venerdì 4 gennaio 2013

Verso la campagna elettorale/3


Un possibile metodo di giudizio
(di Felice Celato)
Non è ancora ufficialmente cominciata, questa campagna elettorale, che già mi sale il disgusto per la povertà degli argomenti e per la rozzezza dei non-argomenti che vengono posti difronte agli elettori. Pertanto, con questo post, si chiude, in questa sede, l’attenzione al tema; attenzione che, naturalmente e doverosamente, resterà viva invece in ciascuno di noi e magari farà oggetto di ravvicinate discussioni e polemiche fra amici con diverse visioni, ma che terremo fuori dal blog per seguitare a respirarvi un’aria – se possibile e come spero – più raffinata (ci riserviamo solo il “diritto” a qualche inevitabile eccezione per gli spunti che il contesto – ne sono sicuro – non mancherà di offrire in abbondanza per il nostro “stupi-diario”).
Prima di salutarci per questo silenzioso periodo di…..immersione sotto la superficie del “politico”, volevo però proporre un metodo di ragionamento che (in linea con quell’avvinghiamento all’intelligenza che raccomandavamo qualche giorno fa nella prima di queste note “Verso la campagna elettorale”), mi parrebbe utile per orientare ciascuno per proprio conto le proprie libere ed insindacabili scelte di voto.
Dunque: l’Italia ha oggi (13° anno del terzo millennio d.C.) due macro-problemi da affrontare: (1) quello del suo enorme debito pubblico (2000 €mil.di) che ormai, a torto o a ragione, viene giudicato insostenibile non solo per il suo rapporto col PIL ma anche per la massa di interessi che genera (circa 80 €mil.di l’anno, pari, grosso modo, all’intera spesa per l’istruzione del Paese); e  non solo dall’Europa (che poi siamo noi) in ragione della sua anomalia intra-europea ma anche dai mercati che ne detengono circa il 30% (circa 600 €mil.di pari a poco più della somma fra il PIL Greco e il PIL Belga) ; (2) quello della sua enorme perdita di competitività, accumulata in molti anni e ora resa più drammatica dal fatto di non avere più a disposizione la leva del debito pubblico (o delle svalutazioni) per occultarla o contrastarla.
Tutti gli altri problemi anche gravissimi che abbiamo sul piano economico (prima di tutti quello della disoccupazione, in particolare giovanile; quello della crescente indigenza e quello della insufficienza  del nostro welfare) dipendono dai macro-problemi che abbiamo (brutalmente e sommariamente ) sintetizzato. E, per certi aspetti che qui sarebbe lungo enumerare, pure ne dipendono quelli che abbiamo sul piano istituzionale.
Per risolvere il primo macro-problema occorrono tasse o tagli di spesa o vendite di patrimonio; per risolvere il secondo (non potendo stimolare l’economia con investimenti pubblici, a causa del vincolo finanziario di cui abbiamo appena detto) occorrono dismissioni e liberalizzazioni e privatizzazioni di interi settori della Pubblica amministrazione (in senso lato) per stimolare l’economia; ovvero – se il vincolo finanziario ce lo consentisse (ma così per ora non è)  – riduzioni di imposte per stimolare la domanda interna.
Se questa è la situazione hic et nunc, come credo, sia pure nella sommarietà della sintesi, nel valutare le proposte politiche che (forse!) ci verranno poste dinnanzi nella campagna elettorale abbiamo una sola strada (scartata quella delle evidenti e grossolane baggianate, tipo: uscita dall’Euro, default pilotato et similia): dovremo – sempre secondo il mio debole parere – valutare chi più ci sembra adeguato alla sfida vitale che dobbiamo affrontare per il bene dei nostri figli; e la misura di questa adeguatezza possiamo trarla (a) dalla coerenza di ciò che ci viene proposto e dalla sua idoneità a risolvere i problemi di cui soffriamo; (b) dalla storia personale e culturale di chi fa la proposta; (c) dalla sua conoscenza dei problemi; (d) dalla impostazione generazionale della sua lungimiranza;(e) dalla sua affidabilità e credibilità internazionale ( nessun problema è più, oggi, solo nazionale).
Il resto è, sempre hic et nunc e secondo il mio sempre debole parere, fiaba o noia.
E, per ora e per almeno 50 giorni, per quanto mi riguarda (in questa sede) de hoc satis.
Roma, 4 gennaio 2013

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