martedì 5 maggio 2015

Opinioni a mio rischio e pericolo

(di Felice Celato)
Expo ex ante
E’ partita questa famosa Expo e, come giustamente ha osservato qualcuno, occorre sperare che l’iniziativa abbia successo; e – anzi – occorre che ciascuno degli attori dell’Expo faccia, come del resto molti hanno già fatto e tutti i media stanno facendo, ogni sforzo possibile perché risulti un successo (o quanto meno sia percepita come tale).
Detto questo, però, voglio mettere in fila alcune mie perplessità, anche col confessato intento di verificare, magari fra un anno, quando potremo parlare dell’Expo ex post, se avevo visto giusto o no; in fondo – per me – anche questo è un utile sottoprodotto di questo nostro dirci apertamente come la pensiamo, senza paura di sbagliare, perché sbagliare (ragionatamente) si può, anche quando ci sembra di avere idee nette.
Dunque: fin dall’inizio sono (stato) contrario a questa intrapresa, per almeno 5 motivi: (1) anzitutto il “genus”: queste mostre/ fiere/ conventions sono ormai ontologicamente superate: comunicazioni, telecomunicazioni, interconnessioni in tempo reale, etc., fanno di questo tipo di eventi un qualcosa ormai declinante se non addirittura obsoleto. (2) Poi il “tempus”: l’Italia, ormai da qualche decennio non è più in grado di gestire progetti complessi che richiedano la coordinata interazione di Stato, Autorità Locali e imprese private (basta guardare lo stato delle infrastrutture che avrebbero dovuto supportare l’evento): troppa ruggine si è accumulata sugli ingranaggi che devono, invece, funzionare in perfetta sintonia. Bisogna, prima, ricostruire un accettabile grado sin-tonia civile. (3) Sempre a proposito di “tempus”: in questo momento l’Italia non è in grado di sostenere decentemente investimenti ingenti a ritorno incerto e differito. (4) Poi il “modus”: l’Expo è costosa, le analisi che l’hanno supportata (e quelle sugli utilizzi alternativi delle risorse finanziarie mobilitate) carenti, l’impatto macroeconomico e gli effetti permanenti forse largamente sovrastimati, come spesso accade quando gli elementi simbolici prendono il sopravvento sui dati (vedasi in proposito la chiara analisi di Roberto Perotti Perché l’Expo è un grande errore, lavoce.info, maggio 2014 http://www.lavoce.info/archives/19567/perche-expo-e-un-grande-errore/); (5) ancora sul “modus”: a sei mesi dalla fine della grande Kermesse (dal Devoto-Oli: solenne festa annuale della parrocchia che, nei Paesi Bassi e in alcuni luoghi della Francia sett., si celebra con vistoso apparato folkloristico), nessuno sa quale sarà la destinazione dell’ area di un milione di mq dove ora sorge il sito espositivo (e tantomeno come sarà finanziato l’inevitabile riuso della stessa).
Comunque, necessariamente e patriotticamente, W l’Expo! Magari qualche retorica di troppo potrebbe esserci risparmiata; ma anche quanto a retoriche, da noi, non si bada a spese!
Legge elettorale
Bene o male la legge elettorale è legge. Non mi impalco a dare giudizi tecnici perché non sono competente e nemmeno voglio diventarlo, tanto il tema mi annoia e, per certi versi, mi disgusta: sono decenni che l’Italia ha imboccato la strada  - secondo me dissennata – di cambiare in continuazione legge elettorale, nell’illusione che i problemi sociologici di una società lacerata dalle discordie possano essere risolti cambiando il sistema elettorale; sono anni che lo fa, come paradossalmente dicono i politici “democratici”, “a colpi di maggioranza”; sono anni che si discute dello stesso tema, in una continua e francamente poco edificante battaglia di interessi a corto termine; sono mesi che questa legge è in discussione, confusamente e con geometrie dei consensi  continuamente variabili. Dunque, per favore, nella incertezza degli stessi esperti (vedansi le posizioni, per esempio, di Ainis, sul Corriere della sera e D’Alimonte su La stampa e su Il Sole 24 ore), prendiamoci questa legge e passiamo ad occuparci di cose più rilevanti per la sempre più obnubilata ripresa economica e occupazionale. Se la nostra società continua ad essere quella che è,  se l’uso del disprezzo reciproco non verrà abbandonato, se il lyssavirus rabies continuerà ad infettare il paese, non sarà la legge elettorale a mutarne il destino. E non sarebbe servito a nulla ritardare la definizione di questa benedetta o maledetta legge, lasciandoci cullare dall’eterno sofisma se sia più importante il merito (come a me parrebbe, direi sempre) o il metodo (come invece pare, quasi sempre, agli eredi del sinistrismo convenzionale).
Basta, cambiamo discorso! Proprio sul Corriere della sera, in questi giorni, Danilo Manca ha rimesso in circolo un tema che, invece, da tempo mi appassiona ed angoscia: diciamoci, chiaramente, semplicemente (e caritatevolmente), la verità sulle nostre condizioni economiche e finanziarie, delle quali per intero portiamo la responsabilità non ostanti gli insperati aiuti che l’economia globale ed Europea ci offrono ancora per un po’ (da ultimo: Quei tassi a zero che non ci meritiamo, Manca, CdS del 30 aprile); e mettiamo mano, finalmente, alle cose che possono veramente  ri-svegliare l’Italia che non è morta (forse) ma certamente dorme e sogna (anche agitatamente)!
Roma, 5 maggio 2015 (Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro…..)


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