Recensione
di un libro non letto
(di Felice Celato)
Attenzione! Non sto avventurandomi nel campo, da
noi molto affollato, delle recensioni scritte da chi non ha letto il libro che
recensisce. L’ho fatto una sola volta, quando ero all’ultimo anno di liceo, per
un’amica che si fidava molto delle mie letture senza temere le mie (allora incoscienti) capacità di improvvisazione ed esposizione (si trattava dell’Ulisse di James Joyce); e ancora me ne
ricordo con vergogna (accentuata dal successo scolastico dell’operazione di
contrabbando culturale).
Stavolta la dinamica è totalmente diversa: affascinato dal titolo,
ho acquistato – appena uscito – il libro A
difesa del mercato. Le ragioni morali
della libertà economica (Cantagalli, 2017). Nel contesto del prevalente
orientamento ecclesiale, il titolo mi faceva pensare ad una doverosa ribellione
alla moda che tanto suggestiona molti
vescovi italiani (anche quelli che poi scrivono sull’ammaccato giornale della
Confindustria); anche perché – qui sta la prima ragione della particolare attrattiva
suscitatami – il libro è scritto da un prete americano (Robert A. Sirico)
impegnato da tempo in questioni di
politiche pubbliche (così recita la sua breve biografia in copertina) e
co-fondatore di un think-tank
americano dal promettente nome Acton
Institute for the Study of Religion and Liberty. Ebbene: letta la
prefazione, ho deciso, repentinamente, di non affrontare la lettura del testo
vero e proprio; non perché si profilassero delle tesi (per me) irritanti (alla
mia età, si sa, una certa dose di irritabilità è fisiologica, anche se, nel mio
caso, con qualche inclinazione all’ eccesso), bensì per la ragione opposta.
Quel ragionare, quel linguaggio, sin dalla prefazione, mi parevano in gran
parte il mio ragionare e il mio linguaggio; quel pensiero e quelle sensibilità
che andavano delineandosi sin dalla prefazione mi sembravano l’eco del mio
pensiero di laico, per situazione personale, formazione e cultura; ancorché di
un laico innamorato della Chiesa e del suo eterno messaggio. Un laico che,
certamente, ha frequentato il mondo dell’economia, magari più a lungo del p.
Sirico, non foss’altro per ragioni di età; e che non ha mancato di riflettervi
intensamente, dal di dentro, in diversi contesti ambientali, professionali e in
tempi (purtroppo) ormai assai dilatati.
E qui è nata la crisi, di coscienza, direi: perché - mi sono detto
- dovrei accettare che un prete perda il
suo tempo (il tempo sottratto a Dio, soprattutto per un prete, è
sicuramente perso!) per dirmi cose che so, in cui credo con onesta ragione,
delle quali ho esperienze dirette e non teoriche, e per le quali non può avere
nulla di Rivelato da trasmettermi? Non
sto così, forse, accettando da questo p. Sirico, magari per gusto degli
argomentari polemici, ciò che rimprovero ad altri presbiteri, quand’anche non meno loquaci ma meno preparati di lui
nella materia? Che altro c’è da dire, sull’economia e sul mercato visti in ottica morale, che
non sia già ricapitolato e inquadrato dalla Caritas in
Veritate e, da questa, distanziato e ricondotto alla perenne ambivalenza dei
comportamenti degli uomini che traggono il male dal bene e, talora, (con l’aiuto
di Dio) persino il bene dal male? O magari desiderano
il bene e fanno il male che non vogliono (Rm. 7,19)?
E così, prima ancora di cominciarla, ho abbandonato la lettura del
libro; che, magari, per alcuni potrebbe risultare interessante, stimolante e,
forse, anche rinfrescante (fra l’altro, dalla prefazione, mi è anche parso ben
scritto). Per me no; a torto o a ragione ho assai più bisogno di preti che
parlino della Grazia e magari trascurino la “teologia” dell’impresa. Probabilmente ho perso un bel libro, ma
senza rimpianti.
Roma, 10 novembre 2017 (San Leone Magno, papa e dottore della
Chiesa*)
(*) A proposito di San Leone Magno: in questi tempi duri, ci giovi rileggerne la
famosa preghiera:
" Non ti arrendere mai, neanche
quando la fatica si fa sentire, neanche quando il tuo piede inciampa, neanche
quando i tuoi occhi bruciano, neanche quando i tuoi sforzi sono ignorati,
neanche quando la delusione ti avvilisce, neanche quando l'errore ti scoraggia,
neanche quando il tradimento ti ferisce, neanche quando il successo ti
abbandona, neanche quando l'ingratitudine ti sgomenta, neanche quando
l'incomprensione ti circonda, neanche quando la noia ti atterra, neanche quando
tutto ha l'aria del niente, neanche quando il peso del peccato ti schiaccia...
Invoca il tuo Dio, stringi i pugni, sorridi... e ricomincia"
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