venerdì 19 giugno 2020

Stupi-diario ornitologico

Il paese-colibrì

(di Felice Celato)

Ci voleva una suggestione letteraria (Il colibrì, di Sandro Veronesi, La Nave di Teseo, 2020, candidato al premio Strega) per pararmi d’innanzi un’immagine che mi ha fulminato.

Andiamo con ordine: colibrì era il nomignolo attaccato, nell’infanzia, a Marco Carrera, il protagonista del romanzo di Veronesi (del quale ora non intendo parlare perché non l’ho ancora finito di leggere; e non sono un giornalista avvezzo a trascurare questi particolari); e rifletteva – quel nomignolo affettuoso – un suo modo di essere, piccolo, di bellissimo aspetto e molto delicato, come dicono sia, appunto, il colibrì.

Dunque, digiuno come sono di zoologia (non ostante l’amatissimo padre veterinario), ho cercato di saperne qualcosa di più, del colorato ed esotico uccellino, cercandolo su Wikipedia. E la lettura delle semplici informazioni che Wikipedia meritoriamente mette in ordine mi ha spalancato davanti un’immagine che mi è parsa subito una eccellente metafora dell’Italia: Sono considerati – i colibrì, uccelli della famiglia delle Trochilidae diffusi soprattutto nelle Americhe – gli uccelli più piccoli al mondo: la maggior parte della specie ha un peso tra 2,5 e 6,5 grammi e una lunghezza tra i 6 e i 12 centimetri. Hanno l'abilità di poter rimanere quasi immobili a mezz’aria, capacità garantita dal rapidissimo battito alare (dai 12 agli 80 battiti al secondo, a seconda della specie) e che consente loro di potersi cibare del nettare dei fiori. La straordinaria mobilità degli arti superiori consente loro prodezze di volo inimmaginabili per altri uccelli, come volare all'indietro. Inoltre, in caso di scarsità di cibo o durante il sonno, sono in grado di cadere in uno stato di torpore che consente loro di risparmiare energia, rallentando drasticamente il loro rapidissimo metabolismo.

I rumorosi cantori dai tetti protesteranno che l’Italia è ben più di un minuscolo uccellino, sia pure dotato di un brillante piumaggio policromo! In fondo siamo sempre lo 0,8% della popolazione mondiale e lo 0,2% della superficie terrestre globale! Perbacco! E inoltre siamo i maggiori produttori di parmigiano al mondo, anzi gli unici autentici! Altro che colibrì! Aquile, siamo! Invece, parmigianismi a parte, il colibrì mi pare ci rappresenti benissimo: è minuscolo (come il nostro paese), bellissimo (come innegabilmente è il nostro paese); e poi, soprattutto, è dotato della capacità di restare quasi immobile a mezz’aria, spendendo anche, però, un sacco energia per farlo (e qui noi siamo maestri, potremmo quasi fare scuola ai colibrì, di come si sta fermi a mezz'aria, consumando però molte energie, prevalentemente vocali!); anzi è anche capace di volare all’indietro (specialità, questa, di tanto in tanto anche da noi praticata); e, infine, è anche in grado di cadere in uno stato di torpore per risparmiare energia (noi anche per pigrizia mentale!).

Se i miei ventiquattro lettori hanno presente come qui ho più volte esternato le mie percezioni dello stato rumorosamente catatonico dell’Italia, non avranno difficoltà a passarmi questa fugace metafora ornitologica; speriamo che non ci serva anche la capacità del colibrì di rallentare il metabolismo in caso di scarsità di cibo.

Roma 19 giugno 2020

 

 

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