeriana che da tanto tempo presidiava via Guido d’Arezzo è invece restata senza spiegazioni (fra l’altro la via nel suo complesso non è più presidiata da alcun mendicante, forse a vantaggio del nuovo “mercato” di via Salvini (Tommaso, si intende, attore drammatico, anche lui lombardo ma vissuto fra il 1829 e il 1915); pure scomparso è il vecchietto della pomata di Piazza Argentina (cfr post La pomata del C.U.R. del 14 marzo), sostituito da un mendicante di colore, veramente malmesso, che dorme fra cartoni proprio sopra il luogo dove fu pugnalato Giulio Cesare. Anche il pittore-poeta che dipinge suggestive figure e scrive, con gessetti colorati, poetiche considerazioni sul marciapiede antistante il Teatro, ancora non ha ripreso le sue attività. Invece il Gesù è ora piantonato dai Rumeni anche nei giorni feriali.
Unica vera, sorprendente novità è il “ritorno” dell’anziana russa che presidiava via del Tritone (abbandonata dal marito italiano e senza pensione alcuna); mi fermo a parlottare con lei, per chiedere come mai sia di nuovo per strada dopo tanto tempo che era scomparsa e – da buona russa ex-comunista – la butta in politica: gli Italiani spendono i soldi per gli immigrati  che affollano le strade col loro mendicare, mentre si dimenticano dei cittadini. Però, ora, pare alla sovietica che la politica stia cambiando e così lei non è proprio disperata come prima, perché lei si sente Italiana (iure matrimonii, si intende). Il bisogno estremo è anche egoista, talvolta, senza colpa alcuna di chi non può permettersi il lusso dell’altruismo.
Che Dio li aiuti tutti, povere pietre miliari dei nostri percorsi mattutini, memorie continue dell’affanno del vivere per tanti derelitti e della nostra indifferenza; le loro storie, raccontate confusamente, danno la quotidiana misura dei privilegi delle nostre esistenze: talora, quando hai finito gli spicci, li conforta un po' anche il nostro solo ascoltarle, come cercano di dirti anche sorridendoti. Che Dio li aiuti, dicevo; e che noi si voglia essere il Suo strumento.
Roma 5 agosto 2018, festa di Santa Teresa di Calcutta

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