giovedì 1 gennaio 2015

2015, rischiose previsioni

2015, fra Peter Pan e Mersault
(di Felice Celato)
Voglio iniziare l’anno avventurandomi in una rischiosa previsione: credo che l’Italia uscirà, nel 2015, da quella che tecnicamente si chiama recessione (cioè la perdurante diminuzione del PIL, Prodotto Interno Lordo; nel 2012 –2,4, nel 2013 –1,9; nel 2014, forse, - 0,5.%), dopo, appunto, 3 anni di forte contrazione del PIL (quasi 5 punti percentuali nel triennio, corrispondenti, più o meno, a un’ottantina di miliardi di € di minor ricchezza prodotta nel 2014, rispetto ai 1640 del 2011).
Mi piacerebbe pensare che all’origine di questa sperata “ripresina” ci possano essere le misure adottate e progettate, con grande strepito di trombe, dal nostro Paese; ma temo di non potermi avventurare anche in questa spericolata previsione (che pure, ovviamente, mi farebbe immenso piacere) perché penso che, se ripresa ci sarà, le ragioni finiranno per essere altre (nella sostanza, intendo, non nelle parole): per nostra fortuna i tassi di interesse eccezionalmente bassi, il petrolio in forte calo e il dollaro più forte verso l’euro, sembrano essere, nel complesso, concomitanti eventi esterni di natura tale da spingere verso una moderata ripresa degli investimenti, da un lato per le contrazioni di costo che determinano (petrolio e interessi), dall’altro per il sostegno che offre il deprezzamento dell’euro agli esportatori. A ciò aggiungasi il “traino” che può determinare sulla nostra economia il previsto tasso di sviluppo di altre circostanti (USA, Eurozona, etc). Se a ciò si aggiungerà anche qualcosa di “fatto” in questi mesi, sarà bene ma – se ben intendo ciò che è stato fatto (il che non è detto) – non credo che peserà più di tanto.
Ma, ancora temo, le buone notizie finiscono qui: intanto perché questi concomitanti eventi esterni sono aleatori per la loro stessa natura; poi perché il contesto internazionale mi pare tanto complesso (questione Greca, Ukraina e crisi Russa, amletismi Europei, etc., per tacere del Medio Oriente) da farmi temere l’improvviso innesco di tensioni politiche e finanziarie difficili da fronteggiare nelle posizioni di debolezza culturale, economica e finanziaria che da tempo ci caratterizzano; infine perché continuo a vederci così rumorosamente confusi e discordi nella individuazione dei nostri mali (e dei conseguenti rimedi) e così incerti nell’imboccare la strada giusta (anche nelle poche cose per le quali la intravvediamo) che temo la consueta oscillazione pendolare fra le sindromi che ci portiamo addosso: da un lato, quella di Peter Pan, l’aeternus puer, il giocherellone che non vuole crescere, che non vuole fare i conti con la realtà, sempre alla caccia di prove della propria eccezionalità (sia l’Italia Germania 4-3 o l’italiana astronauta o la ricercatrice affermata), sempre egocentrico ed ottimista; dall’altra, la  sindrome di Mersault, che non spera più perché addirittura “si è liberato della speranza” per aprirsi “alla dolce indifferenza del mondo”, come dice di se stesso Lo straniero di Camus, e, per sentirsi “meno solo”, si augura solo “che ci siano molti spettatori il giorno della…(sua propria) esecuzione”.
Noi, certamente, non ci sentiamo Mersault ma nemmeno Peter Pan: vorremmo essere solo persone serie che, guardando al prossimo futuro con ragionata speranza e fondati timori, pensano che sia possibile uscirne fuori salvi, ma solo aggrappandosi alla verità e alla fatica, virtù che Peter Pan non ama. Per questo il 2015 ci appare un anno di volatili opportunità e di pesanti rischi. Speriamo bene ( a fine anno tireremo le somme, se ci saremo).

Roma 1° gennaio 2015

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