venerdì 1 marzo 2013

Ecologia della convivenza/4


Proviamo con l’esorcista
(di Felice Celato)

Lo scorso anno, proprio di questi tempi, avevamo riflettuto, sotto diversi profili, su quella che avevamo chiamato “l’ecologia della convivenza”.
Dicevo (post del 10 febbraio 2012) : “Ormai la cifra del nostro giudizio sugli altri è il disprezzo, la sfiducia preconcetta, l’alterigia della presunta superiorità (etica?), la sommarietà maligna e massacrante  dei giudizi incompetenti, la ricerca ossessiva del rinfaccio; il tono, sempre quello dello sfogo inviperito o dello sbocco di malanimo. Di fronte a ciò (che non ci porterà né bene né lontano se non sapremo porvi fine, ed anche rapidamente: le elezioni arriveranno pure e … vedremo)….etc.etc”.
Più recentemente, con l’amico “pessimista” del Thè e pasticcini (post del 23 gennaio 2013), avevamo fatto una riflessione sull’origine dei  nostri “mostri” della politica (inutile fare i nomi), figli – dicevamo –  del nostro modo di comunicare sui media (molti dei talk-show delle nostre televisioni, pubbliche e non, costituiscono ormai l’ideale brodo di coltura delle pulsioni più pressappochiste  e distruttive) e anche di quello che via via siamo diventati dal punto di vista sociologico e, forse, antropologico.
Ora, con le elezioni alle spalle, siamo in grado di osservare in corpore vili, la portata delle dinamiche che ci sembrava di intravvedere e che non abbiamo saputo (o voluto) governare.
L’Italia è diventata un paese grossolano e violento (nelle parole, per ora) e questa sua nuova (o antica?) natura connota la vita di ogni giorno (basta leggere le cronache o guardare la TV; da ultimo: la reazione del pubblico alla sentenza d’appello sul dolo eventuale nel caso Thyssen) come pure il “dibattito” politico, ormai tanto polarizzato sui rancori e sui reciproci disprezzi da rendere improbabile o instabile ogni convivenza per governare l’enorme gravità dei problemi.
Leggevo su Il sole24 ore di oggi, una proposta pensata, argomentata, pacata, piana e ragionevole del professor Capaldo sul da farsi, subito (detassare le imprese), e immaginavo la reazione ideologica, sgangherata e scomposta che l’attuale politica quasi sicuramente metterà in campo (anche qui: spero di sbagliare!).
Quos Deus perdere vult, prius dementat, abbiamo temuto più volte; ma i pazzi – intendiamoci bene – non sempre negano la verità, anzi spesso la affermano: la cosa vale anche in politica, ovviamente (sarebbe assurdo negare che molto del rancore che circola nella nostra società non abbia fondamento!). Ma questo non li rende meno pericolosi. In fondo il pazzo indemoniato che nel primo capitolo del vangelo di Marco, a Cafarnao, affronta Gesù, Gli lancia contro un grido di ripulsa e una professione di fede (Che cosa c’è fra noi e te, Gesù, Nazareno?.....Io ti conosco, so chi sei: il Santo di Dio, Mc, 1,24)
Così mi è venuto in mente che, in questa specie di diabolica possessione che sembra pervadere la nostra convivenza, accantonata per frustrazione l’aspirazione (ma non la speranza) di avere un nuovo santo che ci faccia da esempio, probabilmente ci servirebbe almeno un esorcista, come ebbe a dire un noto manager di Stato parlando della “vecchia” Alitalia. Un esorcista per l’Italia.
Roma, 1° marzo 2013

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