L'insignificanza
(di Felice Celato)
Bene,
anche ottobre se ne va! Finiamo il mese con una breve segnalazione letteraria,
proprio “fresca”, però, perché il libro è giusto uscito ieri, in “prima
edizione mondiale”(?): è La festa dell’insignificanza
di Milan Kundera (Adelphi), un breve (poco più di 100 pagine) romanzo (?) che, devo dire, si legge
benissimo e mette allegria.
L’autore
lo conoscono tutti: secondo me è un grande scrittore, fra i più grandi viventi
(come dice Calasso), direi anzi, forse meglio, un grande letterato del quale ho
citato sicuramente più volte su questo blog
le riflessioni sul romanzo come forma “esplorazione dell’esistenza”.
Il
libro è strano, ma nemmeno troppo se si considera la narrativa di Kundera: in
fondo mi pare un’epitome esplosiva, una specie di fuoco d’artificio che
“conclude” (intendo dire artisticamente) un percorso di “surrealizzazione” del
presente che mi pare di leggere in molti dei romanzi di Kundera. Non a caso,
credo, nel libro è casualmente menzionata, solo per le lunghe file che impone
ai visitatori, una mostra parigina di Chagall: in fondo La festa dell’insignificanza è proprio una meta-storia chagalliana,
con tanto di angeli svolazzanti sulla città, di comparse storiche incongruenti,
di ironia velata di garbata tristezza (“L’insignificanza,
amico mio, è l’essenza della vita. E’ con noi, ovunque e sempre” dice
Ramon, un co-protagonista del libro, dal carattere vagamente felliniano) e di
umorismo delicato e pietoso (“Parlare
senza attirare l’attenzione non è facile! Essere sempre presenti attraverso la
parola ma restare inascoltati richiede del virtuosismo!” dice sempre
Ramon).
Una
lettura…..indulgente e gradevole, forse anche da ripetere a distanza di tempo
dalla prima; e che fa venire voglia di rileggere Kundera, andando a ritroso nel
tempo della sua “produzione”.
Roma,
31 ottobre 2013
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