venerdì 18 gennaio 2013

Letture


Tre segnalazioni
(di Felice Celato)

Dal punto di vista delle letture (l’unico, forse) il 2013 è cominciato bene; così mi affretto a segnalare tre libri che mi sento di raccomandare ai cultori delle buone pagine scritte.
Il primo è un’opera non recente di Amos Oz (è di quasi vent’anni fa) che finora mi era sfuggita: Una pantera in cantina (Feltrinelli). Narra la storia di un’amicizia fra un fantasioso ragazzino ebreo ed un soldato inglese al tempo del Mandato britannico sul nascente Israele. Si tratta di una vicenda delicata, scritta con ironia e buon gusto, che si lascia leggere con grande piacere.
Il secondo è, invece, un romanzo più corposo della scrittrice inglese Muriel Spark (Memento mori, Adelphi) scritto con ironia tutta british e padronanza della tecnica narrativa: alle vicende intricate e anche un po’ squallide di vecchi e vecchie inglesi della ricca borghesia fa da sfondo (anzi è il vero protagonista della storia) un  senso disincantato della vita e della decadenza senile, certamente triste ma trattato con leggerezza non priva di profondità (anche psicologica).
Il terzo, infine, è un libro più “tosto” ma straordinariamente interessante (Emmanuel Carrère, Limonov, Adelphi) sia per la tecnica narrativa sia per il contenuto. Si tratta di una specie di biografia di un autore russo contemporaneo (appunto Eduard Limonov) dal profilo umano molto complesso, un po’ teppista, un po’ esaltato, un po’ carogna, un po’ cultore di una forza interiore che spesso attinge. Le sue tormentate ed avventurose vicende, fra letteratura e confusionario movimentismo politico, attraversano buona parte della storia della Russia negli ultimi 50 anni che Limonov incrocia sempre con rabbia e spirito eversivo, quasi mai con coerenza; e per questo la sua biografia finisce per essere un’occasione per raccontarla, questa storia dei passaggi dall’URSS di Krusciov fino alla Russia di Putin, così come la vede uno scrittore, l’autore, profondo conoscitore di quel mondo (per ragioni familiari) e delle sue complicate convulsioni. La tecnica narrativa, che più sopra definivo interessante, si articola su un piacevole miscuglio di fedeltà biografica, di immaginazione e di continue incursioni nella vicenda stessa della narrazione, ispirata da incontri presumibilmente veri fra il narratore e il narrato e da memorie parallele  dell’autore stesso. Dunque, direi, una biografia in vita, scritta da un biografo non distaccato, oscillante fra l’antipatia e la simpatia per il soggetto della narrazione.
Il libro è corposo (350 pagine molto fitte) ma non stanca e non annoia mai. Non ostante la diffidenza che ho spesso verso i libri dal largo e recente successo, mi sento di raccomandare vivamente il Limonov di Carrère, non foss’altro per ripercorrere tratti di una storia contemporanea che ci è passata incredibilmente vicina.
Roma 18 gennaio 2013

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