Il
Nazareno
(di
Felice Celato)
Non
ho passione alcuna per il tema che, invece, sembra appassionare gli
Italiani (o meglio: i loro politicanti)
in questo periodo: sono infatti convinto che è la qualità del tessuto culturale
e sociale di un Paese che fa buono o cattivo il sistema elettorale con il quale
ci si confronta alle elezioni; e non il contrario, come si finge di credere
quando ci si arrabatta per costruire (o per impedire la costruzione di)
strumenti che rispondano alle esigenze politiche a breve dei cosiddetti
legislatori. E credo che, ferma l’esigenza di averne uno, di sistema
elettorale, comunque e subito, l’esperienza degli ultimi trent’anni Italiani
costituisca la migliore conferma di questa mia scettica convinzione, certamente
non frutto di positive aspettative.
Anche
per questo (ma certamente non solo per questo!) ho passato molte ore in questi
giorni (e in queste notti), piuttosto che a leggere di sbarramenti e soglie
minime, fra le tante pagine di un libro denso e commovente che mi sento di segnalare
ai lettori tenaci: Il Nazareno, di
Sholem Asch (Castelvecchi), lo scrittore ebreo che ho scoperto da poco (anche
se è morto da oltre mezzo secolo) e del quale abbiamo brevemente parlato a
proposito de L’Apostolo, la straordinaria
biografia di San Paolo segnalata in un post
di qualche tempo fa.
Anche
Il Nazareno, pur essendone non nuova
la formula, è un libro straordinario, perché – con un lieve artifizio narrativo
– riesce a riproporre il testo (rispettoso e commosso) di un’unitaria biografia
di Gesù, riletta attraverso gli occhi di tre originali ri-narratori: un goy tipicamente romano (il braccio
destro di Pilato), e due ebrei, Giuda Iscariota e Giovanni, un giovane fariseo
–quest’ultimo– affascinato dalla persona
del Nazareno. Ne viene fuori un racconto largamente fedele – nella sostanza – all’originale,
o, meglio, agli originali testi sacri della nostra religione, ma in realtà
intriso di prospettive culturali estranee al contesto cristiano ma da questo
profondamente toccate.
Inutile
dire di più sulla storia narrata; menziono solo due o tre cose: la bellissima
parte dedicata al periodo del “nascondimento” di Gesù (praticamente
dall’infanzia ai 30 anni della sua vita), quando la coscienza della Sua
missione prende corpo nel giovane uomo (un tema analogo, lo ricorderanno i
lettori di questo blog, è sviluppato,
forse in maniera anche più suggestiva, da Eric Emmanuel Schmitt ne Il Vangelo secondo Pilato); le bellissime
figure di Giuseppe D’Arimatea e di Nicodemo, i capi farisei affascinati da
Gesù; e, infine, la ri-lettura delle dinamiche del processo, ovviamente in
chiave ebraica e anti-sadducea ma certamente compatibile con la letteratura
cristiana specialistica (vedasi, per tutte, l’opera interessantissima di Josef
Blinzler: Il Processo a Gesù, di molti
anni fa). Il tutto, condito da larghi scorci di contestualizzazione geografica,
storica e culturale e da una verve
narrativa estremamente efficace.
Un
solo ulteriore commento sulla struttura della affascinante sensibilità
“cristiana” di questo scrittore ebreo che molto dovette patire, in vita, per
essere apparso, a suoi, fin troppo attratto dalla religione “figlia”
dell’ebraismo: come del resto aveva fatto ne L’Apostolo (anzi qui con inevitabile maggior rilievo), Scholem Asch
torna a sfiorare anche ne Il Nazareno
il tema della “continuità” religiosa fra ebraismo e cristianesimo, arrivando a
sintetizzarne l’essenza così: “L’unica
differenza fra noi e loro (qui è il giovane ebreo Giovanni che parla, dopo
la morte di Gesù) consisteva nel fatto
che loro credevano che il Messia fosse già stato una volta sulla terra e
dovesse ritornarvi, mentre secondo noi questo era impossibile….perché l’umanità
non era redenta dal male ma piena di malvagità. Noi credevamo che il Messia
dovesse venire, loro che dovesse tornare”.
Insomma:
salvo che proprio non vi interessi la rassegna degli emendamenti al nuovo
progetto di legge elettorale, prendete in mano questo (corposo) libro e
immergetevi nella sua lettura: vi piacerà senz’altro e state tranquilli: il
“vivace” dibattito “intellettuale” in corso nel nostro magnifico paese può
andare avanti anche senza la nostra partecipazione!
Roma
28 gennaio 2014
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