sabato 2 settembre 2017

Divagazioni sul calendario

 San Michele Arcangelo
(di Felice Celato)
Nella mia mente contorta dai numeri, Settembre ha una valenza segnaletica particolare: quando comincia (il 1° settembre) già due terzi dell’anno se ne sono andati (8 mesi su 12); quando finisce (il 30 settembre) se ne sono andati i tre quarti (9 mesi su 12); il segnale (ovvio, del resto) è che l’anno volge ormai al termine, rapidamente…. come sempre sembra quando cresce il denominatore. Ne rimangono tre o quattro, di mesi, che, sullo scorcio finale di una legislatura che non esiterei a definire per tanti aspetti inutile, passeremo a parlare (cosa che ci riesce molto bene!) di elezioni in Sicilia, di legge elettorale, di “crisi” di Roma, di candidature a premier, etc.; e ad emozionarci (eccola, la pubblica emozione di cui parlavamo qualche giorno fa!) di ogni accadimento (vero o percepito) che valga ad allontanare il nostro pensare (ma soprattutto il nostro agire) dai problemi seri che non vogliamo affrontare. Ci sarà poi anche un altro argomento (anch’esso altamente emozionale), per ora inspiegabilmente sottaciuto a livello politico nazionale, ma – secondo me – di portata dirompente: a metà ottobre le genti di Lombardia e Veneto saranno chiamate a referendum, in sede consultiva, per giudicare – in buona sostanza – della solidarietà fiscale nazionale. Sull’esito prevedibile non ho dubbi, sulle conseguenze non voglio fare previsioni: ho solo la tenue speranza di sbagliarmi.
L’Italia si sfa, come scrive Mario Sechi su List di oggi? Non lo so; certamente non si compatta come invece i tempi e i temi sul tavolo richiederebbero; starei per dire: almeno si imballa, scuotendosi rumorosamente, come fa un motore quando sale di giri senza che il moto si trasmetta alle ruote; del resto, il rumore s’è fatto la sua condizione esistenziale.
Mi è sempre difficile – lo ammetto – cogliere nella realtà italiana elementi di intra-mondana speranza ma oggi – su un altro piano, lo so bene – sono stato fortunato: mentre ruminavo, non senza rabbia, questi non lievi pensieri, mi è caduto l’occhio sulla data di domani, 3 settembre, e sul santo che la Chiesa celebra in tale data: San Gregorio Magno, Dottore della Chiesa, papa e sommo liturgista, vissuto (540-604 d.C)  in tempi di alluvioni, carestie, invasioni e di peste. Di lui Benedetto XVI ebbe a dire: in un tempo disastroso, anzi disperato, seppe creare pace e dare speranza….egli propone il suo pensiero attraverso alcuni binomi significativi – sapere/fare, parlare/vivere, conoscere/agire – nei quali evoca i due aspetti della vita umana che dovrebbero essere complementari ma che spesso finiscono per essere antitetici. La tradizione romana gli attribuisce la visione di san Michele Arcangelo, nell’atto di rinfoderare la spada, simbolo della fine della collera divina verso Roma (da qui la statua dell’Arcangelo che torreggia su – appunto – Castel Sant’Angelo, fino ad allora Mole di Adriano).
Per carità, diciamolo chiaro: nemmeno mi sfiora l’idea di invocare un uomo della Provvidenza, come lo fu Gregorio I per la Chiesa e per il popolo romano. Ne abbiamo avuti e ci sono bastati!
Però, santo cielo!, almeno qualcuno che se la senta di far suoi almeno due dei tre binomi di cui diceva Benedetto XVI (almeno sapere/fare e conoscere/agire), almeno questo possiamo sperarlo per l’autunno e l’inverno che ci attendono?
Ecco alla memoria di Gregorio Magno, casualmente affiorata da uno sguardo al calendario romano, devo oggi, se non una radicata speranza che il “binomista” gregoriano si faccia vedere, almeno la memoria dell’Arcangelo Michele che rinfodera la spada: San Michele, ne abbiamo abbastanza. Ti prego!
Roma 2 settembre 2017


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