Ucronìa
(di
Felice Celato)
Mi
pare di aver citato altre volte, su questo blog,
un suggestivo racconto di quello straordinario letterato che è stato Jorge Luis
Borges: Utopia di un uomo che è stanco,
proposta da Adelphi nella raccolta Il
libro di sabbia.
Mi è
tornato alla memoria in questi giorni in cui ho cercato, costretto dagli eventi
della cronaca politica ma autenticamente riluttante, di riprendere a
riflettere, anche con l’aiuto di qualche amico paziente, sulla straordinaria
concomitanza di disagi (culturali, intellettuali, morali ed emotivi) che si
addensano attorno al mio modo di guardare al presente della nostra”vita
democratica”: credo (senz’altro presuntuosamente) di veder chiaro dove
rischiamo di impattare con la realtà (che sembra sfuggirci), anche se non
percepisco con chiarezza attraverso quali strade urteremo l’ostacolo, perché
tutte mi sembrano ad un tempo indefinite ed inevitabili, contorte eppure
inequivocabilmente dirette alla meta dura.
[Diceva,
nel 1991, un mio vecchio capo che fra due persone che corrono insieme alla
rovina, chi soffre di più è chi riesce ad esserne cosciente mentre corre; chi
percepirà la rovina solo quando questa arriverà, fino a quel punto può anche
essere ragionevolmente contento: in fondo sta correndo e magari si sente
addosso tutte le energie che ritiene necessarie per affrettarsi.]
Però
questa “certezza”, che può apparire cupa (e forse lo è!), è mitigata da una
speranza negativa: in fondo che ne so, io, veramente, delle più profonde
stratificazioni sociali, delle energie animali che si sprigioneranno in capo a
coloro che vitalmente si affanneranno per uscire dal labirinto? La risposta alla
domanda è semplice: nulla, o al massimo, poco.
Che
cosa mi giova (credere di) conoscere la strada se io posso starmene a guardare da
un colle, in compagnia di qualche altro scettico amico, se non sono io quello
che deve percorrerla? Si potrebbe dire
che questo è un “vantaggio” dell’età e del distacco che questa porta con sé; ma
anche – eh! sì – che è un vantaggio immorale!
Bene,
anzi male! Dunque, per diminuire il grado di immoralità di questo "vantaggio",
vorrei additare anch’io una mia “Ucronìa di un uomo che è stanco” (utopia è un
luogo che non esiste; ucronìa, un tempo che non esiste). Eccola: se, in vista
di una necessaria ricomposizione dell’ambiente politico italiano, sfarinato dal
ventennio di rancori che dovremmo pure, una buona volta, lasciarci alle spalle;
se in vista di questo difficile ma sperabile passaggio, provassimo a darci un
criterio nuovo (ed antico) per valutare le proposte politiche che ci verranno
fragorosamente snocciolate nella prossima (non lontanissima) ordalia
elettorale? Se, semplicemente, provassimo, cioè, a soppesare le retoriche
elettorali in termini di carità (nella
parola sta, forse, il massimo di ucronìa?), di carità verso gli altri, anche
avversari, verso il Paese nel suo complesso e verso le sue comunità, verso le
generazioni future, verso i mondi emergenti che (quanto meno demograficamente)
premono alle nostre porte?
In
fondo, l’esercizio è, in teoria, più semplice di quanto si immagini; se ne
trova la guida nella Prima lettera ai
Corinzi: basterà domandarsi quanto ciascuna proposta politica ha in sé di
paziente, di benigno, di non invidioso, di rispettoso degli altri e della
verità, di disinteressato, di propenso al perdono, di tollerante, di
speranzoso, di disposto alla sopportazione. E votare di conseguenza, quando ne
giungerà il momento.
Mi
rendo conto che questa idea, senz’altro “bizzarra”, apparirà, ai più indulgenti,
come un’altra elusiva divagazione di un uomo stanco, disperato nel presente e
del tutto ignorante di politica e di meccanismi di formazione del consenso (non
voglio immaginare cosa ne penseranno i meno indulgenti!). Ma let’s
have a dream! direbbe più o meno Martin Luther King, che, anche lui, forse, era poco esperto di politica (non era anziano, però, 50 anni fa) : almeno non si potrà dire che chi
credeva (o si illudeva, dolorosamente) di vedere le cose con chiarezza non ha
voluto indicare una soluzione, per quanto “bizzarra” possa apparire a prima
vista.
Roma,28
agosto 2013
Nessun commento:
Posta un commento