I nostri Grouchy
(di
Felice Celato)
Anni
fa, all’indomani della lettura de La
novella degli scacchi di Stefan Zweig, avevo comprato un altro libro di
questo grande scrittore del periodo del cosiddetto Mito Asburgico, Momenti fatali. Inspiegabilmente questa
raccolta di alcuni (14) momenti fatali della storia (dalla caduta di
Costantinopoli, alla battaglia di Waterloo, alla “scoperta” del Pacifico,
all’avvento dell’impero romano, etc) raccontati dalla penna magica di Stefan
Zweig, era restata non letta, dimenticata fra gli altri bei volumi di Adelphi;
tanto dimenticata che qualche giorno fa ho ricomprato lo stesso libro e l’ho “divorato”
in due o tre giorni di intensa lettura. Ora la raccomando vivamente a tutti gli
amici appassionati di questo “arcano laboratorio di Dio” che è la storia
dell’umanità, dove “fatti che di solito scorrono placidamente l’uno dopo
l’altro…si comprimono in un singolo attimo che tutto decide e tutto dispone….[determinando]
la vita di un individuo, di un popolo, addirittura il corso del destino per
l’intera umanità”.
Oggi,
nel leggere il capitolo dedicato alla storia della fine della repubblica romana
attraverso la vicenda umana dell’ultimo Cicerone, mi è venuto in mente il 2
giugno del 1946, quando il popolo italiano, stremato dai vent’anni di dittatura
e dalla guerra confusamente perduta, rinasceva alle virtù civiche che per tanti
anni aveva sopito; e, successivamente, il 18 aprile del 1948 quando il popolo
italiano sconfisse il pericolo social-comunista.
“Momenti
fatali” della nostra storia recente, piccoli forse nella prospettiva
dell’umanità, ma francamente decisivi per il nostro oggi che dura, attraverso
vicende alterne, almeno per tutta la mia vita passata.
Non
so se sono le emozioni suscitatemi da questo bellissimo libro a crearmi
sensazioni fatali nel considerare il nostro presente; ma le 480 ore o poco più che
ci apprestiamo a vivere nei 20 giorni che ci separano dalle prossime elezioni
mi paiono “sature di potenziale drammatico e gravide di fato…[per] una decisone
destinata a trascendere la contingenza”.
Ho
la sensazione che il 24 febbraio l’Italia deciderà del proprio futuro in
maniera irreversibile, in un suo momento fatale dagli effetti (relativamente)
irreversibili, come lo sono, appunto relativamente, tutte le decisioni "supreme"degli
uomini. E allora questa fiera delle occasioni perdute (per il PD quella di
diventare un partito moderno, per la destra di liberarsi dello scomodo
padrinato, per Monti stesso quella di restare a disposizione, come forse era
più nel suo stile, per gli Italiani quella di scegliere per la verità e – come
dicevamo nel post del 26 agosto 2012
– il “perdono”, di rinunciare alle
seduzioni degli imbonitori e alle invettive dei populismi più dissennati),
questa fiera delle occasioni perdute, dicevo, cui assistiamo in questa patetica
campagna elettorale, mi pare così gravida di rischi e di incognite da provare
quasi spavento per quel che gli italiani vorranno fare di se fra 20 giorni.
“Talvolta,
scrive Zweig, succede….che per uno strano capriccio il destino si assoggetti ad
uomini di scarso valore. Allora…..per un vertiginoso attimo il fato depone le
sorti del mondo in mani del tutto inaffidabili…[che]…. si lasciano sfuggire di
mano, tremanti, la sorte propizia.”
Così,
il generale Grouchy, fedele e grigio collaboratore di Napoleone, per non disobbedire
al suo imperatore, perde l’occasione di salvarlo dalla sua Waterloo.
Quanti
generali Grouchy abbiamo di questi tempi e quanti imperatori al tramonto
(ideologia, pan-sindacalismo, “richiami della foresta” dal passato remoto,
ambizioni personali smodate, antiche abitudini al servaggio, fascini dell’uomo
qualunque, etc) cui non pare si sappia disobbedire!
Roma,
3 febbraio 2013
Nessun commento:
Posta un commento