Against Empathy
(di Felice Celato)
Si intitola cosi (Against Empathy,
The case for rational compassion, Contro l’empatia, Argomenti a favore della compassione razionale) il
bel libro di Paul Bloom (The Bodley Head editore, 2017, disponibile in ebook, solo in
inglese, per ora) che ho appena finito di leggere, in full immersion per contrastare i pensieri cupi ed irritanti di
questi giorni di autunno incipiente.
L’autore è uno psicologo
americano di origine canadese, di famiglia ebraica, che insegna psicologia e
scienza della conoscenza all’Università di Yale; il testo è scritto magnificamente (in
linea coi migliori esempi di saggistica statunitense) e si legge con grande
interesse.
La tesi di fondo,
argomentata ampiamente, coi metodi e negli ambiti propri della moderna scienza
psicologica, è – in estrema sintesi – questa: l’empatia (la capacità di far proprie le sofferenze e le emozioni degli
altri) è una cattiva guida morale che può condurre a valutazioni clamorosamente
sbagliate e a decisioni irrazionali. Con un’immagine: l’empatia è come un
riflettore (spotlight) che
illumina di volta in volta pezzi dell’ambiente, mettendo a fuoco ciò che è più vicino
nel tempo o nello spazio anche affettivo, lasciando nell’ombra gran parte della
realtà, coi suoi problemi, i suoi bisogni, le sue priorità, talora nient’affatto coerenti con quanto, per il semplice fatto di essere più vicino,
ci scuote emotivamente. Da qui, il rischio – quasi la certezza - di clamorosi errori di
valutazione, di gravi distorsioni del giudizio, quando non addirittura di comportamenti altamente nocivi o almeno ingiusti. Non sono in questione i
buoni sentimenti che molto spesso supportano l’empatia, tant’è che ad essa l’autore
contrappone la compassione razionale; è invece in questione la perversa capacità delle emozioni di deviare le azioni dalla razionalità, appunto, dalla solidità della cognizione, dal ragionamento deliberativo (deliberative
reasoning) che esige la
signoria della ragione sulle emozioni ( we would strive to use our heads rather than
our hearts), anche quando
queste sono intense ed autentiche. E magari anche encomiabili.
Il libro (circa 300 pagine) è, come dicevo, per ora in inglese; ma c’è da
sperare che venga presto (urgentemente!) tradotto in Italiano perché – secondo me – focalizza un tema che bene si applica
alle esigenze di razionalità del nostro environment….psico-sociale e di contenimento dell’emozionismo dilagante nella confusa “coscienza” del nostro
paese, nella nostra indecente comunicazione, nella nostra povera cultura del
presente.
Ne abbiamo parlato più volte
e forse non vale la pena, per ora, di tornare sul tema, ancorché l’ottima
Sindaca di Roma ne abbia offerto al nostro sarcasmo una “divertente” occasione (“settembre
nero a Roma per le violenze sessuali, ci vuole una legge speciale”). A proposito di spotlight e di deliberative reasoning.
Mi preme invece ripercorrere
con voi, alla luce delle tesi di Bloom, un ragionamento che mi faccio ogni
mattina nel passare davanti a ciascuno dei 10/12 mendicanti che incontro lungo
la camminata (i primi 5.000 passi della giornata): l’empatia che alcune loro
storie mi suscitano non attenua il vago senso di irrazionalità che da tempo
allego alle varie monetine che, quando posso e sulla base di precisi criteri di
scelta a me stesso incomprensibili,
lascio scivolare nelle mani di alcuni di loro o nei loro bicchierucci di
carta. Anche l’elemosina (in quanto impiego di risorse scarse per bisogni molteplici) forse postula una compassione razionale; e una compassione razionale
rinvia ad un ragionamento deliberativo; ragionamento e deliberativo; per un problema che non è di singoli
disagiati. Cose difficili, qui da noi.
Roma 21 settembre 2017
P.S. L’anniversario della
caduta del Regno Pontificio (XX Settembre) è passato senza che ci ricordassimo
di commemorarlo con la ironica mestizia del presente. In compenso ci ricordiamo
degli auguri ai nostri amici ebrei per il loro capodanno (Rosh Hashanah) che
cade oggi:l'shanah tovah techatemu ve tikatevu (che vuol dire, se non sbaglio: che il tuo nome
possa essere inscritto e serbato nel Libro della Vita per un buon anno)
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