domenica 10 marzo 2013

Letture


“I Disorientati”
(di Felice Celato)
Torniamo alle letture, ché – di questi tempi – è assai meglio.
Guarda caso, però, il libro che voglio segnalare agli amanti del fascinoso mondo del Medio-Oriente mediterraneo, è intitolato proprio così: I disorientati, appena uscito in Italia (da Bompiani) e scritto da un autore che io amo molto (Amin Maalouf, un arabo cristiano libanese, divenuto poi francese e anche membro dell’Académie Francaise, cui si devono alcuni racconti straordinari, come: Gli scali del Levante, Origini, Il periplo di Baldassarre, Col fucile del console d’Inghilterra, etc).
In fondo, questo grosso romanzo di quasi 500 pagine, più che un vero e proprio romanzo è una specie di lunga confessione dei dubbi, dei rimpianti, dei rimorsi e delle nostalgie degli emigrati dal Libano nell’ultimo trentennio del secolo scorso, e, allo stesso tempo, una passionale argomentazione delle ragioni della permanenza di quelli che, invece, erano restati in patria quando i più fortunati (o i più deboli? O i più coraggiosi?) se ne allontanavano.
La storia è semplice: cinque o sei amici di gioventù, appartenenti a diversi ceppi culturali (arabi-musulmani, ebrei e arabi-cristiani), per strane circostanze, legate alla morte di uno di essi rimasto in Libano, trovano modo di rincontrarsi dopo molti anni, proprio in Libano, per ricordare insieme e per reciprocamente confessarsi le ragioni della loro scelte, quasi come in una sorta di seduta socio-psicoanalitica.
La tecnica narrativa (un misto fra diaristica, epistolario e narrazione in terza persona) consente di far scorrere la vicenda di questo incontro e della sua preparazione dipanando, nel contempo, i temi di fondo della convivenza in quell’area martoriata dalla storia del XX secolo, incastonata fra mondo occidentale e mondo arabo, al confine con Israele, fra islamismo ed antislamismo, fra tolleranza ed intolleranza, fra tradizioni laiche e pulsioni politico-religiose. E, ovviamente, questo repertorio di temi è la parte di gran lunga più interessante del racconto, ed anche quella più ricca di argomenti e di suggestioni, perché l’autore – emigrato in Francia nel 1976 –  ben conosce quei sentimenti e quei pensieri per essere stati i suoi.
Dunque, come dicevo all’inizio, una lettura da raccomandare a chi ama il Medio-Oriente mediterraneo; ma anche ricca di spunti per chi è affascinato dal più generale tema dei destini individuali scossi e, appunto, disorientati dai passaggi drammatici della storia.
Roma,10 marzo 2013



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