giovedì 20 febbraio 2014

Segnalazione

Il Cavallo rosso
(di Felice Celato)
E' veramente difficile, nelle poche righe di un post, dare un giudizio articolato su una lettura tanto importante quale è quella che mi ha felicemente preservato in questi giorni dal fastidio di seguire le povere cose del nostro affannato e affannoso paese; in effetti Il Cavallo rosso di Eugenio Corti (Ares editore) più che un grande romanzo è una raccolta di tre romanzi in sequenza (assai infelice la scelta dell'editore di pubblicarli in un unico, scomodissimo volume di circa 1300 pagine, scritte per di più a caratteri minuti!) che coprono, per oltre 30 anni della nostra storia recente ( dal 1940 al 74), le vicende di una famiglia e di un piccolo gruppo di suoi amici (tutti, o quasi, lombardi, anzi brianzoli), prima, attraverso la guerra ( in Russia, Africa, Albania e Italia), poi, dalla caduta del fascismo, alla resistenza, alla nascita della democrazia e al grande boom fino, appunto, agli anni 70.
Al di là delle avvincenti e terribili vicende di guerra narrate con grande maestria da un autore che ne è stato in larga parte  drammatico testimone diretto (nel libro, si individua la persona dell'autore proprio in uno dei co-protagonisti, Michele Tintori) ciò che più connota il romanzo nel suo complesso ( o meglio, come dicevo, i tre romanzi in sequenza Il Cavallo rosso, Il Cavallo livido e L’albero della vita) sono la sua esplicita matrice culturale cattolica, anche di taglio austero e conservatore, antifascista ma soprattutto marcatamente anticomunista, e la  profonda sensibilità religiosa di gran parte dei suoi personaggi principali,
Con tali connotazioni (anticomunista, cattolico e, per di più, pio) non c'è da stupirsi che l'autore, recentemente scomparso all'età di 93 anni, abbia subito per molti anni, nell'ambiente culturale che ci troviamo, una specie di ostracismo ideologico  che ne ha limitato, almeno in Italia, la fortuna ( io stesso l'ho conosciuto solo da qualche "coccodrillo" comparso sui giornali di questo mese, in occasione appunto della sua morte); ma forse, più che la fortuna ( in fondo il libro, uscito nel 1983, ha conosciuto ben 28 edizioni), ad esserne limitata è stata la notorietà più larga, per intenderci quella di cui hanno goduto tanti imbrattacarte nostrani dotati di ben altre " tessere ideologiche".
Tornando al libro, direi anzitutto che si tratta di un romanzo - anzi di tre romanzi - a pieno titolo “storico”, nel triplice senso che la storia ne è la vera protagonista, anzi l'antagonista dei personaggi principali, che storiche ne sono le vicende da loro attraversate  (narrate anche con scrupolo documentale) e che storici (cioè reali) sono diversi dei personaggi che qua e là vi compaiono con maggiore o minore peso (alcuni col proprio nome, da Don Gnocchi a Nilde Iotti a Mario Apollonio, altri in sigla, altri allusivamente)  a cominciare dall'autore stesso, come dicevo sopra, sia pure, questo, sotto altro nome.
Ma si tratta soprattutto di un'opera profondamente cristiana, pervasa da una religiosità intima e forte, una fede tenace nella Provvidenza che si accentua nella drammaticità di molte delle vicende narrate soprattutto nei primi due grandi romanzi ( Il cavallo rosso, che dà il titolo alla raccolta, e Il cavallo livido), ma che permane robusta e commovente lungo tutta la narrazione, fino all’epilogo teneramente metafisico. I personaggi principali vivono la loro vita in piena adesione alla loro fede, anche in circostanze mortali, non come santi ma come uomini e donne pienamente convinti che la storia può macinare le loro esistenze, come sempre accade agli uomini, ma non i loro veri destini che tutti sentono radicati in una altra storia non scritta da mani d'uomo, nella quale la salvezza ha la natura di un dono da accettare vivendo ( o anche morendo).
Come è ovvio, una narrazione di 1300 pagine ha inevitabilmente  anche qualche pagina stanca che, nella nostra, si addensano, secondo me, nel terzo romanzo (L’albero della vita) dove  il conservatorismo cattolico si fa più radicale (ma anche inquietante) muovendo dall'etica personale alla ecclesiologia, sempre in relazione al rapporto col comunismo, rispetto al quale la Chiesa viene vista come l'unico ( declinante) baluardo, insidiato dal male dei modernismi.
In sintesi, un libro molto forte, spesso commovente, una grande lettura per lettori tenaci, non priva di nobili parentele (Manzoni, Tostoi),storie di fede e di speranza in un mondo minacciato dalla barbarie.
Roma, 20 febbraio 2014



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