sabato 26 agosto 2017

Letture

Gerusalemme assediata e altro
( di Felice Celato)
Riprendiamo la buona abitudine di segnalarci qualche lettura che ci abbia colpito o che ci abbia semplicemente fatto buona compagnia. Del resto, tornati in città, non ci resta che riprendere la routine più o meno assillante del nostro tempo quotidiano. Attorno a noi il mondo sembra girare come al solito, come siamo avvezzi a vederlo da qualche tempo: fra pazzie collettive magari democraticamente supportate, denegate guerre di religione asimmetriche, sfide emotive ed insensate, movimenti di masse instabili alla ricerca di un nuovo equilibrio; se non fosse per le economie in movimento diseguale e pervasivo, si direbbe che il mondo non cambi e che, non cambiando, acceleri la sua entropia perché cambia la sua densità e si accorcia il suo tempo. Non parliamo poi del nostro povero Paese! I problemi di sempre, le elusioni e le illusioni di sempre, talora condite da gesticolanti “realismi” di corta deriva, le fughe dal reale mentre il reale ci insegue, il perdurante degrado culturale e antropologico, l’ecolalia endemica, i complessi irrisolti: pur di udire qualcosa, dicevamo all’inizio del mese (cfr. Le cicale logo-claste del 4 agosto u.s.), sembra diventato la sostanza  del nostro massimo desiderio, mentre crescono silenziosamente (sia pure in mezzo a subitanee eruzioni prontamente esorcizzate dai “tranquillanti” cicalecci di sempre) i problemi di domani, inutilmente leggibili anche oggi.
E dunque è stato consolante immergere l’estiva attenzione accaldata nel “fresco” delle visioni lunghe, delle grandi sintesi storiche che ci danno il brivido del tempo e anche il senso di vicende passate che aiutano a porre le angosce del presente nella prospettiva dei secoli. L’ho fatto, quest’anno, con un corposo volume di quasi 400 dense pagine dedicato dall’archeologo americano Eric H. Clive alla storia tri-millenaria di Gerusalemme (il titolo: Gerusalemme assediata - Dall’antica Canaan allo Stato d’Israele, editore Bollati Boringhieri, 2017).
Come dice il titolo, si tratta di un’opera che copre l’intera storia di Gerusalemme, dalla sua fondazione (prima del 1000 a.C.) fino ai dì nostri, scritta molto bene, con grande chiarezza ed anche efficacia “narrativa”, soprattutto quando riferita alle storie più lontane che, almeno a me, erano larghissimamente sconosciute. Qualche dubbio (rectius: più di qualche dubbio) me l’hanno, per la verità, suscitato alcune letture del passato più recente, naturalmente più intrise di emozioni e, quindi, sia pur sinteticamente, inclinate verso giudizi che mi sono parsi a dir poco gracili. Ma nel complesso questo bel libro ha finito per lasciarmi soddisfatto delle ore dedicate alla sua lettura: credo non esista altro luogo nel mondo così eternamente e ferocemente conteso come Gerusalemme; il solo elenco degli assedi, delle conquiste, delle riconquiste, delle successioni nel controllo della città prenderebbe alcune pagine. Ma quello che dal punto di vista storico potrebbe apparire una follia (in fondo quella di Sion è una collina come ce ne sono tante dappertutto), dal punto di vista umano diventa il segno  - starei per dire: confortante - del senso che possono avere i simboli che Gerusalemme racchiude in sé, per l’umanità e per le radici dell'uomo.
Una lettura assai più lieve è il romanzo di Elisabetta Fiorito Carciofi alla giudìa (Mondadori, 2017), ambientato nel mondo dell’ebraismo romano contemporaneo, del quale fornisce un ritratto ironico e leggero attraverso le vicende di una "cristiana" vagamente agnostica che si accasa con un ebreo timidamente praticante, fra i tic culturali dei due protagonisti e dei rispettivi ambienti e qualche residua garbata diffidenza. Un libro gradevole ed intelligente (nel senso etimologico) che si lascia leggere con gusto.
Roma 26 agosto 2017



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