L’Antigone
sull’Isola dei Conigli
(di Felice Celato)
La
tragica vicenda dell’Isola dei Conigli mi ha commosso e turbato, senz’altro per
la dimensione ma soprattutto per la sua natura. Bene ha fatto il nostro strano
Paese a proclamare un giorno di lutto nazionale; ma passato l’impatto più duro
del disastro umanitario, è cominciata – come è d’uso – la ricerca delle
responsabilità: i pescatori insensibili? I soccorsi lenti? L’ottusità
burocratica? Non lo so; e starei per dire: non mi interessa.
La
difficoltà di discernere fra cause prossime e cause remote di quanto
spaventosamente accaduto evoca un concetto (quello di responsabilità) sul
quale, nella confusione dei giorni, è prevedibile una ridda di voci, ovviamente
gridate. La logica giuridica ha costruito articolati concetti del nesso di
causalità (la causalità condizione, la causalità adeguata, la causalità "umana",
etc) che assumono una connotazione direi quasi meccanica (come del resto è
necessario in ambiente giuridico), anche estesa alle cosiddette concause, come
dice l’articolo 41 del c.p.; ma non è il caso di dilungarsi sull’argomento,
perché tali concetti mal si attagliano al tema in esame. D’altra parte,
l’approssimazione mediatica tende a mescolare i discorsi, nel consueto frullato
di superficialità, tanto che viene proprio difficile, almeno per ora,
appoggiarsi ad essa per valutare le cause prossime dell’accaduto: anche i
polemici richiami alla legislazione Italiana sull’immigrazione, ancorché
fondati, mi pare che mal si adattino all’accaduto, almeno direttamente (come
vedremo subito).
Dunque,
qui, forse, viene in questione un concetto assai più largo, starei per dire un
concetto di responsabilità culturale; e nemmeno, stavolta, legato al degrado
culturale del nostro Paese (sul quale altre volte ci siamo amaramente intrattenuti
su questo blog), che, in fondo, in
materia, predica male ma, spesso, razzola bene (come insegnano i Lampedusani).
Qui
la responsabilità è probabilmente più vasta, direi collettiva Europea e lato sensu nord-occidentale; appunto, culturale,
direi quasi etico (Sono forse io il
custode di mio fratello? Gen. 4,9).
Ma
c’è, forse, di più: dietro alla dinamica degli eventi e al palleggio delle
accuse, mi pare di leggere un tema antico (dall’Antigone di Sofocle, V sec. a. C.) e sempre attuale, ben richiamato
dal bellissimo film di Crialese, Terraferma,
ambientato appunto a Lampedusa, dove il conflitto fra la legge formale e “legge
del mare” viene assunto a base della drammatica vicenda di immigrazione
“clandestina” ivi narrata, come lo è, nella tragedia di Sofocle, il conflitto
fra la legge del tiranno e la legge naturale sulla sepoltura dei ribelli.
Come
che siano andati i fatti, credo che dovremmo interrogarci con serietà e fattività
sul modello culturale che retrostà agli eventi dell’Isola dei Conigli e ai
tanti altri eventi del genere che hanno trasformato il Mare Nostrum in Mare Monstrum:
un modello culturale ignaro delle dinamiche del mondo, becero sui mezzi per
governarle, come pure è necessario, chiuso ai valori più profondi dell’umanità,
fomentatore di disprezzo e di odio.
Dai
lontani ricordi di filosofia del diritto, mi pare di poter ripescare, forse
confusamente, un tema antico e, anch’esso, sempre attuale: sono i costumi che
creano la legge ma la legge influenza i costumi, le norme vengono prodotte per
rispondere alle esigenze della convivenza ma, una volta formulate, le norme
guidano i modi di guardare alla convivenza.
Di
questo, dovremmo riflettere, mentre ansiosamente cerchiamo di appurare le cause
prossime degli eventi, spesso dimenticando le cause remote.
Roma, 5 ottobre 2013
P.S.:
a chi volesse approfondire alcuni spunti sul tema, segnalo due libri, che ho
letto con grande interesse: Le ragioni di
Antigone, di P. Bovati, G. Cucci, O. De Bertolis, L. Larivera e F. Occhetta
(Cittadella Editrice, 2011) e La legge e
la sua giustizia, di G. Zagrebelsky (il Mulino, 2008).
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