lunedì 6 agosto 2018

Una segnalazione "inquietante"

L’era della post-verità
(di Felice Celato)
Se uno dei miei amici mi dicesse che ha fatto una lettura inquietante, molto probabilmente gli risponderei con sarcasmi sull’uso del termine inquietante (credo, insieme a choc, il più amato dai nostri “bravi” giornalisti) o con ironie sulla sua attitudine ad ancora farsi turbare da qualcosa: e che cosa vuoi che ci turbi ancora, dopo quel che vediamo o leggiamo tutti i giorni, in questi tempi così incomprensibili? 
E tuttavia eccomi, invece, a segnalarvi, a mia volta, una lettura inquietante, senza tema di dovermi sorbire altrui sarcasmi o ironie. Perché, in effetti, ciò che proprio oggi ho terminato di leggere, mi ha veramente inquietato, in un duplice senso: prima di tutto perché mi ha aperto gli occhi su una materia (di cui dirò subito) che mi era nota solo grazie a titoli di articoli per lo più scorsi con perplesso quanto immotivato scetticismo; poi perché quanto Gabriele Cosentino racconta nel suo libro L’era della post-verità (Imprimatur Ed., 2017, disponibile in e-book) mi ha dato la sensazione concreta di una enorme ed incombente nuvola minacciosa della quale, se anche in qualche modo conosciamo le tempeste generate, fatichiamo ancora a stimare le possibili, ulteriori conseguenze.
Sgombriamo subito il campo da equivoci: il libro non è un saggio filosofico sulla post-verità, ancorché, ovviamente, in fondo, delle conseguenze sociologiche di tale post-verità si parli; tant’è che l’autore, per liberarsi subito di ogni impaccio definitorio, esplicitamente adotta la definizione di era della post-verità che forniscono gli Oxford dictionariesun concetto indicante circostanze in cui i fatti oggettivi sono meno influenti dell’appello alle emozioni e ai pareri personali nel formare l’opinione pubblica
In effetti il libro di cui parliamo ha un taglio tutt’altro che teorico: esso invece delinea, con grande efficacia, una sintesi di quanto emerso (riconosciamolo: con maggiore o minore evidenza) sull’influenza dei social media nella formazione (e deformazione) delle opinioni pubbliche e politiche nel nostro mondo, partendo dalle più significative (e per certi versi più mature) esperienze – quella statunitense e quella inglese a proposito della Brexit –  fino ai confini delle nostre attuali, con scorci (appunto: inquietanti) sulle possibili evoluzioni veramente contemporanee.
Al di là delle vicende raccontate dall’autore (fra tutte, veramente impressionante quella del cosiddetto Pizzagate, un falso scandalo tutto americano, a lungo creduto fondato ma al limite del credibile per una persona di normale buonsenso) il testo mette in evidenza soprattutto due elementi interessanti (e poco rassicuranti). Il primo: la chiara continuità dei fenomeni rispetto alle loro forme genetiche, nelle quali si è cominciata ad annidare la post-verità, dai reality all’info-tainement (la confusione fra informazione e intrattenimento, tipica anche dei cosiddetti talk-show), attraverso tutte le progressive obliterazioni del confine fra realtà e la pura suscitazione di emozioni e di convinzioni deformate, rese potenti dalla comunicazione disintermediata, in particolare dei social; il secondo: la facilità (naturale o convenientemente utilizzata) di tale obliterazione  a trasformarsi in un potente veicolo di culture jamming che, appunto nelle situazioni da questo punto di vista “più mature” della nostra, sembra aver già plasmato scelte politiche clamorose (dall’elezione di Trump fino alla scelta britannica per l’uscita dall’Europa). E che di consimili ne minaccia (o ne promette) altrove, per esempio da noi. Fin qui, con molti dettagli, il libro di Cosentino, del quale consiglio la lettura (del resto anche gradevole).
Su un piano più generale, quali che siano i duraturi effetti di queste straordinarie evoluzioni del nostro mondo de-fattualizzato; siano o non siano fondate le aspettative di trovare un senso (anche solo reattivo o addirittura rivoluzionario) nelle pulsioni che hanno cavalcato la perdita di credibilità delle classi politiche finora dominanti; mi viene comunque mentalmente difficile – prima ancora di temerne gli effetti politici –  accettare questa risoluzione del reale nell’atmosfera vaga del percepito, del suggestivo, del commovente non vero, del discusso irreale, dei fatti alternativi. E francamente mi spaventa che qualche decisione sul futuro possa essere assunta alla luce fatua che sparge lampi plurimi e accecanti per illuminare fatti reali e rischiarare la strada a uomini veri.
Orbetello, 6 agosto 2018.


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