giovedì 15 gennaio 2015

Segnalazione

Il capitale nel XXI secolo
(di Felice Celato)
Sarebbe veramente arduo sperare che qualcuno dia seguito ai miei consigli se, come sto per fare, raccomando la lettura del libro che mi ha occupato negli ultimi quindici giorni, tenuto conto che si tratta di un libro di quasi 1000 pagine e, per di più, non di romanzo ma di un libro di economia. Eppure lo faccio con convinzione perché Il capitale nel XXI secolo, di Thomas Piketty, è un libro singolare: anzitutto perché è scritto benissimo, con un'esemplare chiarezza che lo rende adatto anche a persone che non abbiano speciali competenze economiche; poi perché è un libro di straordinario interesse, forse essenziale per intuire le possibili tendenze del nostro secolo; infine perché la trattazione ha una speciale caratteristica che ne consente la lettura su due livelli: un primo (che richiede una certa attenzione) riferito alla esposizione della tesi dell'autore; un secondo (che consente una certa agilità di lettura) riferito all'imponente documentazione storica che supporta le tesi dell'autore ( con l'aiuto di semplici ed eloquenti grafici riepilogativi)  e che, una volta compreso il senso delle tesi, può essere scorsa anche senza tentare di....memorizzare il vasto apparato documentale, che copre ( con ricostruzioni ragionate ma, come è ovvio, inevitabilmente stimate) gli ultimi 300 anni di storia economica  del mondo.
Bene: e qual è, in estrema sintesi, la tesi di fondo di Piketty? La tesi è che un tasso di rendimento del capitale costantemente superiore al tasso di crescita delle economie non può che determinare un ulteriore accrescimento delle disuguaglianze all' interno di ciascun paese e anche fra i diversi paesi; e che, poiché questa situazione è, entro certi limiti, destinata a riproporsi anche nel XXI secolo, con tutto il carico di “ingiustizia” sociale che talora si porta con sé, occorre intervenire per riavvicinare i due tassi, magari attraverso una tassa mondiale progressiva e annua sul capitale che serva a comprimere il gap fra il rendimento del capitale e la crescita economica complessiva.
Non è questo il luogo per una discussione sulla tesi, in parte esplicitamente utopica, del giovane economista francese balzato, direbbe il “buon” giornalista, agli onori della cronaca per questo libro citatissimo sui giornali (anche da “buoni” giornalisti che, evidentemente, non l’hanno letto). Perciò la segnalazione che ne faccio vuole avere un altro significato: essa cioè è basata anzitutto sul metodo (l’osservazione delle tendenze di lungo periodo, anche col soccorso di saperi diversi da quello strettamente economico, e la diffidenza per i modelli puramente matematici cui ricorrono spesso gli economisti ) e sulla modalità di trattazione, piana, ragionata e, direi, nel suo complesso anche piacevole da leggere; poi, sull’ampiezza delle ottiche utilizzate per l’analisi delle tendenze di lungo periodo, anche nelle loro fondamentali implicazioni politiche e sociali.
Direi che questo libro, come un po’ l’altro che ho segnalato qualche post fa (La società a costo marginale 0, di Jeremy Rifkin, post del 12 ottobre 2014), contiene un repertorio talmente vasto di acute riflessioni e ragionate previsioni che, come dicevo poco sopra, mi pare utilissimo per intuire le tendenze di fondo del nostro mondo nei prossimi anni.
Si dirà: ma tu hai l’ambizione di verificarle nel tempo, queste tendenze? No, rispondo, non si addice alla mia età. Ma, credo, pienamente si addice, soprattutto a quelli di noi che condividono con me la nascita nella prima metà dell’ultimo secolo del passato millennio, cercare di scrutare con ansia i tempi che aspettano i nostri figli e i nostri nipoti, perché quei tempi affonderanno senz’altro le loro radici nel presente.
Roma 15 gennaio 2015
PS. Non sarei me stesso se rinunciassi a far notare che, in un apposito capitolo sul problema del debito pubblico, Piketty esprime una tesi che da qualche tempo condivido perfettamente (vedansi post: Modesta proposta per l’emergenza del 14 giugno 2011; Il “fai da te” precipitando, del 9 novembre 2011; Esiste un’agenda possibile? del 13 maggio 2013): una tassa straordinaria sul patrimonio finalizzata al ripristino di un accettabile livello di debito pubblico.

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