domenica 5 novembre 2017

Giornali vecchi

….e storie di sempre
(di Felice Celato)
Credo di aver già ricordato su questo blog il paradossale consiglio che – quando ero giovane liceale – il professore d’Italiano (era un prete, anche se la scuola era pubblica) dava a noi, suoi attenti alunni, che gli chiedevamo se ritenesse culturalmente meritevole di pratica la quotidiana lettura dei giornali: Certamente! disse più o meno don Benedetto. Però non quelli del giorno; cercate di procuravi giornali vecchi e leggendoli capirete molte cose, del mondo, del tempo e dei giudizi degli uomini.
Oggi, praticare il consiglio di don Benedetto è certamente più facile: molti quotidiani hanno digitalizzato i loro archivi e via internet è facile consultare vecchi numeri la cui edizione cartacea è già da tempo servita per incartare il pesce (come accadeva, almeno nel mio paese di pescatori, di ogni pur austero giornale il giorno dopo la sua uscita nelle edicole; e come tuttora potrebbe ancora accadere….non senza giustificata ragione e con buona pace dei pesci). Per di più, ogni tanto, qualche giornale (abbastanza regolarmente e meritoriamente il Foglio ) pubblica qualche pagina o qualche lungo brano tratto da vecchi giornali. Così stamattina, di buon ora, proprio sull’edizione del fine settimana de il Foglio, mi sono riletto un Appello ai Siciliani lanciato nel 1959 (anche allora si era alla vigilia di un’elezione regionale) da don Luigi Sturzo, come noto, fondatore del Partito Popolare nel 1919, strenuo oppositore del fascismo, esiliato per molti anni e co-ispiratore della Democrazia Cristiana nel dopoguerra.
Chi mi conosce sa che preferisco nettamente i preti che parlano di Dio (e ce n’è tanto bisogno!) e frequentano le Scritture anziché quelli che pontificano di politica e frequentano i giornali (anzi, qualche giornale; talora, addirittura, per scrivervi compiaciuti). Ma, nel 1959 si era appena a un decennio dalla nascita della Repubblica, la caduta del fascismo era ancora calda, ancora incombevano sul nostro Paese i rischi del comunismo (che abbiamo schivato grazie alla grande leadership di alcuni), l’analfabetismo specie nel Mezzogiorno raggiungeva percentuali impressionanti (dell’ordine del 25 %); e dunque si può ben capire che i preti (anche assai avanti con l’età come era allora don Sturzo, che, anzi, proprio nel 1959 morì, ottantasettenne) facessero parte di un élite intellettuale alla quale era inevitabile attingere (come del resto avveniva, a quei tempi, in molti paesi della nostra penisola…. e non solo a Brescello) per mobilitare la rincorsa del Paese al benessere economico ed al recupero della sua dignità, gravemente compromessa dal fascismo e dalla guerra.
E dunque, lo “sconfinamento” politico si può (anche nella mia ottica) ben perdonare al sacerdote siciliano, divenuto, peraltro, nel frattempo, anche nel suo ambiente, un personaggio politicamente controverso: basterà ricordare la frattura con De Gasperi sulla questione dell’alleanza elettorale a Roma fra cattolici e Movimento Sociale, alla quale De Gasperi si oppose con grande fermezza (e con successo) anche a costo di un’ingiusta umiliazione inflittagli dal Papa Pio XII che, pare, di quell’operazione fosse addirittura l’ispiratore (ne parla diffusamente il libro di Piero Craveri: De Gasperi, il Mulino, 2006, pgg 533 e sg; e vale la pena di rileggervi lo stupendo, addolorato commento che ne fece il cattolicissimo De Gasperi). Del resto alcuni brani dell’Appello ai Siciliani di don Lugi Sturzo meritano tutt’oggi di essere riletti, anche al di fuori dell’ambito siciliano che li aveva ispirati: Le statalizzazioni, le regionalizzazioni sono i nemici della produttività e della stessa classe lavoratrice, bisogna avere il coraggio di affermare questa verità e di difenderla nel campo pratico. La Regione dovrebbe limitarsi a dare esenzioni fiscali o concorsi integrativi: non pretendere di fare il doppione dell’infausto Ministero delle Partecipazioni Statali che è uno dei bubboni politico-economici dello statalismo imperante.
Che dire? Parole “sante”!
Don Benedetto avrebbe detto ai suoi alunni: vedete gli uomini si sbattono sempre attorno alle stesse cose; passa il tempo (quasi 60 anni), cambia la scala (regionale o statale)  e i nostri mali sono sempre gli stessi anche se, talora, (a  parole) ci pare di vederli chiaramente.
Non ho letto gli appelli che – ne sono sicuro – tutti i candidati alle elezioni regionali siciliane avranno rivolto ai loro elettori; sono però certo della nobiltà delle loro parole, sicuramente paragonabile a quella dell’appello di Sturzo. Domani (quando gli scrutatori saranno comodi) vedremo che ne pensano i Siciliani.
Roma 5 novembre 2017



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