Svirgolare
(di Felice Celato)
“Non
piangiamoci addosso” dice una mia vigorosa amica; e sicuramente ha ragione. Il
piangere sui mali del presente non è mai di per sé produttivo, anche se, mi pare
di ricordare, Achille, prima di far strage di Troiani, pianse lungamente sulle
spoglie del povero Patroclo. Questione di carattere, certamente: il buon
Amleto, per esempio, con la sua complessa introversione, dal suo lungo lamento
per la uccisione del padre, non ricavò che danni, per sé e per gli altri.
Proviamo
allora la strada del riderci addosso, sicuramente più impervia nel presente ma
certamente più gratificante, più divertente e, speriamo anche, sull’assicurazione
della mia amica, più produttiva.
Bene,
proviamo allora: teoricamente la materia non dovrebbe mancare.
Apriamo
il giornale di oggi e cerchiamo (non nascondo, in concreto, la difficoltà di
trovare spunti di riso, ma andiamo avanti con determinazione): il Vice
Presidente della Camera, on.le Luigi Di Maio, commentando gli episodi
grotteschi (?) del “dibattito” parlamentare di questi giorni, dice, almeno in
parte assennatamente: ”Non siamo abituati a parlare in pubblico, a volte
svirgoliamo!” Che cosa voleva dire il Vice Presidente della Camera dei Deputati?
Il
Devoto-Oli riporta due significati per “svirgolare”; il primo: "colpire con
violenza". Non mi pare si adatti al pensiero del Vice Presidente della Camera,
che tutto sommato intendeva, forse, ridimensionare gli episodi de quibus. Proviamo col secondo: "nel
gioco del calcio, colpire di striscio la palla, sbucciarla". Non ostante
l’insopportabile abuso di metafore calcistiche in politica proprio della nostra
limitata cultura (esempi: il “gioco di squadra” tanto caro ad Enrico Letta, il
“catenaccio” richiamato spesso dagli ostruzionisti, “la melina” degli epigoni tardi del peggiore
democristianismo, etc), anche qui mi pare che la seconda accezione dello svirgolare non
si attagli al pensiero del nostro. Evidentemente, direi, con l’”a volte
svirgoliamo”, si voleva dire altro: che cosa? Non so, ma forse si voleva dire
che, mettendo a posto le virgole, gli insulti, le spinte e le grida di ieri,
potevano anche andar bene.
Ci ho
provato, amica mia, ma, anche se mi viene da sorridere della mini-ricerca
filologica, a ridere proprio non ci riesco. Anzi, ostinatamente mi viene quasi
da piangere…..
Roma,
31 gennaio 2014
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