Il
club degli incorreggibili ottimisti
(di
Felice Celato)
Chi
segue le mie segnalazioni letterarie sa bene che non amo i romanzi troppo
lunghi. Dunque non segnalerei questo bel libro di 700 pagine (Il club degli incorreggibili ottimisti di Jean-Michel Guenassia,
Salani Editore) se proprio non valesse la pena di leggerlo (pensate
che, come mi è capitato proprio con un altro bellissimo romanzo francese, Le benevole di J. Littell, per leggerlo
più agevolmente a letto ho dovuto artigianalmente “scinderlo” – nottetempo e
con l’aiuto di un taglierino - in due
semi-volumi da 350 pagine l’uno!).
Il
protagonista del libro (Michel, l’io narrante) è un adolescente francese, di
famiglia borghese di origine francese e italiana, grande lettore e rocambolesco studente, che, nei suoi oziosi
vagabondaggi urbani, viene in contatto con un curioso “circolo” di profughi
dell’Est Europeo - siamo nei primi anni ’60, della guerra francese d’Algeria - che
si ritrovano, nel retrobottega di un bistrot
di Parigi, per grandi bevute, lunghe partite a scacchi, barzellette su Stalin
e accese discussioni.
I vitali
personaggi di questo mondo, legati fra loro da una misteriosa vicenda che si
rivela solo nel finale drammatico, hanno, ciascuno, una sua storia di fughe,
dolori e peripezie da esiliati, che annegano, finché possono, in un animoso
attaccamento al presente, nel quale sopravvivono, da profughi, svolgendo lavori
umili ed irregolari, molto distanti da quelli che hanno lasciato dietro di
sé nelle loro precipitose fughe, variamente connesse al disfacimento del blocco
ideologico del socialismo reale; al quale, tuttavia, con opposti sentimenti, rimangono, in qualche
modo, incorreggibilmente legati.
Questi
vissuti personaggi, a vario titolo, divengono confidenti e maestri di vita di
Michel, del quale accompagnano, coi loro disincantati consigli, la crescita, il
primo amore e i difficili problemi familiari ed al quale, fra mille reticenze,
raccontano frammenti delle loro tribolate esistenze.
Narrate
con grande maestria e con tocco lieve e talora divertente, le belle storie del
libro sembrano legate fra loro, oltreché dal ben riuscito contrappunto fra
presente e passato, dal senso tenero della fragilità delle esistenze umane, sconvolte dalle onde
della storia e della vita, e delineano – quelle degli amici di Michel – un quadro
drammatico della fase del tramonto dell’ideologia comunista.
Insomma,
un libro interessante, molto gradevole da leggere, incredibilmente
resistente… all’abbondanza delle pagine.
Orbetello.
8 agosto 2013, San Domenico Guzman
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