domenica 26 luglio 2015

Cinque pani d'orzo e due pesci

Urge trovarli!
(di Felice Celato)
Non occorre essere provati dal lungo caldo e da una fine stagione lavorativa inaspettatamente densa; non occorre nutrire – come accade a chi scrive questa nota – intense e solitarie ansie liberali (associate a furiose allergie verso ogni forma di dilagante retorica statalista); non occorre – credo – essere refrattario ad ogni irresponsabile ottimismo per avvertire un senso angoscioso di inadeguatezza della nostra società e della sua cultura dominante.
Sfogliando i giornali (solo il fatto che li leggo su un tablet mi impedisce di appallottolarli al secondo titolo!), ogni giorno traggo l’avvilente sensazione che il dibattito pubblico (per non dire di quello sincopato e stereotipato dei politici!) non sia più in grado di macinare idee (salvo rare eccezioni, ovviamente), preso com’è dall’esigenza di sopravvivere a se stesso attraverso la ruminazione di banalità del tutto inadeguate alla complessità dei problemi che abbiamo di fronte; problemi antichi e irrisolti (debito pubblico, disavanzo pubblico, pressione fiscale, etc), o vergognosamente ricorrenti (“mondezza” delle città, inefficienza dei servizi pubblici, capitalismo municipale, sindacalismo irresponsabile, etc), o nuovi, almeno per dimensione ed urgenza (immigrazione, imprese e giustizia, etc); su nessuno di essi planano colpi d’ala, per nessuno di essi sento maturare linee d’azione decisive, dappertutto (quasi dappertutto) si rimuginano dibattiti esausti, con gli stessi linguaggi e – inevitabilmente – le stesse storie.
Andremo avanti così, forse senza collassi, declinando lentamente. Del resto il decadimento antropologico – di cui abbiamo parlato più volte – non può che avere radici sociologiche e, prima ancora, culturali.
Per fortuna, a medicina del mio umore cupo, la liturgia festiva offre oggi una pagina ben nota a tutti (beh!....diciamo a molti): la moltiplicazione dei pani e dei pesci, con un protagonista oscuro, il ragazzo che aveva in borsa cinque pani d’orzo e due pesci: veramente poco per cinquemila persone ma sufficiente per dar vita alla moltiplicazione (non creazione dal nulla!) operata da Gesù.
Ecco, uscendo dal significato proprio del racconto di Giovanni (che si inserisce nella lettura “dei segni”, come sanno appunto…quei molti di cui dicevamo poco fa), raccogliendo le energie vitali di un pessimista scontento di esserlo, mi è piaciuto leggere nel racconto un senso che mi viene facile esprimere col mio linguaggio di (ex) uomo di finanza: il “leverage” di Dio.
Che cos’ è il leverage? E’ l’applicazione di un capitale di terzi ai mezzi propri dell’azienda al fine di incrementarne la redditività: se hai solo cinque pani d’orzo e due pesci ed un Terzo Provvidente puoi produrre nutrimento per molti (oh! Statalisti di ogni risma: beninteso, per i lavoratori, per i fornitori, per il fisco e - alla fine, se ne rimane - anche per l’imprenditore!)
Ci sono rimasti cinque pani d’orzo e due pesci? Se sì, c’è ragione di non disperare.
Roma 26 luglio 2015

P.S. Sento dire – e , ovviamente, spero ardentemente che sia vero – che i congiunti di una signora orrendamente assassinata ad Asti hanno deciso di prendersi cura della figlia malata dell’assassino della loro cara. Altro che cinque pani d’orzo!

P.P.S. Un gruppo di intellettuali Italiani ha pubblicato un bel libro, che raccomando a tutti: I beni comuni oltre i luoghi comuni (IBL, 2015), a cura di Eugenio Somaini. Se lo leggessero (e lo comprendessero) in molti, avremmo anche i due pesci!





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