(di Felice Celato)
Real Madrid
Non
sarò certo io a scandalizzarmi perché il glorioso club calcistico del Real Madrid ha stipulato un accordo commerciale
con la banca dell’Emirato Arabo di Abu Dhabi: un accordo basato sul denaro, va
da sé, senza che questo significhi per me nulla di (in sé) negativo: non credo
nel valore di un calcio in dimensione dilettantesca e/o pauperista, perché, pur
essendo certo che sia una bella cosa vedere la passione calcistica applicarsi a
dimensioni appunto puramente dilettantistiche, non mi sognerei mai di andare a
vedere una partita della Virtus di quartiere o di parrocchia, mentre invece non
mi perdo una delle partite del Real Madrid quando la televisione (a pagamento) le trasmette;
ma anche un accordo basato sull’accresciuto interesse che il calcio di
altissimo livello suscita anche al di fuori del suo proprio contesto
occidentale; il che, in fondo, è un frutto certamente non negativo della
cosiddetta globalizzazione lato sensu
culturale. Dunque, nessun problema nel merito. Del resto anche il “mio” Milan
proprio ieri ha annunciato un nuovo accordo di sponsorizzazione con la
compagnia aerea Emirates (semmai, qui osserverei che il proprietario del Milan
– Silvio Berlusconi – in passato si era fortemente e influentemente pronunciato
a favore dell’italianità di Alitalia, mentre già da allora scriveva sulle
maglie del club rossonero “Fly Emirates”!): è proprio vero che pecunia non olet, come diceva Vespasiano
(io però non sono totalmente d’accordo con l’imperatore romano, come è ovvio).
Però,
nel contesto della notizia (l’ho vista sul Washington
Post qualche giorno fa) si legge che, per addivenire all’accordo, il Real
ha dovuto accettare di togliere dal suo simbolo (un logo stilizzato, sormontato
da una corona di Spagna) la minuscola Croce che sovrasta, appunto, la corona
(“perché ricorda le crociate” ho letto da qualche parte).
Bene:
quest’ultima notizia mi ha molto infastidito, non per bigotto guelfismo (del
resto anche il Papa è andato – speriamo saggiamente – a pregare in moschea!),
ma per l’abdicazione culturale che testimonia: non solo non siamo stati capaci
di affermare le radici cristiane d’Europa ma addirittura siamo pronte a
cancellarle, quando serve.
Eric Emanuel Schmitt
Più volte,
credo, ho segnalato su questo blog le opere di questo eccellente scrittore e
drammaturgo francese. Lo faccio anche oggi segnalando un’opera teatrale (Il Visitatore, Edizioni e/o) che, però,
si legge come fosse un romanzo (fra l’altro è breve e si trova anche in ebook). In totale unicità di tempo,
luogo ed azione, il libro racconta di un misterioso Visitatore che si introduce
in casa di Freud (siamo nel 1938, a Vienna, già preda dei Nazisti) ed instaura
con lui un fitto e bellissimo dialogo su Dio, sul rapporto fra l’uomo e Dio e
sul problema del male. Direi senz’altro un libro da leggere!
Roma,
2 dicembre 2014
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