Due segnalazioni
(di
Felice Celato)
Sempre
per tenerci fuori (almeno in questa sede) dalla bagarre civile (meglio sarebbe dire: incivile) di questi tempi,
segnalo due letture fuori del tempo.
La
prima è Piccolo manuale della speranza,
di Carlo Maria Martini (Giunti): come molte opere del Cardinale pubblicate in
questi ultimi mesi, anche questa è collettanea, nel senso che è composta di
varie predicazioni raccolte insieme attorno ad un tema, stavolta quello difficilissimo
della speranza, ma non sempre – per la verità – ben collegate fra loro.
Eppure
tutte insieme trasmettono un messaggio “fedele”, cioè caratterizzato da una
fede profonda che si comunica, più che con argomenti teologici, con percorsi di
riflessione e di lettura dei testi sacri, di straordinaria intensità pastorale.
Particolarmente
emozionante, fra le altre, mi è sembrata la lettura di Isaia 60, 1-6, dove il
tema che viene suggerito (è questo lo stile del Cardinale) è quello della luce
(Alzati, rivestiti di luce perché viene
la tua luce) e della sua dimensione "apostolica": siamo anche noi, come la Gerusalemme
del profeta, chiamati a rivestirci di luce, ad alzarci e a guardarci intorno
illuminati, per essere, a nostra volta, una piccola sorgente di luce.
Un
libro da leggere, lentamente; magari cercando nella memoria quegli uomini e
donne dotati di questa speciale luminescenza interiore che forse, nella nostra
vita, abbiamo anche avuto la ventura di
incontrare.
La
seconda segnalazione è invece di ambito culturale ebraico: Il Golem, di Isaac B. Singer (Salani); una leggenda bella (quella
del mito del Golem, il gigante di argilla che di tanto in tanto si leva per soccorrere gli ebrei), una favola adulta, piena di una speciale fede nella vita, tenace e quasi allegra.
Leggerlo
è un piacere, questo piccolo libro corredato di qualche disegno, che conferma
la straordinaria maestria narrativa di questo ebreo polacco e poi americano
(premio Nobel per la Letteratura nel 1978): anche quando narra una fiaba, Isaac
Singer lo fa con una capacità di raccontare ed avvincere che forse affonda le
sue radici nell’atavico culto della narrazione, tipico della tradizione
ebraica. In fondo che cos’è la Bibbia se non un lungo, affascinante racconto
del misterioso rapporto fra l’uomo e Dio, nel tempo?
Anche
Il Golem può sostituire egregiamente,
per una sera, un talk show televisivo
riempito di pompose banalità proclamate come fossero grandi idee (di piccoli
uomini).
Roma,
31 gennaio 2013
Nessun commento:
Posta un commento