lunedì 24 giugno 2013

"Mala tempora currunt"

Pensieri neri
(di Felice Celato)
So benissimo di non possedere (almeno per quel che riguarda la vita civile di questo Paese) un approccio…molto speranzoso; perciò mi abbandono senza rimorsi a qualche previsione non proprio “ottimista”, certo che i pochi (ma amati) lettori di queste note non se ne sorprenderanno.
Dunque, secondo la mia visione, stiamo per entrare in un nuovo periodo molto buio (senza essere usciti da quello appena precedente); e provo a sintetizzare le ragioni di questa (secondo me facile ma dura) previsione.
Contesto politico: il Governo mi pare inadeguato a guidare un’uscita dalla crisi; e ciò non per l’insufficienza degli uomini che lo compongono (alcuni dei quali senz’altro di grande qualità) ma per l’inadeguatezza culturale dei partiti che (fino ad oggi, 24 giugno) lo sostengono (da domani, vedremo). Il PD non ha ancora capito dove vuole stare e non riesce a parlare il linguaggio della verità e della responsabilità coi suoi (declinanti) elettori; il PdL pensa solo al proprio posizionamento elettorale (o a quello giudiziario del proprio leader), talora “sparando” grossolane stupidaggini e spesso alimentando una fronda mediatica di destra che (pericolosamente) le supporta. Le scelte congiunte fatte fino ad oggi sono state quasi tutte nel senso del rinvio dei problemi e delle sospensioni decisionali; e, comunque, per opinione comune degli osservatori liberi da vincoli ideologici, largamente sottodimensionate rispetto all’imponenza e all’urgenza dei problemi che abbiamo difronte. Dalle opposizioni non c’è nulla da aspettarsi o per insufficienza di preparazione o per predominanza di retoriche favolistiche.
Contesto economico: la crisi economica morde sempre più in profondità, colpendo anche le categorie più professionalizzate e l’imprenditoria più vivace, in particolare quella minuta (commercianti, piccoli imprenditori, etc). I sindacati – ora riallineati nel senso vacuamente rivendicativo che ha caratterizzato l’ultima manifestazione “unitaria” – rappresentano solo i pensionati e le classi più protette (generalmente le più anziane) del mondo del lavoro. L’imprenditoria nazionale restringe il suo impegno, quella internazionale è messa in fuga dalla complessità (eufemismo!) del Paese.
Contesto finanziario: aspettiamoci (quanto meno) un rialzo dei tassi (già iniziato in questi ultimi giorni) e del famoso “spread”. Un solo punto percentuale in più sui 300 e passa miliardi di € in scadenza nei prossimi 12 mesi, da solo vale 3 miliardi di € di maggior deficit e di maggior debito. La “macchina fiscale” è in affanno da impopolarità (e certe sue scelte operative la giustificano anche) mentre la tassazione è diventata opprimente.
Contesto sociale: il declino antropologico non sembra arrestarsi, la moltitudine sola ma senza solitudine e senza personalità non sembra in grado di arginare lo sfarinamento del tessuto connettivo del paese. Troppe sciocchezze circolano nella “pubblica opinione” mietendo temporanei ma vigorosi successi. Le reazioni dei mondi più ricchi di valori umani e culturali (che, pure, ancora ci sono!) è debole ed isolata, non riesce a “quagliare” una visione dell’impegno civile che vada oltre lo sforzo individuale e silenzioso.
In sintesi: i problemi che dobbiamo affrontare soverchiano largamente le possibili soluzioni che riusciamo a mettere in campo, nell’attuale contesto politico, economico e sociologico. Occorrono una determinazione, un pragmatismo, una libertà di pensiero esente da vincoli ideologici, una visione di lungo periodo ed una capacità di coagulare attorno ad essa le migliori forze del paese; occorrenze che, tutte insieme, non sembrano alla portata del contesto in cui viviamo.
Ricette: non ne vedo, senza un profondo rivolgimento della nostra governance, peraltro non esente da rischi nel depresso contesto culturale che viviamo.
Speranze: forse mi sbaglio!

Roma, 24 giugno 2013

Nessun commento:

Posta un commento