Ipotesi
su Gesù
(di
Felice Celato)
In
questo mese che sarà, come ogni agosto, di intense letture , ho “scoperto” un
libro non nuovo (ha ormai quasi 40 anni), recentemente ripubblicato in una
bella edizione da SEI: Ipotesi su Gesù,
di Vittorio Messori, che mi affretto a segnalare agli amanti dei libri
“impegnativi” (ma chiari e convincenti).
Si tratta,
forse all’autore spiacerebbe una definizione del genere, di un testo di moderna
apologetica, caratterizzato da un approccio ragionante, da uomo “del secolo”, e
supportato da un’indagine che l’autore ha sviluppato, a partire dal 1964, soprattutto
per se stesso, prendendo le mosse da una “crisi” (cui fa cenno all’inizio
dell’edizione del ‘92) che ne ha scosso la cultura “laica” nella
quale era stato educato.
Il
cuore del libro sta tutto in una riflessione sulla Rivelazione come elemento
portante di una ricerca su Dio che, nel corso dell’indagine, argomenta la
straordinaria paradossalità del Dio prima ebreo poi cristiano che scende a
parlare in prima persona agli uomini della storia attraverso il “figlio” che addirittura si fa uomo. Un “unicum” nella storia delle religioni, spesso
incompreso anche presso l’ambiente apostolico più vicino ai tre anni di vita
pubblica di Gesù (ambiente che pure ne ha custodito e rispettosamente
tramandato il messaggio), uno “scandalo” per lo stesso ebraismo in cui Dio ha cullato
il Suo rapporto con le Sue creature, secondo una linea di continuità che via
via in Gesù, appunto, “si rivela” con chiarezza, mettendo a nudo un disegno di
“irruzione” nella storia avviato molti secoli prima di Cristo, secondo modalità
“culturali” che hanno accompagnato la vita spirituale dell’ebraismo al quale
Gesù dà compimento.
Di
fronte a questo “unicum” si sono inutilmente accaniti celebrati tentativi
“riduzionisti” in senso (apparentemente) razionalista o (contraddittoriamente)
mitologico (Messori ne fa una ragionata rassegna critica), che, alla fine,
nulla possono contro il “miracolo” della
giovinezza (eterna perché divina) di inusitati insegnamenti che nel corso della
storia hanno resistito a mille assalti e, anzi, hanno dato via via frutti nuovi
anche nelle “culture” più diverse.
E’
in questa unicità senza alternative che il discorso di Messori si dipana, senza
trionfalismi, non per scoprire se Dio c’è (come in fondo può suggerire la
ragione e come ammettono anche i teologi del Dio “gassoso” alla Mancuso) ma
com’è Dio come persona; il che è cosa così ardua e così “rivoluzionaria” che solo la
Rivelazione rende possibile.
Insomma:
un libro da leggere e, di tanto in tanto, da rileggere.
Dicevo
all’inizio “un testo di moderna apologetica”; ma, se ha ragione Bonhoeffer nel
ritenere (cito a memoria perché non ho sottomano il testo, di cui parlavo in un
post di qualche tempo fa) che la
Rivelazione segna il confine fra teologia e filosofia, potrei definirlo anche
un libro di teologia, scritto, con grande acume, da un colto non-teologo.
3
agosto 2013
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