domenica 3 novembre 2013

Nel giorno dei morti

Requiem aeternam
(di Felice Celato)
La “festività” dei morti (ed altro, ahimè più vicino) mi hanno portato in questi giorni a riflettere sulla cosiddetta vita eterna, cioè su quanto – nella nostra meravigliosa concezione cristiana – ci aspetta dietro l’angolo della morte. Mi sono convinto, confortato da alcuni passi della difficile enciclica Spe salvi di Benedetto XVI, che il termine che usiamo (la vita eterna, appunto) ha in sé qualcosa di fuorviante perché parla di cose sovrumane con uso di parole umane troppo intrise di atavici significati e di implicazioni sensoriali; e giustapposte come in un sovrumano ossimoro: il concetto di vita ha, infatti, per me, ma credo per tutti, una connotazione spaziale e temporale in sé ineliminabile: io vivo qui ora; e rispetto a questo qui esiste altrove un altrove, come rispetto a questo ora esistono un passato e un futuro, che sono abituato a misurare coi giorni, cioè con l’alternarsi di luce e di buio. L’aggiunta dell’aggettivo eterna può aiutare a guardare oltre le barriere temporali con cui sono abituato a concepire la vita, ma non elimina del tutto le scorie di un concetto spazio/temporale. Non a caso, credo, nel giorno dei morti, preghiamo “requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis” perché ciò che chiediamo non è una “vita” sia pure eterna, fatta di giorni e di notti, di affanni e di gioie; ma, invece, un “riposo” eterno, starei per dire qualcosa che è o può apparire antitetico allo stesso concetto di vita. E lo chiediamo in una dimensione luminosa (lux perpetua) che è anch’essa la negazione della vita misurata dai giorni e dalle notti. Noi chiediamo cioè che si interrompa per sempre la relazione che lega la luce al tempo e che tutto sia luce, al di fuori del tempo; perché, forse, questo è il riposo (requiem), la pace che chiediamo per i nostri morti e, quando ne sarà il tempo, per noi; e che spero per tutti i miei cari che mi hanno preceduto nel passo verso la luce e che nella luce mi attendono senza tempo.

Roma, 2 novembre 2013

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