Non dirlo
(di Felice Celato)
Eccomi
qua di nuovo – 3 post in un week end
sono troppi? Portate pazienza! Piove a Roma, oggi! – con una segnalazione di un
libro singolare: Non dirlo - Il vangelo
di Marco di Sandro Veronesi (Bompiani 2015) che ho appena finito di
leggere.
La
singolarità del libro sta tutto nel suo approccio: Sandro Veronesi non è un
biblista, non è un teologo e nemmeno è –così dice lui stesso – un credente. E’
semplicemente un romanziere (alcuni suoi libri mi sono piaciuti, altri, anche
molto celebrati, meno) e, come tale, è un esperto di narrazione (una specie di
“narratologo” come mi pare dica lui stesso), cioè un esperto di linguaggio e
tecniche narrative. In questa veste, Veronesi scrive “il racconto di un
racconto”, cioè analizza, con entusiasmo,
la composizione del vangelo di Marco per metterne in luce la straordinaria
modernità drammaturgica, la profonda funzionalità narrativa rispetto ai
destinatari (i cristiani di Roma), senza alcuna pretesa di aggiungere –
ovviamente – considerazioni tecniche da biblista o da teologo ma anche – mi
pare di poter dire – senza aver trascurato qualche approfondimento da queste
discipline.
Un
lavoro complessivamente eccellente, secondo me, quand’anche, forse,
sporadicamente, non esente da semplificazioni magari un po’ eccessive, comunque
sempre rispettose, non ostante il linguaggio talora corrente.
Il
vangelo di Marco, come sanno i più avvezzi a letture neotestamentarie, ha
subito nel corso della storia della Chiesa attenzioni alternate anche dal punto
vista ecclesiale: l’impostazione antropologica e biblica della teologia
post-conciliare lo ha riportato in grande auge e la sua riconosciuta primazia
temporale e testuale ne hanno arricchito l’importanza nell’ambito degli studi
neo-testamentari. Veronesi ne pone in luce anche l’efficacia narrativa,
riscoprendone il valore critico-letterario, con un approccio sensibile anche
alla struttura scenica della narrazione. Un bel libro.
Roma,
7 giugno 2015
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