Fine dell’estate?
(di Felice Celato)
Abbiamo bisogno della pioggia che è attesa per questo ultimo scampolo d’agosto, dell’acqua che laverà le strade e disperderà le polveri vaganti, dei tuoni che sovrasteranno ogni rumore, dei lampi che squarceranno le fitte nubi che ci nascondono il cielo, del vento che porterà via l’aria stagnante della nostra accaldata convivenza.
Il terribile agosto del 2018 resterà a lungo nella memoria di tutti, per le tragedie che hanno colpito i flussi della nostra umanità in movimento e per i lutti, ma anche per le rabbie, per le contese aspre sul nostro coabitare nel mondo, per le parole difficili da rincorrere, come fossero trascinate da un fiume impetuoso.
Più del solito, in questo periodo di pausa ho avuto modo di seguire le cronache angosciose (di Genova, del Pollino, di Catania) e le espressioni che le hanno tradotte in opinioni e sentimenti; e non ha fatto bene al senso della mia appartenenza a questa comunità in cui pure sono nato e vissuto e della quale condivido la antica cultura e la lingua; anzi mi è restato lo sgomento di sentirci e vederci così discordi e dissonanti: sembriamo diventati incapaci di parlarci senza rancori, senza rivolgerci l’un l’altro i sensi di una profonda avversione, senza comunicarci altro che disprezzo e disprezzo di quanto ci fa uomini e cittadini dell’Europa.
Ancora una volta le parole mi sono parse come i vènti contrari alla navigazione sfuggiti da un otre imprudentemente dischiuso; ma, le parole, non essendo vènti, non si limitano, come quelli Omerici, a scatenare una subitanea orribile procella; esse si depositano nei nostri animi, vi fermentano e vi ribollono, danno vita a concetti e i concetti – l’abbiamo più volte citata questa sequenza pensata per spiegare qualcosa dell’odio antisemita – danno vita ai sentimenti e, questi, ai fatti.
Ecco, le parole resteranno, anche senza meritarlo; da esse trarremo i concetti che ci servono per giudicare e i sentimenti che ci servono per formarci l’idea del futuro che desideriamo. Speriamo di fermarci prima che si materializzino i fatti che ne seguirebbero inesorabili.
Allora, ben venga questo breve anticipo di autunno che ci hanno annunciato i meteorologi, ben venga un forte temporale che ponga fine ai calori più accesi del tempo. Abbiamo bisogno di un autunno che rinfreschi le menti e medichi le scottature dei raggi solari, per evitare che la stagione e il temporale divengano la metafora di qualcos’altro.
Roma, 25 agosto 2018 (san Luigi IX, sovrano illuminato e cristiano fervente)
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