Il capitale nel XXI
secolo
(di Felice Celato)
Sarebbe veramente arduo sperare che qualcuno dia seguito ai miei
consigli se, come sto per fare, raccomando la lettura del libro che mi ha
occupato negli ultimi quindici giorni, tenuto conto che si tratta di un libro
di quasi 1000 pagine e, per di più, non di romanzo ma di un libro di economia.
Eppure lo faccio con convinzione perché Il
capitale nel XXI secolo, di Thomas Piketty, è un libro singolare: anzitutto
perché è scritto benissimo, con un'esemplare chiarezza che lo rende adatto
anche a persone che non abbiano speciali competenze economiche; poi perché è un
libro di straordinario interesse, forse essenziale per intuire le possibili
tendenze del nostro secolo; infine perché la trattazione ha una speciale
caratteristica che ne consente la lettura su due livelli: un primo (che
richiede una certa attenzione) riferito alla esposizione della tesi dell'autore;
un secondo (che consente una certa agilità di lettura) riferito all'imponente
documentazione storica che supporta le tesi dell'autore ( con l'aiuto di
semplici ed eloquenti grafici riepilogativi)
e che, una volta compreso il senso delle tesi, può essere scorsa anche
senza tentare di....memorizzare il vasto apparato documentale, che copre ( con
ricostruzioni ragionate ma, come è ovvio, inevitabilmente stimate) gli ultimi
300 anni di storia economica del mondo.
Bene: e qual è, in estrema sintesi, la
tesi di fondo di Piketty? La tesi è che un tasso di rendimento del capitale
costantemente superiore al tasso di crescita delle economie non può che determinare
un ulteriore accrescimento delle disuguaglianze all' interno di ciascun paese e
anche fra i diversi paesi; e che, poiché questa situazione è, entro certi
limiti, destinata a riproporsi anche nel XXI secolo, con tutto il carico di
“ingiustizia” sociale che talora si porta con sé, occorre intervenire per
riavvicinare i due tassi, magari attraverso una tassa mondiale progressiva e
annua sul capitale che serva a comprimere il gap fra il rendimento del capitale e la crescita economica
complessiva.
Non è questo il luogo per una
discussione sulla tesi, in parte esplicitamente utopica, del giovane economista
francese balzato, direbbe il “buon” giornalista, agli onori della cronaca per
questo libro citatissimo sui giornali (anche da “buoni” giornalisti che, evidentemente,
non l’hanno letto). Perciò la segnalazione che ne faccio vuole avere un altro
significato: essa cioè è basata anzitutto sul metodo (l’osservazione delle
tendenze di lungo periodo, anche col soccorso di saperi diversi da quello
strettamente economico, e la diffidenza per i modelli puramente matematici cui
ricorrono spesso gli economisti ) e sulla modalità di trattazione, piana, ragionata
e, direi, nel suo complesso anche piacevole da leggere; poi, sull’ampiezza
delle ottiche utilizzate per l’analisi delle tendenze di lungo periodo, anche
nelle loro fondamentali implicazioni politiche e sociali.
Direi che questo libro, come un po’
l’altro che ho segnalato qualche post
fa (La società a costo marginale 0,
di Jeremy Rifkin, post del 12 ottobre
2014), contiene un repertorio talmente vasto di acute riflessioni e ragionate previsioni
che, come dicevo poco sopra, mi pare utilissimo per intuire le tendenze di fondo
del nostro mondo nei prossimi anni.
Si dirà: ma tu hai l’ambizione di
verificarle nel tempo, queste tendenze? No, rispondo, non si addice alla mia
età. Ma, credo, pienamente si addice, soprattutto a quelli di noi che
condividono con me la nascita nella prima metà dell’ultimo secolo del passato
millennio, cercare di scrutare con ansia i tempi che aspettano i nostri figli e
i nostri nipoti, perché quei tempi affonderanno senz’altro le loro radici nel
presente.
Roma 15 gennaio 2015
PS. Non sarei me stesso se rinunciassi a
far notare che, in un apposito capitolo sul problema del debito pubblico,
Piketty esprime una tesi che da qualche tempo condivido perfettamente (vedansi post: Modesta proposta per l’emergenza del 14 giugno 2011; Il “fai da te” precipitando, del 9
novembre 2011; Esiste un’agenda
possibile? del 13 maggio 2013): una tassa straordinaria sul patrimonio
finalizzata al ripristino di un accettabile livello di debito pubblico.
Nessun commento:
Posta un commento