sabato 16 marzo 2019

Segnalazione

Pandering programs
(di Felice Celato)
Ho citato diverse volte, su questo blog, Fareed Zakaria; la prima volta (in Conversazioni asincronepost del 7 aprile 2017) ho parlato di due suoi fondamentali scritti (un saggio del 1997 e, poi il magnifico libro The future of freedom, del 2003) nei quali ha coniato la fortunata espressione (dal vago sapore di ossimoro, per la verità solo apparente) illiberal democracy per descrivere la grave patologia che da qualche decennio ha cominciato ad infettare anche ben solide democrazie occidentali: una perniciosa evoluzione dei metodi di formazione della volontà dello stato ha progressivamente eroso (o messo a grave rischio) addirittura lo statuto liberale dello stato stesso (il bel libro di Yascha Mounk di cui parlavamo venti giorni fa, in fondo, riprende lucidamente proprio questo tema). 
Di questo acuto osservatore indiano – ormai ascoltatissimo esperto statunitense di geopolitica e di affari internazionali – voglio oggi segnalare una fulminante sintesi delle politiche populiste dei nostri tempi (al di là e al di qua dell’Atlantico) che mi pare meriti di essere memorizzata. L’articolo da cui la traggo (vedi link, sotto) riguarda, per la verità, il cruciale significato della vicenda Brexit (nelle sue attuali contorsioni, per le quali Britain.. is suddenly looking like a banana republic, dice aspramente Zakaria ), sia per il futuro dell’Inghilterra quale punto di forza fra le democrazie liberali occidentali (insieme agli Stati Uniti), sia per il complessivo ruolo di queste, nel loro insieme, come punto di riferimento strategico e politico dell’occidente. [Un giudizio molto severo e assai preoccupante per l’autorevolezza di chi lo formula].
Ma il punto di partenza dell’articolo di Zakaria è un altro (e, su questo, qui, vorrei soffermarmi): una delle grandi forze della democrazia sta nella reversibilità delle politiche sbagliate (le bad policies). E questa – scrive sempre Zakaria – è una consolazione quando si consideri the flurry of pandering programs being enacted as the populist wave works its way through the Western world (traduzione mia: la raffica di programmi ruffiani in corso di attuazione, man a mano che l’ondata populista fa la sua strada nel mondo Occidentale).
Bene. Non ho saputo trovare una traduzione più elegante per il termine inglese pandering (fare da mezzano, soddisfare debolezze o vizi altrui per trarne profitto, compiacere, etc.); l’uso del nostrano ruffiano merita però alcune precisazioni, perché l’espressione è forte (del resto, in Shakespeare, il personaggio di Pandaro è proprio "l'eponimo di ogni ruffiano").
Che cosa si può intendere per programmi ruffiani
Dico subito che la personalissima etichettatura di un programma politico come ruffiano, nella mia ottica, è lungi dal rappresentare una caratteristica recente delle cose politiche Italiane, ancorché di recente se ne possa essere accentuata la ricorrenza. Diamo, intanto, per scontata una ripetuta connotazione elettoralistica dei programmi politici (melius: di alcuni programmi politici): da sempre, in vista delle elezioni, l’elettore viene blandito con promesse o provvedimenti caduchi ed ingannevoli, finalizzati ad ammiccare più o meno sfacciatamente alle varie constituencies (una volta si parlava di promesse o provvedimenti clientelari, ma la sostanza era la stessa). Più maturo, evoluto e critico è l’elettorato e meno questa traenza elettoralistica funziona. Da noi funziona ancora magnificamente bene.
Assai più delicato, invece, mi pare il problema dei programmi politici strutturalmente ruffiani, cioè quelli nei quali l’elemento di ingannevolezza non è contingente (legato alle elezioni) ma sostanzialmente e durevolmente mendace, di una mendacia, per così dire, a lungo termine, fatta di costanti elusioni di veri problemi (per esempio, da noi, quello del debito pubblico), di spaccio di potenti distrazioni di massa o – se proprio il problema ha una sua tenace evidenza – di “soluzioni” fasulle, spesso foriere di semplici aggravamenti di problemi. Non è il caso qui (mentre le tradizionali 750 parole circa del post stanno esaurendosi) di mettersi a fare un elenco di provvedimenti del genere, del passato e del presente: ognuno può farsene uno, conforme alle sue visioni della politica e alla sua conoscenza delle cose, c’è ampia scelta. Mi pare invece assai più importante (almeno qui) cogliere l’intrinseca pericolosità dei pandering programs: è vero che – diceva Abraham Lincoln – si possono ingannare poche persone per molto tempo o molte persone per poco tempo. Ma non si possono ingannare molte persone per molto tempo. A parte ciò, però (ma non indipendentemente da ciò), spacciare costantemente inganni come strumento di democrazia, alla lunga, corrode la democrazia stessa; e allora il problema non è solo quello, di per sé spaventoso, di derive illiberali delle democrazie, ma anche quello della tenuta stessa dei meccanismi democratici.
Roma, 16 marzo 2019




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