Un romanzo ed un
saggio
(di Felice Celato)
Mentre
si sta tessendo la tela grezza della never
ending story della crisi Greca (sulla quale ritornerò, a vicenda conclusa,
per trarne – se del caso – utili lezioni per noi), mi sono appassionato a due
letture, appunto Greche, che segnalo.
La
prima è un nuovo “giallo” di Petros Markaris (Titoli di coda, Bompiani, 2015), che definirei un giallo
sociologico. Non importa qui la storia, che del resto non sarebbe nemmeno bello
riassumere, trattandosi, appunto, di un thriller;
basterà dire che il protagonista è la società Greca, sfarinata dalla crisi,
dalla sfiducia, dalla stanchezza e corrosa al suo interno da rancori violenti e
da una disorientata ricerca di colpe, fra complicazioni etniche e ansia di
palingenesi.
Un
bel romanzo, nel suo genere, narrato molto bene dall’autore che si conferma un
giallista sui generis; ma il motivo
per cui ho deciso di segnalarlo è più profondo e trova alimento in un altro
libro, un saggio, stavolta, di Yoannis Palaiologos (The 13th labour of Hercules, Portobello books, 2014) che analizza la
storia socio-economica della Grecia negli ultimi decenni, ripercorrendo le
“follie” di un popolo – per tanti aspetti così vicino a noi – fra fallimenti di
politici di scarso livello, incrostazioni burocratiche e clientelari, rifiuto
di fare i conti con la realtà, reazioni emotive al panico finanziario,
ideologismi devastanti, dominanze di classi dirigenti avide ma impreparate al
contesto Europeo del quale, peraltro, ambivano di far parte, come, del resto,
tutto il Paese.
Trascrivo qui (la traduzione è mia) il giudizio
di sintesi che l’ autore (un giornalista di Kathimerini,
credo il più importante giornale Greco) traccia della vicenda del suo popolo: ”Il problema non è stato quello di un eccesso
di liberalismo, ma, semmai, di una carenza di neoliberalismo; nella particolare
forma di capitalismo clientelare di stato (statist crony capitalism), il vecchio governava e il nuovo – giovani
imprenditori in cerca di nuove intraprese, laureati in cerca di lavoro, nuove
iniziative alla ricerca di uno spazio in un mercato protetto – veniva tenuto
fuori. Ma anche peggio: come il conto delle follie del sistema politico
clientelare veniva a scadere, fu chiaro che la priorità numero uno della
vecchia generazione, che era venuta fuori dal tempo della caduta dei
colonnelli, era quella di trasferire, quanto più potevano, il peso maggiore
dell’aggiustamento sulle spalle dei loro figli.” Ne sono seguite agitazioni
fortemente emotive, spesso ipotecate da intenti marcatamente ideologici, alle quali
i politici, man mano che cominciavano ad affluire fondi dall’Europa,
soprattutto negli ambienti universitari, hanno reagito, non affrontando i
problemi, ma sottoscrivendo budget nei quali erano evidenti i segni di una drunken-sailor-style spending (una spesa
in stile navigatore ubriaco).
Purtroppo,
aggiunge l’autore in un articolo comparso ieri sul Wall Street Journal, il conto non è ancora completo: the other damage Greece’s government is
doing (l’altro danno che il governo Greco sta facendo) è proprio quello di
riportare l’economia Greca verso forme di protezionismo e di chiusura
internazionale.
Non
ho elementi, come è facile immaginare, per dare un giudizio sulla qualità delle
ricostruzioni di Palaiologos né per valutare la sua “profezia” (anche se tutti
gli indicatori economici parlano da due o tre mesi a questa parte di una nuova
inclinazione verso il basso della curva di ripresa dell’economia Greca che a
dicembre 2014 dava segni di risveglio anche vigoroso).
Purtuttavia,
il saggio che segnalo mi è parso notevole, non solo in sé, per la chiarezza e l’efficacia
delle analisi svolte, ma anche per le molte analogie che vedo fra alcune
dinamiche della recente storia Greca e molte di quelle che leggo nella storia
sociologico-politica dell’Italia di questi ultimi anni, ovviamente fatte le
debite proporzioni che rendono le due situazioni solo in parte comparabili per
gravità.
In
fondo, tornando alla Grecia, direi che la società descritta da Markaris – la
protagonista del suo “giallo” – trova nel saggio di Palaiologos, una chiave di
lettura storico-politica che, per molti versi, impressiona e indirettamente
attribuisce al romanzo un valore che va al di là di quello proprio della
narrazione poliziesca.
Roma
9 maggio 2015
Nessun commento:
Posta un commento