giovedì 25 ottobre 2012

Quasi un anno


Piccolo outlook in 10 punti
(di Felice Celato)
Il 16 novembre sarà un anno dalla nomina del Governo Monti e, nel nostro piccolo e dal modesto osservatorio di cui disponiamo, potremmo anticipare un piccolo bilancio, con un occhio al futuro:
  1. Non ho dubbi sulla quantità, qualità ed efficacia del grande lavoro fatto sul fronte più delicato: ristabilire – non solo una credibilità politico-istituzionale dell’Italia – ma anche una percezione di sostenibilità, a certe condizioni,  della situazione finanziaria del Paese e del suo debito pubblico in particolare;
  2. Monti ha fatto un grandissimo lavoro e gli Italiani dovrebbero essergliene grati, mutuandone anche lo stile umano e politico. Purtroppo l’Europa ha mostrato gravi problemi di leadership;
  3. il Governo Monti ha (inevitabilmente) commesso diversi errori e su alcune cose ha indugiato (e sta indugiano) troppo, anche a causa della straordinaria resistenza degli apparati al cambiamento, che ostacola la piena implementazione dei provvedimenti assunti; ma ha, per esempio, gestito perfettamente il fronte del debito, accorciandone opportunamente la duration  per difendersi dall’incremento del costo della raccolta;
  4. i partiti politici hanno fatto – per ragioni elettoralistiche – discorsi pericolosi e sconclusionati su “paletti” e vincoli assoluti, dimenticando sempre il lato delle compatibilità finanziarie. Oggi ci sono messi anche i reverendissimi Vescovi, ma non solo loro;
  5. gli italiani non sono stati guidati (dai partiti e dai “corpi intermedi” in generale) a capire che – in mancanza dei nostri tradizionali strumenti di riequilibrio della perdita di competitività (debito e svalutazioni monetarie) – occorre procedere ad una... svalutazione reale, che vuol dire: contrazione dei redditi disponibili e contrazione delle linee di intervento dello Stato a sostegno dei redditi. Per rilanciare la domanda interna occorre riposizionare l’Italia su un’auto-percezione più realistica e su una ripresa della produttività per stimolo endogeno (su quello esogeno – lo Stato e il mercato – possiamo contare poco, rispettivamente, per i noti problemi di compatibilità e per il generale rallentamento di molte economie);
  6. L’operazione “verità” viene continuamente frustrata dalle esigenze di questa lunghissima campagna pre-elettorale. Sembra albergare, invincibile, nei partiti, una straordinaria affezione alle culture che ci hanno portato dove siamo;
  7. l’Italia dimostra tutta la sua insopportabile vecchiezza di politiche, burocrazie, sistemi e cultura: dal caso Fiat, a quello Ilva, a quello L’Aquila, alla legge elettorale, al finanziamento dei partiti, all’assetto delle autonomie regionali, alla corruzione dilagante, agli sperperi e alle grossolanità, alla delinquenza organizzata; tutto sembra dimostrare che abbiamo bisogno di una rifondazione dello Stato e, purtroppo, delle mentalità e della cultura dello Stato nelle teste dei cittadini e dei loro rappresentanti. Il programma è vasto, direbbe De Gaulle; ma ineludibile. Chi progetta di eluderlo con stupide narrazioni, non può governare l’Italia del post-Monti, se non verso la sicura emarginazione;
  8. per fortuna alcuni settori industriali tengono, soprattutto quelli che esportano;
  9. per fortuna e non ostante tutto la ricchezza delle famiglie è 5 volte il PIL e il debito delle famiglie è pari al 40% sempre del PIL (50% in Francia, 60% in Germania, 100% in UK);
  10. purtroppo però sussistono gravissime sperequazioni e la percentuale delle famiglie a rischio povertà è in aumento.

Ce ne sarebbe abbastanza per un serio programma per partiti ansiosi di governare? Penso di si; ma c’è un problema: bisogna dirlo agli Italiani, e non è facile se non si ha una cultura adeguata ai tempi.
Roma, 25 ottobre 2012





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