Angosce autunnali
(di Felice Celato)
Pur avendo, da tempo, perso ogni confidenza col
pettine, non mi è stato difficile, sempre da tempo, immaginare che tutti i nodi
sarebbero giunti, prima o poi, al pettine. Ora io credo che, non essendo
accaduto per tempo, noi siamo, hic et nunc, nel bel mezzo del “poi”: i conti nazionali
non tornano, il debito continua a crescere e con esso cresce il costo del suo
rifinanziamento, le tasse non scendono, le spese pubbliche non si tagliano, la
competitività del Paese cala, la sua industria (servizi compresi, e quindi:
siderurgia, costruzioni, ma anche telefonia, trasporti, moda persino, etc.) è a
pezzi, la disoccupazione non cala, il Governo è prigioniero dei due malsani
partiti che dovrebbero sorreggerlo e che invece lo ricattano con le esigenze
del loro posizionamento elettoralistico, la legge elettorale non c’è, il famoso
problema del finanziamento ai partiti non è stato affrontato; e, come se non
bastasse, i talk show televisivi
hanno ricominciato a veicolare verso le teste degli Italiani le retoriche vacue e le chiacchiere insulse
di una classe politica, in larghissima parte, superata dai tempi.
“Navigare
necesse est” Plutarco faceva dire a Pompeo; ma, domando io, anche “fluitare necesse est”, è necessario
galleggiare? E’ sano il solo tenersi a galla mentre gli altri nuotano verso la
riva?
Anche De Rita (Il
Corriere della sera di oggi), da sempre nume tutelare di un ottimismo
“sistemico”, comincia a nutrire dubbi sulla nostra capacità di riuscire a
mettere insieme uno scenario di riferimento da perseguire con determinazione,
appunto, di sistema.
Già, diranno i saggi amici conservatori in politica e
rivoluzionari in ecclesiologia, e poi che succede se si va alle elezioni in
questa situazione?
Non lo so; so solo quello che succede se continuiamo a
galleggiare: un’onda più grande ci travolgerà. E sempre gli stessi amici
diranno: sempre il solito pessimista! E’ vero, semplificando atrocemente, io sono un pessimista che
vorrebbe non avere mai avere ragione; loro, i miei amici saggi, preferiscono
essere ottimisti ma avere sempre torto. Questione di gusti!
Roma 25 settembre 2013
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